La lezione di Barcellona-Inter: l'equilibrio di Inzaghi ha messo in crisi i talebani del possesso palla
Aggiornato 02/05/2025 alle 10:32 GMT+2
CHAMPIONS LEAGUE - Venivano, i campioni, da tre sconfitte (0-1 a Bologna, 0-3 con il Milan in coppa, 0-1 con la Roma), dall'addio al Triplete e dal sorpasso del Napoli. Avevano le gomme a terra, sembravano moribondi. Hanno reagito. Alla vecchia maniera: da «pazza Inter». Il 3-3 di Barcellona-Inter è stato degno di una sparatoria da film western, con un'altalena romanzesca di emozioni.
Inzaghi: "C'è rammarico, potevamo vincere. Yamal? Uno così nasce ogni 50 anni"
Video credit: Eurosport
Calcio, mistero senza fine buffo. Per Annibale Frossi, il dottor Sottile che, con una doppietta, ci regalò l'oro olimpico del 1936 a Berlino, il risultato perfetto è lo 0-0. Sarà. Il 3-3 di Barcellona-Inter, al netto degli errori e degli stranguglioni che lo hanno orientato, è stato degno di una sparatoria da film western, con un'altalena romanzesca di emozioni. Imperfettissimo, dunque, ma da tramandare agli uomini di poca fede e musi corti. Era l'andata delle semifinali di Champions: ritorno, martedì 6 maggio a San Siro.
Giocatorista quale sono, comincio da loro. Dai singoli. Lamine Yamal, un gol da urlo e due traverse, la prima da orgasmo: dopo Leo Messi, non ci sono solo lavagne. Marcus Thuram, Denzel Dumfries: i titolarissimi. Erano mancati, sono rientrati: tacco-lampo del francese; assist, sforbiciata e colpo di testa del batavo, celebrato addirittura dal New York Times.
Non c'era Robert Lewandowski, un traliccio da 40 reti stagionali. E, al 46', è uscito Lautaro Martinez, infortunato. Recuperi molto complicati. Nel primo tempo, l'Inter è stata dentro agli episodi ma non alla partita, dominata dagli avversari e difesa da schioppettate improvvise, sporadiche: anche se a un 2-0 in 21' non si guarda in bocca. Nel secondo, viceversa, è stata dentro pure all'ordalia, creando situazioni non banali - compreso il 3-4 di Henrikh Mkhitaryan, annullato dal Var per una suola in offside – sino alla lotteria degli ultimi minuti, agitata dai «biglietti» di Yamal e Raphinha.
/origin-imgresizer.eurosport.com/2025/05/01/image-a9884a87-5c58-4cac-8248-ccbf7450f19e-85-2560-1440.jpeg)
Il gol annullato a Henrikh Mkhitaryan durante Barcellona-Inter - Champions League 2024-25
Credit Foto Getty Images
Nel dettaglio tattico, Hans-Dieter Flick non rinuncia mai al sangue zemaniano che lo irrora, difesa impiccata a centrocampo e avanti Savoia, di palleggio o solfeggio, come ha certificato il due pari di Ferran Torres (su lancio di Pedri e sponda di Raphinha). Il quale Raphinha ha poi mollato una lecca spaventosa che, complici sbarra e portiere, fissava il tabellino. Simone Inzaghi, lui, resta ligio a una scuola che va dal catenaccio, se serve, al contropiede, se aiuta, e mescola una manovra meno ingessata a un potere fisico che, già imposto, andrà ribadito e, se possibile, accentuato.
/origin-imgresizer.eurosport.com/2025/05/01/image-94a6e1d2-cab2-45de-b9ee-da9c154e69a4-85-2560-1440.jpeg)
Simone Inzaghi e Hansi Flick durante Barcellona-Inter - Champions League 2024-25
Credit Foto Getty Images
Venivano, i campioni, da tre sconfitte (0-1 a Bologna, 0-3 con il Milan in coppa, 0-1 con la Roma), dall'addio al Triplete e dal sorpasso del Napoli. Avevano le gomme a terra, sembravano moribondi. Hanno reagito. Alla vecchia maniera: da «pazza Inter». Proprio quello che i pulpiti e i loggioni invocavano per incendiare la «noche loca» del Meazza, là dove ogni sentiero nasconderà cecchini pronti a premere il grilletto. Il Barça gioca sempre così. Non escludo che, alla distanza, abbia pagato le ruggini della «movida» andalusa, allorché rimontò il Real ai supplementari (da 1-2 a 3-2) e alzò la Coppa del Re.
Sabato 3 maggio, l'Inter ospiterà il Verona, mentre i «culé» saranno di scena a Valladolid. Mancano cinque turni, i blancos inseguono a 4 punti. C'è una gran fame, alla Masia. In chiave domestica, a quattro round dal termine il calendario agevola gli opliti di Antonio Conte. Per l'Inter, sotto di 3 lunghezze, vige il paradosso di un obiettivo Champions più «vicino» del titolo. Ecco perché, contro l'Hellas, è immaginabile un congruo turnover. E nei panni del «Toro»? La logica suggerisce Marko Arnautovic, ma persino al Montjuïc gli è stato preferito Mehdi Taremi.
Ricapitolando: la squadra più giovane, con i 17 anni di Yamal e i 18 di Pau Cubarsi a decorarne la storia, mai tradita. La squadra più anziana, con i 36 di Mkhitaryan e i 37 di Francesco Acerbi a zompare da una trincea a una baionetta. Tra i convegni di Coverciano, inneggianti alla duttilità del made in Italy, e le frustate di Antonio Cassano, allibito di fronte al possesso dei «blaugrana» (72% a 28%), la presenza di Thuram e Dumfries ha segnato confini precisi. Attenzione: precisi, non assoluti.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it.
/origin-imgresizer.eurosport.com/2024/09/25/image-bc2de0ad-f936-419d-a6d5-6dfde7de5a8e-85-2560-1440.jpeg)
Flick incensa Lamine Yamal: “E’ speciale, è un genio del calcio”
Video credit: SNTV
Contenuti correlati