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Le 5 verità che ci ha lasciato Juventus-Real Madrid

Stefano Silvestri

Aggiornato 04/04/2018 alle 08:22 GMT+2

In Europa, i due club sono agli antipodi: solo gli spagnoli hanno un DNA vincente. I bianconeri pagano le disattenzioni di una difesa su cui è lecito porsi dei dubbi, ma anche l'ingenuità di un Dybala non ancora fuoriclasse. Discorso opposto per Cristiano Ronaldo, un marziano.

Khedira - Juventus-Real Madrid - Champions League 2018 - LaPresse

Credit Foto LaPresse

1) Real Madrid e Juventus: due club agli antipodi

12 trionfi in Champions League su 15 finali disputate il Real Madrid; 2 su 7 la Juventus. Basterebbe un dato così impietoso per sottolineare la distanza esistente tra le merengues e i bianconeri in campo europeo. Una distanza che negli anni è aumentata in maniera esponenziale, nonostante gli ultimi tre confronti in doppia sfida prima di questo avessero visto prevalere sempre la Juve. I bianconeri vincono il campionato da 6 anni di fila e la classifica dice che con ogni probabilità si metteranno in bacheca anche il settimo scudetto, mentre il Real una dimensione più europea sin da quando, dal 1956 al 1960, conquistò tutte e 5 le prime edizioni della Coppa dei Campioni. Un DNA vincente emerso, pur con tutte le precisazioni del caso, anche allo Stadium.

2) Se la difesa si sfalda...

Barzagli fuori posizione nell'azione del primo gol madrileno, Chiellini e Buffon in un'incomprensione da "Mai Dire Gol" in quella del raddoppio: sono i due episodi decisivi che, uniti al rosso a Dybala, hanno indirizzato il corso della partita in maniera più netta di quanto non dica il risultato. Un doppio svarione che, inevitabilmente, è destinato ad accendere il dibattito sul logorio di una retroguardia sempre più in là con gli anni: in media, i tre monumenti sopra citati collezionano 33 primavere a testa. E se Chiellini sta comunque disputando una stagione ottima, forse la migliore della carriera nonostante l'addio del gemello Bonucci, il declino di Barzagli è ormai evidente. È arrivato il difficile momento di compiere qualche scelta drastica?

3) Dybala è solo un progetto di fuoriclasse

L'anno scorso aveva illuso tutti di essere arrivato, di essere salito sull'Olimpo dei più grandi, di aver varcato la soglia che separa i campioni dai fuoriclasse. Quella meravigliosa doppietta al Barcellona, nel quarto d'andata della passata edizione, non se la scorda nessuno. Peccato che, per Paulo Dybala, sia rimasto un episodio isolato. Incolore a Cardiff, addirittura espulso a Torino: nelle due serate più importanti degli ultimi 10 mesi, la Joya non è mai riuscita a prendere per mano la Juventus. In sostanza: il cammino è ancora lungo, nonostante le prodezze in serie nel campionato italiano, e la serata dello Stadium altro non fa che mettere in luce la distanza ancora amplissima con lo straripante Cristiano Ronaldo. Ne riparleremo tra qualche anno.
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Dybala - Juventus-Real Madrid - Champions League 2017/2018 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

4) Cristiano Ronaldo marziano: quali sono i suoi limiti?

Forse non tutti se ne sono accorti, ma lo scorso 5 febbraio Cristiano Ronaldo ha compiuto 33 anni. Un'età in cui, solitamente, un calciatore si dimena tra acciacchi, cali di prestazione e il naturale inizio di un declino che lo porterà verso il viale del tramonto. Ma per lui il tempo pare essersi fermato: più trascorrono le stagioni e più il fenomeno portoghese sembra migliorare e migliorarsi, frantumando un record dopo l'altro e spazzando via come un ciclone qualsiasi avversario. Non è un segreto che la sua professionalità e la sua dedizione, unite a un talento che Madre Natura ha donato a pochissimi, lo abbiano sempre aiutato, consentendogli di scansare infortuni che hanno colpito molti suoi colleghi. E oggi Ronaldo, anche grazie alla possibilità di agire in una zona più centrale del campo, ne sta traendo beneficio. Come dice Allegri: "Purtroppo, con lui si parte sempre 1-0 o 2-0 per loro". Un marziano che, alla faccia dell'età, sembra non conoscere limiti.

5) Le intuizioni di Allegri non sempre pagano

Il passaggio al 4-2-3-1, proposto per la prima volta poco più di un anno fa contro la Lazio, aveva segnato il punto di svolta della scorsa stagione. Una - chiamiamola così - "allegrata", un'intuzione impossibile da pensare e ancor più da porre in pratica. Ma non tutte le idee di Massimiliano Allegri hanno avuto lo stesso esito. A Cardiff, il tecnico livornese schierò Barzagli terzino e Dani Alves qualche metro più alto: andò male. Ieri sera si è ripetuto a sorpresa, alzando Alex Sandro, lasciando in panchina Matuidi e optando per il sacrificio del 4-3-3, il modulo apparentemente più adatto per la Juventus: è andata male di nuovo. A volte "geniale" può anche far rima con "banale".
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