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Quando la programmazione paga: ecco come funziona la macchina Siviglia

Simone Eterno

Pubblicato 19/05/2016 alle 10:25 GMT+2

Quattro trofei in 110 anni di storia; poi, nel 2000, a Siviglia arriva Ramón Rodríguez Verdejo detto Monchi e il club andaluso gioca 14 finali in 10 anni vincendone 9. Ecco chi si nasconde dietro alle 5 Europa League ed ecco come funziona il Siviglia.

Monchi con la Coppa di Europa League 2015

Credit Foto LaPresse

Al Sevilla Fútbol Club esistono due tipi di storia. La prima è fatta di 4 trofei in 110 di calcio; la seconda racconta di 14 finali in 10 anni, nove di cui vinte scrivendo record in giro per l’Europa, tipo il 5 su 5 raggiunto ieri sera con il filotto di Europa League. La discriminante? Un signore di nome Monchi.
Più del bravissimo Emery – che dopo il nuovo successo iscrive definitivamente la sua figura nel panorama d’elite dei tecnici europei – il vero autore del miracolo Siviglia è nel suo direttore sportivo.
Quando Monchi entrò a Siviglia nel 2000 la squadra era appena stata retrocessa e fronteggiava la classica crisi finanziaria che colpì tanti club spagnoli. Sei anni dopo, a Eindhoven, il Siviglia vinceva il suo primo trofeo internazionale con in squadra gente del calibro di Palop, Dani Alves, Adriano, Jesus Navas, Luis Fabiano e Kanoute.
Ma dai biancorossi dell’Andalusia sono anche passati giocatori del calibro di Keita, Poulsen, Julio Baptista, Ivan Rakitic o Carlos Bacca. E dal vivaio Sergio Ramos, Luis Alberto, José Antonio Reyes o Alberto Moreno.
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Luis Fabiano

Credit Foto Reuters

Tutta gente che a Siviglia è arrivata da sconosciuta - o quasi – e che ha poi vinto. E che dopo aver vinto se n’è andata riempiendo le casse societarie. Fin qui sembrerebbe la classifica storia della media che rifornisce le grandi. Se non fosse che, puntuale, dopo ogni cessione importante, il Siviglia ha continuato a trovare qualità e trofei. Parte Luis Fabiano, arriva Carlos Bacca. Parte Bacca, arriva Gameiro. Se ne va Rakitic, esplode Banega e arriva Krychowiak e così via dicendo. In un circolo magico che più che una campagna acquisti di un direttore sportivo appare un viaggio temporale degno delle trame di Christopher Nolan.
Eppure non c’è nessuna gravità quantistica o teoria delle stringhe. Solo il lavoro di un ds che col suo staff ha messo insieme un sistema tanto semplice quanto efficace. A raccontare il successo del Siviglia è lo stesso Monchi che in un intervista al Guardian svela come funziona la macchina dei miracoli.
Sedici persone coprono una serie svariata di campionati. Per i primi 5 mesi guardiano un sacco di calcio senza un particolare obiettivo pre-individuato: ci limitiamo a raccogliere dati e informazioni. Ogni mese scriviamo un XI ideale di ogni campionato. Dopodiché, da dicembre, iniziano a concentrarci su un particolare giocatore che ci ha colpito e soprattutto si è contraddistinto in diversi profili: in casa, fuori, a livello internazionale”.
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N´Zonzi e Monchi

Credit Foto AFP

Questa è la prima parte del lavoro del lavoro svolto a Siviglia, che però, prosegue Monchi “produce un grafico di circa 250 potenziali nomi in tutte le posizioni del campo. A quel punto interagiamo con l'allenatore: ‘Mi serve un terzino sinistro che sappia correre una media di 11 chilometri a partita, tenere uno sprint a massima velocità per circa 800 metri e sappia crossare con entrambi i piedi’. In quei 250 nomi, ce ne sono 5/10. E da lì incominciamo a lavorare per arrivare al giocatore”.
Un sistema scientifico fin qui, ma poi entrano in atto le capacità manageriali e una cosa che non si impara in nessuna business school al mondo: capirne di calcio. Questo naturalmente unito a una buona dose di fortuna, che non deve mancare mai, ma anche alla capacità di andare oltre alle caratteristiche numeriche di una lista. “Quando prendemmo Kanoute – prosegue Monchi – la nostra prima scelta era Fred. Quando comprammo Keita, la nostra prima scelta era Kevin-Prince Boateng… che però ci disse ‘mi vuole anche il ‘Chelsea’, alche io risposi ‘E allora perché sei qui con me a parlare?’”
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Monchi con Fernando Llorente

Credit Foto LaPresse

Una battuta dietro alla quale si nasconde buona parte dei segreti del Siviglia, che va a pescare sì in giro per il mondo ma al tempo stesso cerca di trovare profili affini a quella che vuole essere una realtà dove il giocatore si trovi integrato a 360°. Non sempre funziona ovviamente e qualche sorpresa può arrivare. Monchi racconta ancora: “Arouna Kone è stato il nostro acquisto più costoso e ha fatto 2 gol in 41 partite; poi è andato al Levante e ne ha messi 17”.
Anche l’ingranaggio con il miglior senso logico non può ovviamente sfuggire alla miriade di fattori extra campo che continuano a rendere il calcio – fortunatamente – tutt’altro che una pura scienza matematica, ma se l’intero impianto del Siviglia ha portato ai risultati poco sopra descritti e ai successi internazionali di questi ultimi anni significa che il modello, insieme ai suoi numeri, è più che mai funzionante. E fa specie ammirarne i frutti se si considera l’ambiente dentro al quale è stato sviluppato. In un campionato dittatoriale dove lo strapotere economico di Real Madrid e Barcellona relegano al ruolo di comparsa quasi tutte le altre – fenomeno Atletico escluso –, Monchi è stato in grado di costruire un sistema efficace che ha permesso al Siviglia di essere auto-sostenibile dal punto di vista economico ma al tempo stesso in grado di portare soddisfazione e vittorie ai tifosi. Dagli acquisti per circa 25 milioni dei vari Alves, Fazio, Cáceres, Adriano, Rakitic, Baptista, Keita, Poulsen, Fabiano e Bacca alle cessioni degli stessi per oltre 170 milioni, sono passate 5 Europa League, una supercoppa europea, una supercoppa spagnola e 2 coppe del re. E domenica, alle 21:30, contro il Barcellona, potrebbe arrivarne anche una terza. Ramón Rodríguez Verdejo detto Monchi: l’uomo che ha riscritto la storia del Siviglia.
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