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Europa, zero italiane: i fallimenti diversi di Juventus e Napoli

Roberto Beccantini

Pubblicato 19/04/2019 alle 08:59 GMT+2

Fuori le prime due del campionato e zero Italia in semifinale. Ha perso lo stile nazional-tradizionale di Allegri. Credo che i gol di van de Beek e de Ligt abbiano fissato la tomba di un ciclo filosofico: il suo. Uscire ai quarti trasmette un senso di fallimento difficile da nascondere sotto l'ennesima Supercoppetta in bacheca e l'ottavo in arrivo.

Allegri - Ancelotti - Focus

Credit Foto Eurosport

Al netto della propaganda, il nostro calcio è questo: fuori le prime due del campionato e zero Italia in semifinale. Bye bye Europa. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, se la Serie A non cambia, non cresce. I fatturati, vedi Ajax, non rappresentano l’ergastolo. Pure il campionato olandese non è molto allenante ma lassù, almeno, corrono come schegge. Occhio alla Premier: potrebbe annettersi, di forza, entrambe le finali.

Juventus 4

Mi sentivo che il ritorno sarebbe stato più scabroso. Non così, però. Complimentissimi all’Ajax, squadra che gioca sempre a testa alta, qualunque sia l’avversario o il grado di pericolo. Senza il vezzo di entrare in porta con la palla, avrebbe stravinto. E, aggiungo, senza le parate di Szczesny (e Pjanic). Il paradosso è che la Juventus di Allegri ha dato il "suo" massimo. Ha retto un tempo, è scomparsa nel secondo: come a Cardiff, nel 2017, e come a Madrid, a febbraio. Da gennaio in poi, una sola partita all’altezza: il 3-0 all’Atletico. Continassa, abbiamo un problema.
Sbagliati i "richiami" natalizi? E dagli ottavi in poi non ha segnato che Cristiano: cinque reti, quattro di testa e una su rigore. I marziani possono spingersi fino a un certo punto (e con il Cholo, allo Stadium, "cierre" volò addirittura oltre), ma ilcalcio resta uno sport di squadra. Mandzukic o non Mandzukic, Dybala o non Dybala, Chiellini o non Chiellini: ha perso lo stile nazional-tradizionale di Allegri, un timbro non necessariamente banale e privo di scosse ma troppo datato, troppo viziato dalla dittatura domestica. Credo che i gol di van de Beek e de Ligt abbiano fissato la tomba di un ciclo filosofico: il suo.
L’Ajax, lo splendido Ajax di Torino, ha urlato che il re è nudo. Crollare psicologicamente subito dopo il pareggio e uscire ai quarti, in barba all’operazione Cristiano, trasmette un senso di fallimento difficile da nascondere sotto l’ennesima Supercoppetta in bacheca e l’ottavo in arrivo.

Napoli 4

Se il fiasco di Madama è legato al gioco e al rapporto mercato-campo e attese-pretese, quello dei partenopei si deve alla rosa e alle scelte politiche che l’hanno orientata, alla flessione di Mertens, all’addio invernale di Hamsik, magari non insostituibile ma di certo non sostituito. Scudetto perso a marzo, Coppa Italia ai quarti, Europa League idem: si chiude in pesante rosso il bilancio del "primo" Ancelotti. A maggior ragione, se pensiamo al logorio atletico: non proprio ai livelli juventini, ma quasi. E questo, nonostante il più massiccio turnover dell’era post-sarriana.
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Zielinski, Milik e Mertens in Napoli-Arsenal

Credit Foto Getty Images

La partita, al San Paolo, è durata poco più di mezz’ora. All’Arsenal sono bastati una punizione di Lacazette e un errore di Meret, poi miracoloso su Aubameyang. Tutto il resto, noia. Giù di corda Insigne, fischiato, Allan e Zielinski; nervosi Koulibaly e Callejon. Il 2-0 di Londra non è mai stato seriamente in dubbio, se non su un contropiede di Callejon, murato da Cech. Che Ramsey abbia già firmato per la Juventus l’ho dedotto dall’infortunio. E che Emery, in compenso, sia un furbacchione l’ha ribadito il catenaccione della ripresa, assai poco "cool" ma efficace.
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