Dall’Inter modello all’Inter bordello: meglio adesso. E Beppe Marotta protegga Cristian Chivu

MONDIALE PER CLUB - Fuori agli ottavi, per opera del non irresistibile Fluminense (0-2), dopo le serenate a edicole unificate che avevano celebrato la rimonta contro l'Urawa e il 2-0 al River Plate. La luna di miele che Cristian Chivu si stava godendo si è trasformata in una scazzottata da saloon. Se delle liti condominiali non mi preoccuperei troppo cruciale sarà la chiarezza.

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Scusate: ma non era colpa di Simone Inzaghi? Delle sue dottrine giurassiche, delle sue tresche con gli arabi in tempi, se non proprio sospetti, almeno spericolati (la vigilia della finale di Champions)? Il Mondiale per club è calato come una ghigliottina sulle teste degli ex Ingiocabili. Fuori agli ottavi, per opera del non irresistibile Fluminense (0-2), dopo le serenate a edicole unificate che avevano celebrato la rimonta con i diamanti rossi di Urawa (da 0-1 a 2-1) e il guerriero 2-0 al River Plate di Franco Mastantuono.
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Video credit: DAZN/SNTV

Apriti cielo. La luna di miele che Cristian Chivu, l’erede designato, si stava godendo - e durante la quale, a detta e a firma di non rari testimoni, aveva già rivoluzionato usi e costumi - si è trasformata in una scazzottata da saloon, molti contro molti. Lautaro Martinez, megafono e telefono di capitano; Hakan Çalhanoglu, tra Bosforo e fosforo, e la di lui moglie; Beppe Marotta, un po’ Toro seduto e un po’ torero camomillo; i like tossici di Marko Arnautovic, Marcus Thuram (pro turco) e, addirittura, della signora Inzaghi.
I 33 milioni di bottino incarnano il meglio dell’avventura americana. Alzi la mano chi, ad aprile, avrebbe immaginato una flessione così marchiata, così marchiana. Il 6 maggio, in Champions, l’Inter eliminava il Barcellona di Lamine Yamal con un 4-3 che subito consegnammo all’epica messicana di Italia-Germania. Il 18 maggio, un rigore del laziale Pedro fissava un 2-2 che avrebbe spinto lo scudetto verso le tende di Antonio Conte. E il 31 maggio, a Monaco di Baviera, il Paris Saint-Qatar infliggeva il 5-0 del funerale. Sino ai chiodi sulla bara piantati da Germán Cano e Hércules. Zero titoli.
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Delle liti "condominiali" non farei un dramma: la Lazio si aggiudicò il campionato del 1974 a suon di clan e pistole (vere). Cruciale sarà fare chiarezza. Chivu ha bisogno di stampelle: tocca alla società. Penso all’età media, che impone scelte profonde, oculate: nell’orbita di Francesco Acerbi (37 anni), per esempio. E poi il mercato, naturalmente. Urgono flebo di tecnica, di dribbling, di entusiasmo. Petar Sucic (classe 2003) va coccolato; Luis Henrique (2001), aiutato; Francesco Pio Esposito (2005), non dimenticato. Ange-Yoan Bonny arriva dal Parma, 22 anni a ottobre, ecco qua un alfiere prezioso, a patto che si tengano a bada le fregole. Da Parma potrebbe giungere, per la difesa, anche Giovanni Leoni (2006); e da Bergamo, al posto di Calha, Ederson (1999).
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Video credit: Eurosport

Nessun dubbio che il 3-5-2 di famiglia necessiti di restauri, visto che ormai gli avversari lo conoscono a memoria, tendenza certificata persino dallo sgangherato Milan di Sergio Conceiçao. Se, da un lato, ha sottratto giorni di svago, di recupero, di stop and go, la baracconata Getta e Usa ha spogliato la rosa di tutte le foglie di fico garantite dall’enfasi. L’Inter non è più in pole position, e lo sa. In cima ai pronostici estivi, oggi, c’è il Napoli. La qual cosa non significa, da parte nerazzurra, resa. Al massimo: resa dei conti. Ripeto: non il massimo della vita, ma neppure un bordello di cui vergognarsi. Dalle sconfitte si impara.
La fama ha imprigionato la fame: un altro spunto di riflessione e di ripartenza. Le bacchette magiche non esistono, se non nelle fiabe. Della "Thula" si scrive come di una ditta in liquidazione. E’ il rischio più serio, più subdolo. Si tratta di rinfrescare le nozioni smarrite e di riaccendere le emozioni spente. Dall’Inter più bella all’Inter più fragile: gli eccessi non sono benzina, sono droga. Che noi pennivendoli spacciamo e sniffiamo con voluttà. Della Guantanamo bollente di Gianni Infantino avrei fatto volentieri a meno, ma si sfrutti la polvere che ha lasciato. Non importa se da sparo.
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Video credit: Eurosport


 
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