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Serie A - Dentro la crisi di Vlahovic: declino del singolo o sistema Juventus che non funziona?

Simone Eterno

Aggiornato 09/03/2023 alle 16:52 GMT+1

SERIE A - Dusan Vlahovic segna meno di quando era alla Fiorentina e meno anche della passata stagione. L'attaccante della Juventus sta vivendo un periodo di evidente crisi di rendimento, ma oltre a ciò che appare chiaro c'è qualcosa in più. Quanto produce offensivamente la Juventus come sistema? L'analisi, i numeri e un 'case study' interessante: il rendimento di Cristiano Ronaldo...

Allegri su Vlahovic: "Sono contento, è cresciuto. Se fa due gol per voi tutto cambia"

Dusan Vlahovic non va a segno da quattro gare consecutive in Serie A, tutte disputate dall’inizio: l’attaccante della Juventus non è mai rimasto a secco di gol per cinque presenze consecutive, giocate tutte da titolare, da quando milita nella massima serie italiana (settembre 2018). Questa statistica, fornita da OPTA, è forse la fotografia migliore del momento dell’attaccante serbo. Arrivato alla Juventus con il compito di rilanciare l’attacco bianconero dopo la partenza di Cristiano Ronaldo – e i successivi mesi di crisi – Vlahovic ha dapprima avuto un discreto impatto, salvo poi attestarsi da medie ben lontane viste a Firenze sotto la gestione Vincenzo Italiano. La media gol è così ormai risaputa, trita e ritrita. Alla Juventus Vlahovic si presentava forte di 17 gol in 21 presenze (per un totale di 1861 minuti in campo), ossia un gol ogni 109 minuti. Quasi uno a partita. In campionato però le medie sono poi crollante. Un gol ogni 154 minuti la scorsa stagione alla Juventus (7 in 15 presenze); e non va meglio quest’anno, dove con 8 sigilli in 16 partite Vlahovic ha ulteriormente peggiorato la sua media gol, andando in rete con i bianconeri ogni 161 minuti.
STAGIONEALL.PRESENZEMINUTIGOLMEDIA
2021/22Italiano211861171 ogni 109'
2021/22Allegri15107971 ogni 154'
2022/23Allegri16128981 ogni 161'
*Le presenze riguardano solo la Serie A e non le altre competizioni
Fin qui il mero dato puramente statistico. Che va in fondo a supportare una sensazione evidente ogni qualvolta si guardi una partita della Juventus. Vlahovic ha fin qui vissuto una stagione piuttosto complicata, non aiutata ovviamente nemmeno dal trittico problema agli adduttori/viaggio ai Mondiali/pubalgia, che l’ha di fatto lasciato fuori dai giochi bianconeri dallo scorso fine ottobre alla fine del mese di gennaio: l’ultimo match giocato col serbo dalla Juventus era stato il 21 ottobre con la vittoria sull’Empoli; il primo al rientro dopo i problemi fisici, sempre considerando il campionato, la sconfitta del 29 gennaio col Monza. Un arco temporale di due mesi e 8 partite saltate che non hanno certo fatto bene alla possibilità di migliorare la media-gol o trovare l’intesa con i compagni. Perché anche quest’ultima, in fondo, è un attenuante che ancora di può trovare al rendimento del serbo.
In tutte questa prima metà di stagione la Juventus non ha infatti quasi mai giocato con lo stesso 11 titolare. Allegri ha prima dovuto fare di necessità virtù, ha poi sperimento, ha poi cambiato, e si è dovuto spesso adattare all’ennesima stagione falcidiata dai tanti problemi fisici nella sua rosa. Solo nelle ultime settimane il quadro, soprattutto dal punto offensivo, pare essere finalmente stabilizzato. Il rientro del lungodegente Chiesa, il ritorno di un Di Maria finalmente “libero” dall’ossessione Mondiale – nella prima parte di stagione, sui tanti stop dell’argentino, ha sicuramente pesato anche la questione psicologica –, hanno rimesso in mano al tecnico livornese i principali assi nella manica a lungo dispersi dentro il mazzo. Da questo punto di vista, dunque, potrebbe non essere sbagliato affermare che la “vera” stagione juventina – nuovi infortuni permettendo – inizi adesso. Con Chiesa, Di Maria, Vlahovic e Pogba finalmente a disposizione in contemporanea, in casa Juventus è lecito aspettarsi qualcosa di più.

L'esempio Ronaldo: il 'case study'

Un qualcosa di più ovviamente a cui dovrà contribuire anche Dusan Vlahovic. Le prima uscite però proprio a ranghi ritrovati non sono incoraggianti. Dal derby col Torino, dove il serbo è stato a lungo annullato da Schuurs e dove ha fallito una ghiotta occasione davanti alla porta, passando per la partita di Roma, Vlahovic ha dato la sensazione di faticare a rendersi in ogni caso pericoloso. Questo, va detto, dentro un sistema di gioco che in ogni caso continua a non premiare gli attaccanti. In queste stesse partite il lavoro chiesto da Allegri al serbo è rimasto quello del centravanti di raccordo. Un lavoro in cui Vlahovic, in sostanza, si trova spesso ad abbassarsi a 40 metri dalla porta giocando spalle allo specchio, per favorire l’eventuale sviluppo dell’azione su uno dei due esterni. Un’idea di calcio piuttosto basica, binaria, leitmotiv della proposta offensiva di Allegri e sostanzialmente poco premiante per l’attaccante. Da questo punto di vista, persino Ronaldo, sotto la gestione Allegri, è andato peggiorando nei suoi rendimenti juventini: nella prima stagione, con il tecnico livornese, in 43 presenze “solo” 28 gol (uno ogni 130 minuti); nella seconda, con Sarri, in 46 presenze complessive erano arrivati 37 gol (uno ogni 110 minuti); nella terza e ultima, con Pirlo, in 44 presenze erano arrivati 36 gol (addirittura uno ogni 104 minuti).
STAGIONEALL.PRESENZEMINUTIGOLMEDIA
2018/19Allegri433636281 ogni 130'
2019/20Sarri464081471 ogni 110'
2020/21Pirlo443751461 ogni 104'
*Le presenze sono in tutte le competizioni
Checché ne dica insomma Massimiliano Allegri, con le sue affermazioni – per altro imprecise – sui suoi attacchi come “...ho sempre avuto la miglior difesa e il secondo miglior attacco” (l’anno scorso la Juventus ha chiuso con l’undicesimo attacco della Serie A, segnando meno di squadre come Lazio, Roma, Fiorentina, Atalanta, Verona, Sassuolo e Udinese, oltre che ovviamente Milan, Inter e Napoli arrivatigli davanti; quest’anno invece è al momento il 7° attacco, dietro a tutte quelle che gli stanno davanti in classifica), la Juventus ha un evidente problema offensivo. E questo problema offensivo è da due anni colpa dei singoli o è una questione di sistema? I numeri – e il campo – sembrano volerci invitare a una riflessione più ampia del solito concetto "l'attaccante non segna".
Perché da un lato ci sono senza dubbio le difficoltà del giocatore, sicuramente meno incisivo, meno in fiducia e con un rendimento abbastanza scadente; dall’altro però c’è anche la povertà di un sistema offensivo che, numeri alla mano, l’anno scorso ha prodotto meno di Verona, Sassuolo e Udinese e che quest’anno, penalità o meno, è dietro a tutte quelle che gli stanno davanti. Un sistema offensivo che fa meno di tutte quelle squadre italiane ed europee di pari rango della Juventus. Una bella controprova sarebbe in questa utopistica situazione: quanti gol farebbe Vlahovic da qui a fine campionato nel Napoli di Spaletti? E quanti ne farebbe la forza della natura Osimhen nella Juventus di Allegri? Perché in fondo, a Torino, Vlahovic si presentava da capocannoniere delle prima parte della Serie A. Ha disimparato a giocare? O c’è qualcosa di più? Al resto della stagione, con una Juventus con tutte le sue stelle in campo, il compito di darci qualche altra indicazione e provare a invertire questa tendenza. A voi, nel mentre, quello di farvi un'idea sulla risposta.
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