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Europa League - Le 5 verità di Milan-Roma 0-1: De Rossi stratega, su Leão ha ragione Cassano?

Stefano Silvestri

Aggiornato 12/04/2024 alle 08:47 GMT+2

EUROPA LEAGUE - DDR imbriglia Pioli cambiando sistema di gioco e dimostra ancora una volta di essere un allenatore vero: ora merita la conferma. Ma le occasioni finali per i rossoneri ricordano a tutti che la qualificazione è ancora apertissima.

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Milan-Roma, match valido per l'andata dei quarti di finale di Europa League, è terminato sul punteggio di 0-1, frutto di un gol segnato nel primo tempo da Gianluca Mancini. Gara arbitrata dal francese Clement Turpin. Il match di ritorno è in programma all'Olimpico giovedì 18 aprile.
Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la partita di San Siro.

1) De Rossi stratega: ha cambiato la Roma, si merita la conferma

16 partite sulla panchina della Roma, con 11 vittorie, 3 pareggi e due sole sconfitte, di cui una ininfluente: Daniele De Rossi ha cambiato il volto della Roma. O meglio: non lo ha solo cambiato, lo ha completamente stravolto. La mediocre e a volte rissosa accozzaglia di elementi guidata da José Mourinho non c'è più: al suo posto è comparsa una squadra vera, moderna, convinta dei propri mezzi, che sa giocare a calcio e che giocando a calcio ottiene una vittoria dopo l'altra. Anche nei big match, tasto dolente con il portoghese. E poi ci sono le chicche tattiche, come l'insolito utilizzo, visto a San Siro, di un 4-4-2 con El Shaarawy esterno a tutta fascia. Nessuno sa chi andrà in semifinale e nessuno sa come chiuderà la stagione la Roma, ma una cosa è certa: De Rossi non è uno sprovveduto, come più di qualcuno aveva pensato al momento della sua nomina. E ora si merita la conferma anche per la prossima stagione.

2) Tutto è ancora apertissimo: sarà un ritorno per cuori forti

Che il Milan non si sia espresso com'era solito fare da inizio marzo, pochi dubbi. Che abbia creato poche palle gol nitide (il salvataggio sulla linea di Lukaku, le due traverse) è altrettanto palese. Ma proprio il finale, quello in cui i rossoneri per due volte hanno sfiorato il pari chiedendo pure un calcio di rigore, ha ricordato a tutti come nulla si debba dare per scontato in notti così. O meglio: in doppie sfide così. Il pensiero va alla gara di ritorno, in programma giovedì della prossima settimana all'Olimpico, in cui il Milan dovrà vincere per forza e la Roma avrà a disposizione due risultati su tre. Favorito De Rossi, ma solo perché l'1-0 di San Siro lo colloca in una posizione di leggero vantaggio. Ma tutto è ancora apertissimo. Ci sarà da divertirsi. O da soffrire, a seconda dei punti di vista.
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La delusione del Milan dopo la sconfitta contro la Roma in Europa League

Credit Foto Getty Images

3) Ectoplasma Leão: e se Cassano avesse ragione?

Rafael Leão lo conosciamo: la continuità non è il suo punto di forza. Nelle prestazioni e nei numeri, scadenti per uno dalle caratteristiche offensive come le sue. Antonio Cassano ci è andato giù duro qualche giorno fa: "Il problema è che lui pensa di essere un fenomeno e c'è gente che gli va dietro. È un buon giocatore che ha una gran forza fisica, fine. Quando giocavo io, 10-15 anni fa, lui non avrebbe potuto giocare neanche in squadre che lottavano per il sesto-settimo posto". Se quest'ultima uscita è opinabile, il resto delle esternazioni di Fantantonio collima con la realtà: un calciatore che alterna prestazioni di livello assoluto ad altre in cui non riesce a esprimersi non può essere considerato un fuoriclasse. Nemmeno in questa povera Serie A. E se età e prospettive di carriera sono dalla parte di Leão, l'interrogativo intanto è l'obbligo: e se Cassano avesse ragione?
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4) Questo Mancini merita di essere convocato per gli Europei

Un gol sabato per decidere un derby che la Roma non conquistava da due anni, un altro ieri sera per portare dalla parte giallorossa metà qualificazione. Cinque giorni così, forse, Gianluca Mancini non avrebbe nemmeno potuto sognarli. E dire che c'è molto di più oltre ai due colpi di testa vincenti da estasi, due guizzi che lo rendono il centrale europeo più letale in questo fondamentale (dato Opta): c'è un rendimento difensivo di alto livello, c'è il solito desiderio di mettere in campo tutto e anche di più, c'è la capacità di diventare uomo squadra dalla cintola in giù. Luciano Spalletti, che non lo aveva convocato per le ultime amichevoli salvo ripiegare su di lui dopo il caso Acerbi, era a San Siro ad assistere alla partita. E con ogni probabilità avrà preso appunti anche su di lui. Perché a un giocatore così non si possono chiudere le porte dell'aereo che condurrà l'Italia agli Europei.

5) Celik, Smalling, Spinazzola, El Shaarawy: quanti giocatori rigenerati da De Rossi

Il simbolo è Lorenzo Pellegrini, naturalmente: con Mourinho giocava poco e male, con De Rossi ha cambiato marcia. Ma sono tanti i giocatori rigenerati dall'arrivo in panchina del nuovo allenatore: c'è Zeki Celik, autore di un'altra prestazione di livello e capace di mettere la museruola a Leão, ma ci sono anche Chris Smalling, finalmente libero dai guai fisici che lo hanno tormentato per tutta la prima parte dell'annata, Leonardo Spinazzola, che a tratti ha ricordato il devastante treno di Euro 2020, e il poliedrico Stephan El Shaarawy, uno che dove lo metti sta. De Rossi ha portato una dose di tranquillità che con Mourinho mancava. Ha dato fiducia ai propri calciatori, li ha fatti sentire importanti. Con qualche alchimia tattica, ecco una nuova Roma. Nel collettivo, ma anche nei singoli.
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