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Facciamo i conti: quanto e perché alla FIFA conviene il Mondiale a 48 squadre

Enrico Turcato

Aggiornato 13/01/2017 alle 09:53 GMT+1

Dietro ad una delle decisioni più discusse della storia ci sono come sempre ragioni economiche e polemiche. Dal 2026 i ricavi di un Mondiale cresceranno dei quasi il 20%. La FIFA ne gioverà, così come tutti quei Paesi “ricchi” che stanno piano piano scalando le gerarchie del calcio internazionale

Facciamo i conti - Mondiali

Credit Foto Eurosport

“16 è il numero di formazioni più corretto per garantire l’eccellenza che una competizione del genere si fregia d’avere. I Mondiali devono essere una manifestazione ove il calcio si dimostri in tutta la sua magnificenza e per dimostrare ciò è necessario garantire che soltanto le migliori compagini del mondo si possano sfidare su di un palcoscenico globale”. Non sono le parole di un visionario, ma di colui che il Mondiale di calcio l’ha inventato, plasmato e modificato. Eravamo nel finire degli anni ’50, quando Jules Rimet, presidente della FIFA, stava presentando la riforma che estendeva a 16 squadre nazionali l’accesso alle fasi finali della Coppa del Mondo. “In futuro è consigliabile l’estensione a 24 formazioni, quando i movimenti asiatici e africani riusciranno a colmare parte del gap con quelli europei e sudamericani. Pensare però a un ingrandimento ulteriore della platea è sconsigliabile, se non deleterio”, concludeva Rimet nel suo illuminante discorso. Dopo quasi 70 anni, diversi scandali e continue polemiche, la FIFA ha deciso di approvare una fase finale della Coppa del Mondo a 48 squadre, a partire dal 2026. Il doppio di quanto Rimet riteneva il numero massimo attuabile. Praticamente un quarto delle 211 Federazioni riconosciute dall’ente che governa il calcio mondiale. Una follia per tanti, una rivoluzione epocale che, come in ogni logica che influenza l’era moderna, trova ben definite ragioni economiche e politiche.

La decisione politica: impossibile ignorare l’Asia e i Paesi ricchi d’Oriente

Gianni Infantino, che a febbraio scorso ha definitivamente preso il posto di Joseph Blatter come presidente della FIFA, ha giustificato questo storico cambiamento con le seguenti parole: “Facendo partecipare altri Paesi daremo la possibilità di godere del Mondiale a più appassionati, ottenendo una rappresentazione più globale. Più Nazioni e più regioni in tutto il mondo sarebbero più felici. Vogliamo sviluppare il calcio, e la Coppa del Mondo è l'evento più grande: è più di una competizione, è un evento sociale”. Parole chiare, che possono essere facilmente tradotte. Infantino, fin dall’inizio del suo mandato, ha sottolineato più volte di voler seguire gli interessi di tutte e 211 le federazioni riconosciute, incluse quelle che godono di minore attenzione. Partecipare alla vetrina più importante che il calcio ha da offrire, il Mondiale appunto, consentirebbe anche a chi non rappresenta attualmente l’élite del calcio mondiale di potersi misurare con le Nazionali migliori. In diretta con milioni e milioni di appassionati. Dare con anticipo una notizia del genere (mancano 9 anni al Mondiale 2026) permetterebbe a queste ambiziose Nazionali di avere tempo per prepararsi, per crescere, per attuare progetti atti a far bella figura in quell’edizione. La Cina in primis, le ambiziose federazioni asiatiche, il Qatar che già ospita il Mondiale 2022, gli Emirati. Dove il denaro circola e c’è ancora spazio per investimenti. C’è possibilità di guadagno reciproco.
Da analisi "Il Foglio" su bilancio FIFA20002015
Spese FIFA (milioni di dollari)5381274 (+130%)
Ricavi FIFA (milioni di dollari)6901152 (+67%)

Il problema dei costi: la FIFA spende troppo in relazione a quanto cresce

In totale correlazione con quanto politicamente è impossibile ignorare, poi ci sono le immediate e consequenziali ragioni economiche. A riguardo ci ha fornito uno spunto lucido e interessante Il Foglio, che ha messo in relazione quanto sono cresciute le spese e quanto al tempo stesso sono aumentati i ricavi della Federazione Internazionale negli ultimi 15 anni. Dal 2000 al 2015 le spese della massima autorità calcistica internazionale sono passate dai 538 milioni di dollari ai 1.274 dell’ultimo bilancio (con un picco nel 2014 di 1.955 milioni di dollari). Un + 130% di costi, che fino ad adesso sono stati ben coperti da una continua evoluzione ed espansione dei ricavi, passati dai 690 milioni di dollari del 2000 ai 1.152 del 2015. Più 67%, poco più della metà della crescita delle spese. Approfondendo l’analisi e prendendo in considerazione il sistema di redistribuzione alle confederazioni, le eccedenze degli ultimi 16 anni, 1.883 milioni di euro, si riducono enormemente. E quindi? Quindi è necessario e urgente un aumento delle entrate superiore a quanto sinora registrato. Soprattutto se si tiene in considerazione che dei 1.152 milioni di dollari di ricavi ben 629 sono arrivati dalla vendita di diritti televisivi (613 dei quali per i soli Mondiali). Uno più uno fa sempre due.
Stime AFPMondiale a 32 squadreMondiale a 48 squadre
Ricavi5,23 miliardi6,15 miliardi
Utile3,35 miliardi3,96 miliardi

Le 48 squadre portano molto più denaro

E quindi la mera cronaca ci dice che il Consiglio della FIFA a Zurigo ha ufficializzato il passaggio dal Mondiale da 32 squadre a 48, a partire appunto dal 2026. Secondo l’agenzia francese AFP, la nuova formula comporterà un guadagno complessivo dell’ordine di 606 milioni di euro: dagli attuali 3,35 miliardi di euro l’utile aumenterebbe a 3,96 miliardi. Gli introiti televisivi aumenterebbero inoltre di circa 480 milioni di euro, mentre quelli del marketing di 350 milioni. I ricavi complessivi da 5,23 miliardi a 6,15 miliardi. Numeri importanti, con un’importante fetta di crescita anche per la FIFA, ovviamente. Non occorrono geni per capire che più squadre portano più soldi, più guadagni, più ricavi, più visibilità, più tutto. Semmai le perplessità potrebbero essere organizzative e, soprattutto, sportive. Ma in un mondo come quello del calcio, dove da alcuni decenni il ”tiranno” denaro ha cominciato a ridurre il gioco allo status di “servo”, non ci si può più stupire. Lo spettacolo, il gusto tecnico, lo sport vero e proprio sono passati da tempo in secondo piano.
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