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Boca Juniors-River Plate: la guida, senza retorica, al Superclasico finale

Simone Eterno

Aggiornato 09/11/2018 alle 13:23 GMT+1

Senza ‘garra’, senza ‘mistica’, senza retorica. La finale di Copa Libertadores Boca-River è la partita più importante di sempre del calcio sudamericano. Non per le storie, i contorni, le rivalità, ma per un semplice concetto: le due squadre più famose del continente si sfidano per il trofeo più importante. E dunque, sul piatto, c’è la risposta alla domanda primordiale del tifo: chi è la più forte.

Boca Juniors-River Plate, la semifinale del 2004 di Copa Libertadores

Credit Foto Getty Images

Approcciarsi a questa partita senza scadere nell’inevitabile retorica che a queste latitudini si ha quando si parla di calcio sudamericano – in particolare argentino – è l’operazione più difficile di sempre.
La famosa ‘garra’, “una partita che rappresenta più della vita stessa”, come gestirà la sconfitta una delle due, la mistica di una delle rivalità più sentite al mondo eccetera eccetera, sono gli argomenti che all’’inflazionometro’ – ipotetico strumento che misura quanto un tema sia inflazionato – farebbero scattare fuori tara il sensore, facendo saltare le lancette ed esplodere il vetrino del nostro congegno.
La verità è che Boca-River è soltanto un altro Superclasico. Un’altra partita ad alto rischio. Un altro match che per entrambe è da vincere sempre e comunque – come sempre quando queste due si affrontano. L’unica differenza è che in palio c’è il trofeo più importante del sudamerica. Evento mai accaduto prima e che rende l’incrocio tra queste due, molto semplicemente, il Superclasico più importante di sempre.
Se è vera infatti la teoria che la rivalità si misura sul banalissimo concetto del “chi ha vinto la partita più importante?” – (quella per intenderci che fa impazzire tedeschi e francesi, che contro di noi hanno perso due finali mondiali; o che dentro i nostri confini fa esaltare i milanisti e arrabbiare gli juventini, con il verdetto di Manchester 2003), il doppio incrocio Boca-River sentenzierà, almeno fino alla prossima finale di Libertadores, il verdetto più importante per ogni singolo tifoso dei due club: ovvero chi ha vinto LA partita; e dunque chi è “LA più forte”.
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Una delle immagini più iconiche del calcio argentino: i tifosi alla Bombonera aggrappati alle reti di protezione

Credit Foto Getty Images

Sta tutto qui il nocciolo della questione. A cui certo, i miliardi di storie e le infinite sfumature che gli stanno intorno, permettono agli scrittori, ai narratori, ai commentatori – più o meno bravi – di costruirci sopra ogni qual tipo di trama.
Tra tutte, la più romantica e la più interessante, è probabilmente quella del dono di addio. Dalla prossima edizione la Copa Libertadores – già riformata nel recente passato, quando fu introdotto ad esempio il concetto di ‘gol in trasferta’ – si avvicinerà in tutto e per tutto al suo corrispondente europeo della finale di Champions League: sede unica, data unica.
Un evento secco, insomma, che riforma la storia come fin qui si è sempre scritta: ovvero quella delle finali andata e ritorno dentro la casa di ognuna delle due squadre. E quale miglior occasione se non celebrare l’ultimo capitolo dentro ‘La Bombonera’ e “El Monumental’.
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I tifosi del River Plate ammassati sulle tribune dello stadio Monumental

Credit Foto Getty Images

Talmente buona dall’essere anche spinta, secondo qualcuno, persino dall’alto. Già perché se il Boca c’è arrivato senza troppi dubbi e piegando nettamente sul campo il Palmeiras (2-0 a Buenos Aires – 2-2 a San Paolo), il River Plate ha avuto bisogno di un calcio di rigore concesso dal VAR al minuto 96 della sfida col Gremio. Ed è chiaramente finita nella maniera più sudamericana possibile: arbitro scortato fuori dalle forze speciali, polizia in tenuta antisommossa, ricorso dei brasiliani alla CONMEBOL (non accettato) e il chiaro strascico di polemiche che ne poteva derivare.
Una volta derubricato il tutto al più inevitabile dei ‘tutto a posto, si giochi Boca-River’, un po’ di spazio se l’è preso chiaramente anche la politica. L’attuale presidente argentino Mauricio Macrì (tra l’altro anche ex presidente del Boca), ha provato immediatamente a calmare le acque e al tempo stesso prendere la palla al balzo. Consapevole infatti che gli occhi dell’intero mondo saranno puntati sull’Argentina più per questo evento che per quanto accadrà 6 giorni dopo il match di ritorno – ovvero il G20 a Buenos Aires – Macrì ha provato con il tweet qui sotto la mossa di pura immagine, ovvero sfruttare Boca-River per dimostrare una ritrovata coscienza civile collettiva quando ci si approccia al calcio.
In Argentina però non si giocano più partite col pubblico ospite da ormai 5 anni e al di là del tentativo pubblicitario del presidente argentino, la sua proposta, anche per quando accaduto banalmente nelle strade all’indomani dell’esito del campo, è stata rispedita al mittente: ognuno resti a casa propria (anche perché con la coscienza civile collettiva quando ci si approccia al calcio, in Argentina, si ha ancora qualche problemino...)
Tutto questo però è il contorno, come già sottolineato, al vero piatto forte, ovvero a come arrivano le due squadre. E soprattutto cosa cercano di ottenere. Il Boca Juniors, molto semplicemente, cerca di sfatare il suo tabù: ovvero quello che non lo vede vincente da più di 10 anni. Era il 2007 infatti la stagione dell’ultimo trionfo in Libertadores. Un successo contro il River regalerebbe il settimo sigillo; trofeo che permetterebbe agli Xeneizes di eguagliare il record tutt’ora detenuto da un altro club argentino: l’Indipendiente. E dunque di unire alla gloria di aver battuto i rivali di sempre, quella di aver in parte oscurato un altro club di Buenos Aires.
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Carlos Tevez esulta senza freni dopo il gol al River Plate nella semifinale 2004 di Copa Libertadores col suo Boca Juniors

Credit Foto Getty Images

Dall’altra il River Plate cerca la sua vendetta. Da cancellare in primis c’è proprio la semifinale di Libertadores del 2004, quella della Gallina di Carlos Tevez al Monumental – (dispregiativo con cui i tifosi del Boca appellano quelli del River) – e quella che di fatto fino a oggi è stata LA partita più importante. Una chance di rivincita, 14 anni dopo, che potrebbe inoltre permettere ai Millionarios di cancellare gli sfottò della retrocessione del 2011 (ricordate il coro degli argentini al mondiale brasiliano del 2014? Quel ‘Brasil, decime que se siente…’ Ecco, nasceva sulla base di ‘River, decime que se siente’ dei tifosi del Boca, che senza troppi giri di parole ne prendono tutt’ora in giro la retrocessione del River) e di portare via il secondo titolo nelle ultime 4 edizioni.
Insomma, il piatto di Boca-River è estremamente chiaro: il trofeo più importante del continente tra le due squadre più famose. Le chance di rivincita, il concetto di supremazia, l’unicità di un evento mai visto prima e la risposta alla domanda primordiale - e più importante - del tifo: chi tra le due è la più forte. Buona visione.
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