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Salah, Mané e il Ramadan: quanto inciderà la loro decisione sulla finale?

Mattia Fontana

Pubblicato 26/05/2018 alle 10:38 GMT+2

Secondo alcune fonti, le due stelle del Liverpool resteranno a digiuno fino a 50 minuti dal calcio d'inizio del match di questa sera a Kiev contro il Real Madrid: nella storia dello sport non si tratta affatto di un caso isolato, come il febbraio 1995 di Hakeem Olajuwon insegna.

Mohamed Salah of Liverpool celebrates with Sadio Mane

Credit Foto Getty Images

La Champions League è una questione di dettagli, diceva José Mourinho. Chissà cosa ne pensa Jurgen Klopp che, questa sera, metterà in campo dal primo minuto il protagonista più atteso, Mohamed Salah. Un attaccante che, però, stando ad alcune fonti non verrà meno alla propria fede religiosa. E, dunque, continuerà a osservare il Ramadan iniziato il 17 maggio scorso esattamente come accadrà al compagno Sadio Mané. Una scelta che influirà sulle sue prestazioni?

La decisione

Nella giornata di giovedì, il Liverpool Echo ha annunciato che Salah non avrebbe optato per alcun tipo di esenzione dal Ramadan. Il giorno successivo, invece, in Spagna sono giunte voci secondo cui l'egiziano avrebbe interrotto il digiuno alla vigilia del match e nel giorno della finale. In ogni caso, il rispetto o la mancata osservanza del Ramadan faranno discutere. Salah - così come Mané - resterebbe in digiuno fino a mezz’ora prima della partita, quando calerà il tramonto su Kiev. E farà altrettanto fino al 14 giugno, il giorno prima del debutto al Mondiale contro l’Uruguay.

Tra problemi e soluzioni

Non si tratta di una prima volta nella storia dello sport. A tal riguardo, il consiglio dei medici è quello di mangiare cibi contenenti carboidrati a lento rilascio (come patate e mais) evitando quelli con troppo zucchero (e dunque a rilascio veloce). Per i nutrizionisti, il problema principale non sarebbe però legato al cibo, ma all’idratazione. Gli atleti che osservano il Ramadan hanno infatti spesso accusato forti affaticamenti e cali di pressione. Non mancano però gli accorgimenti utili. Se possibile, è meglio non allenarsi nelle ore più calde del giorno ed è meglio riposarsi nel pomeriggio per recuperare. E si deve bere parecchio prima dell’alba (quando è consentito) per poi non soffrire eccessivamente nell’arco della giornata. Ma le prestazioni cambiano? In realtà, secondo diversi studi l’impatto del Ramadan sarebbe minimo. Al punto che, addirittura, uno studio condotto su un campione di calciatori tunisini ha scoperto che, mantenendo intatti i carichi di allenamento, le prestazioni nello sprint miglioravano nel periodo del Ramadan. Probabilmente per dei meccanismi compensatori a livello emotivo.

I precedenti

Il Ramadan si è incrociato con il calcio durante il Mondiale del 2014. Karim Benzema (ora non più praticante), Mesut Ozil, Philippe Senderos, Marouane Fellaini e Yaya Touré furono gli atleti principali che decisero di rispettarlo nonostante l’importanza della competizione. Nel corso della storia dello sport, invece, esistono casi eccellenti. Come il febbraio del 1995 di Hakeem Olajuwon, eletto addirittura miglior giocatore del mese in NBA grazie a una media di 29,5 punti, 10 rimbalzi, 3,8 assist, 3,4 stoppate e 1,5 rubate in 14 partite. Altri professionisti di alto livello, come Franck Ribery, evitano invece l’osservanza del Ramadan nel giorno prima della partita e in quello dell’incontro. Mentre non mancano i casi di chi sceglie la via della dispensa. Come Mo Farah durante l’Olimpiade del 2012. O come come il lanciatore del peso britannico Abdul Buhari che, sempre durante l’evento di Londra, rinunciò sostentenendo che per lui sarebbe stato impossibile esprimersi al massimo e si giustificò così: "Credo che Dio sia misericordioso e che mi perdonerà per ogni giorno che ho saltato”.
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