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Europa League - Sporting-Juventus 1-1, 5 verità: Vlahovic fantasma, Di Maria luce, col Siviglia lo spirito non basterà

Francesco Sessa

Pubblicato 21/04/2023 alle 10:13 GMT+2

EUROPA LEAGUE - Come all'andata, la Juventus gioca una partita attenta e sporca, poco spettacolare. Ma è quello che serve in queste notti e contro squadre come lo Sporting: belle ma poco concrete. Il Siviglia è un'altra storia e potrebbe servire qualcosa di più. Sicuramente ci sarà bisogno di Vlahovic, ancora bocciato: il suo rendimento continua a preoccupare.

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Sporting Lisbona-Juventus, match valido per il ritorno dei quarti di finale di Europa League, è terminato con il punteggio di 1-1, frutto delle reti di Rabiot ed Edwards. In virtù di questo risultato i bianconeri giocheranno la semifinale contro il Siviglia. Di seguito, vediamo le 5 verità che ci ha lasciato la sfida dell'Estadio José Alvalade.

1) Juve, qualificazione di spirito

Una Juve che fa la Juve. La doppia sfida contro lo Sporting non è stata prelibatezza per il palato e nemmeno una lezione di calcio/tattica ai colleghi portoghesi. Ma in Europa, in notti di questo tipo, conta più l’interiorità dell’esteriorità, il saper essere squadra (e la notizia della penalità revocata può aver aiutato) più dell’estro. Nelle due partite la Signora, per quanto espresso, non ha entusiasmato. Ma si è costruita la qualificazione nelle piccole cose, oltre che in quelle grandi come il gol di Gatti: i palloni recuperati da Locatelli e Cuadrado, una mischia portata a casa. Anche un po’ di fretta e imprecisione degli avversari, amplificate dal bisogno di recuperare lo svantaggio. Insomma, a spingere la Juve in semifinale è stato lo spirito giusto.

2) Ma con il Siviglia serve di più

Con lo Sporting è bastata questa Juve. Perché i portoghesi hanno messo in mostra un ottimo calcio, fatto di frizzantezza e capacità di crearsi occasioni nelle pieghe dell’organizzazione bianconera, ma non si sono rivelati concreti. Zero gol su azione in due partite, con diverse occasioni sciupate. Ecco: con il Siviglia ci si aspetta meno clemenza da parte degli avversari. Soprattutto, gli spagnoli sono squadra di tradizione e di calcio efficace, che sa esaltarsi nelle difficoltà. Nell’andata contro il Manchester United, a Old Trafford, è sopravvissuta dopo essere andata sotto 2-0, sembrava sul punto di crollare e invece ha resistito prima di inventarsi dal nulla il 2-2 e annichilire gli inglesi al ritorno. Tradotto: la Juve che ha eliminato lo Sporting potrebbe non bastare per avere la meglio sul Siviglia.
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Juan Cuadrado durante Sporting Lisbona-Juventus - Europa League 2022-23

Credit Foto Getty Images

3) Altro flop di Vlahovic

Sulla qualificazione della Juventus aleggia però il fantasma di Vlahovic. Un’entità che fluttua in campo come fosse tormentato, senza la cattiveria di chi è convinto di sé. Non è tanto l’astinenza dal gol a preoccupare – nella ripresa ha avuto una buona palla sulla testa, ma troppo forte e troppo alta per poterla colpire pienamente – quanto la sua incapacità di contribuire alla causa a 360°. Spesso si è trovato a difendere palloni per far salire la squadra senza risultare in grado di portare a termine la giocata. La sua partita si è chiusa con una sostituzione, otto passaggi riusciti e sette palle perse.

4) Di Maria resta la luce

Non può essere costante nella sua prestazione, anche perché c’è una doppia fase da mettere in gioco. Ma quando Angel Di Maria ha il pallone tra i piedi e sente che è il momento di salire in cattedra e ricordare a tutti chi sia il Fideo, c’è solo da ammirare. Le ambizioni europee della Juve passano, per forza di cose, dall’argentino. Quando si è acceso, ha incantato. L’azione della già citata occasione di testa avuta da Vlahovic è partita da una sua invenzione, così come molte altre. È la sintesi di quello che deve essere la Juve, perché in Di Maria la qualità incontra lo spirito.

5) Pogba, si può entrare così?

Spirito agonistico che sembra aver definitivamente abbandonato Paul Pogba. Una presenza in campo inutile, peggio: deleteria. Da quando è entrato il francese, al 72’, lo Sporting ha avuto le occasioni migliori. Può essere un caso, ma azioni come quella in cui il centrocampista liscia la palla nella sua area e poi, di fatto, non reagisce sono emblema di una sconnessione con il contesto. Meno di mezz’ora in campo nel finale con una qualificazione da difendere: ti aspetteresti di vedere il mordente, invece c’è un atteggiamento da tournée estiva.
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