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Tra esempi norvegesi e inglesi: decollerà la parità salariale tra maschi e femmine nel calcio?

Stefano Fonsato

Pubblicato 17/10/2017 alle 20:22 GMT+2

La notizia della "rivoluzione di Oslo", secondo cui la selezione femminile arriverà a percepire gli stessi stipendi di quella maschile (che ha accettato di ridurseli), sta facendo il giro del mondo. L'esempio pionieristico, però, arriva da Oltremanica, con la "visione" del Lewes FC. La strada dell'uguaglianza è lunghissima, ma siamo davvero di fronte a un momento storico?

Norvegia donne - Un'esultanza della nazionale norvegese femminile di calcio durante i Mondiali del 2015 (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

Ci sono lezioni di civiltà che, nel calcio, continuano ad arrivarci, quasi a spot, dal Nord Europa. L'ultima, per esattezza, dalla Norvegia, relativa all'ormai ben nota parità salariale tra la nazionale maschile e quella femminile. La selezione che ha mancato la qualificazione ai prossimi Mondiali di Russia, ha già percepito una cifra di 697 mila euro, anche a fronte di un risultato piuttosto deludente, e ha deciso di autoridursi gli introiti a beneficio della formazione "gemella" in rosa, scendendo in futuro a 639 mila e rinunciando alla fetta di guadagni provenienti dagli introiti commerciali. In questo modo, nel tempo, si arriverà all'uguaglianza di stipendio con la formazione femminile che, allo stato dell'arte, ha percepito circa 330mila euro, alias, nemmeno la metà.

L'idea di uguaglianza

In soldoni, fino a questo momento, la compagine del selezionatore (svedese) Martin Sjögren, ha dovuto fare i conti con compensi dilettantistici (a dire poco), trasferte lunghissime (quasi sempre in pullman) ed altri condizioni davvero impegnative, definivano il quadro completo della situazione. Eppure, a inizio mese, la svolta di Oslo è arrivata. Ed è stata accolta molto positivamente dalla squadra maschile, timonata da Lars Lagerbäck (anch'egli svedese), per il ringraziamento ufficiale della fortissima centrocampista classe 1995 del Wolfsburg Caroline Graham Hansen:
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Ada Hegerberg, Kristine Minde, Ingvild Isaksen, Ingrid Schjelderup of Norway during International Friendly match between Norway v Switzerland at Skagerak Arena on April 10, 2017 in Skien, Norway.

Credit Foto Getty Images

Questo è un piccolo sacrificio per voi, nei nostri confronti. Può darsi che non compaia neppure nelle vostre buste-paga mensili. E forse era per voi una mossa ovvia da fare. In ogni caso - ha scritto la Hansen nel suo lungo post sul profilo Instragram -, per noi significa tutto, per la nostra squadra, per il nostro sport e per tutte le atlete che praticano lo stesso sport degli uomini, ma vengono pagate di meno.

Le piccole vittorie e gli abissi ancora da colmare

Le cronache di Oslo fanno seguito all'appello di aiuto urlato su Twitter dall'Unione Mondiale Calciatrici. Che, comunque, sanno di avere ancora tantissima strada da percorrere. Anche perché negli Usa, in cui nel calcio le donne sono notoriamente fortissime, anche per una considerazione profondamente diversa che gli Stati Uniti hanno del "soccer" (ricordarsi, per esempio, di un famoso episodio del cartone animato "King of the Hill", con il protagonista Henk che, riferendosi ai gusti sportivi del figlio Bobby Hill, disse più volte: "Il calcio è uno sport per signorine, gli uomini scelgono il football").
Ad ogni buon conto, il calcio femminile, con in testa le "star" Hope Solo e Alex Morgan, sono riuscite ad ottenere importanti riconoscimenti dalla Commissione federale per le pari opportunità, come aumenti di rilievo negli stipendi base ed un sussidio adeguato per la maternità. La stessa rivoluzione norvegese è a un passo dal compiersi anche in Danimarca (le cui ragazze percepivano la miseria 300 euro a ragazza nelle partite ufficiali, nulla in occasione delle amichevoli). Non erano previsti compensi, invece, in paesi come l'Irlanda, in cui si è ancora fermi allo scambio delle tute tra le varie rappresentative, da quanti pochi soldi s'investono nel calcio femminile. In Italia? Attualmente ci si affida allo speranzoso tweet della sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Maria Elena Boschi...

L'esempio pionieristico del Lewes FC

Tuttavia, se oggi è la Norvegia a fare notizia, come sempre accade nel calcio, il vero paese pioniere nel campo della parità salariale tra maschi e femmine, è l'Inghilterra. L'esperimento, infatti, era stato già lanciato, con successo, dal Lewes Football Club, di Isthmian League, squadra dell'East Sussex, la cui compagine maschile devolve gli incassi delle proprie partite alla formazione delle "Ladies" rossonere, che tanto bene stanno facendo nella terza serie dei campionati d'Albione, seconde in graduatoria solo ad una formazione altamente organizzata come quella del Charlton Athletic:
Crediamo che, almeno fino a un certo livello, sia uomini che donne debbano avere gli stessi vantaggi - spiegano dal piccolo centro che si affaccia sulla Manica -. Dalle strutture a disposizione per gli allenamenti, agli investimenti. Dal semi-professionismo, sarebbe un sogno estendersi anche alle squadre di vertice. Noi ci proviamo.
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