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Un difensore "italiano" per rifondare il Camerun: la storia di Jean-Charles Castelletto

Stefano Fonsato

Aggiornato 19/11/2017 alle 07:49 GMT+1

Oltre a Italia, Olanda e Usa, tra i grandi assenti del Mondiale di Russia, i Leoni Indomabili, campioni d'Africa. Nato in Francia, il suo cognome tradisce origini friulane: il padre era un ingegnere di Udine trasferitosi a Lourdes. Classe '95, ha fatto il suo debutto nell'ultimo match con lo Zambia: "Ho seguito gli Azzurri, che dispiacere! Ma occorre accettare il fatto che mondo sia cambiato".

Club Brugges Jean-Charles Castelletto (C) vies with Manchester's Luke Shaw (R) during the UEFA Champions League play-off round second leg football match between Club Brugge and Manchester United at Jan Breydel stadium in Bruges (26-08-2015) (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

"Il calcio è cambiato, globalizzato, è lo specchio dei cambiamenti della società eccetera, eccetera, eccetera". Quante volte abbiamo sentito questi ammonimenti, negli ultimi giorni, nell'ambito del processo al calcio italiano, che non si accorge come, ormai, il ventaglio di possibilità di integrazione, contaminazione tecnico-culturale e crescita, sia praticamente infinito. Oggigiorno può perfino accadere che uno dei nomi "caldi" per rifondare la difesa del Camerun, altra grande nazionale assente ai prossimi Mondiali di Russia 2018, il nome più caldo sia... italiano. Il riferimento va al giovane centrale tutto fisico e puntualità d'intervento Jean-Charles Castelletto, in forza al Brest (Ligue 2 francese), cresciuto nell'Auxerre e con un'esperienza in Champions League con la maglia del Club Bruges con cui ha affrontato il Manchester United. Ebbene, il ragazzo classe 1995, ha fatto il suo debutto coi Leoni Indomabili lo scorso venerdì, entrando al 1' della ripresa nella sfida finita 2-2 tra Zambia e Camerun, ininfluente per il discorso qualificazione, nel girone stravinto dalla Nigeria.

Un friulano a Yaoundé

La grande vittoria a febbraio nella Coppa d'Africa, contro ogni pronostico dopo che le convocazioni del ct Hugo Broos erano stati snobbati dalle "stelle" (ben sette giocatori) della formazione tipo; la partecipazione alla Confederations Cup e l'implosione sul più bello della corsa alla Coppa del Mondo, di cui il Camerun era ormai divenuto presenza fissa. Ora, però, il tecnico belga, consapevole della prematura eliminazione, ha approfittato dell'ultimo match esterno al "Levy Mwanawasa Stadium" di Ndola, per provare forze fresche da inserire a un gruppo ormai stanco, logoro. Tra queste, il giovane Castelletto, che si racconta in esclusiva a Eurosport Italia:
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Champions League 2015-2016 Club Bruges-Manchester United: a destra il difensore Jean-Charles Castelletto (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

Un'emozione unica. Mister Broos ha già detto che conterà su di me per la prossima Coppa d'Africa e questa fiducia mi riempie d'orgoglio. Ma, posto che sono nato e cresciuto in Francia (ha indossato praticamente tutte le maglie selezioni giovanili transalpine, ndr) io sono tanto camerunense, quanto italiano, come origini. Mia mamma è di Yaoundé, la capitale, mentre mio padre (Carlo, ndr) di Udine. Da ingegnere, si era trasferito a Lourdes per ragioni lavorative. Mi ha parlato a lungo del suo trasferimento dal Friuli alla Francia delle sue fatiche, del Paese che ha dovuto lasciare, del calcio. Ieri ho fatto il tifo per gli Azzurri, vederli uscire così è stato un dispiacere enorme, non riesco nemmeno a immaginare un Mondiale senza Italia.

Calcio e società: "In Italia la rivoluzione dev'essere anzitutto culturale"

Jean-Charles è un ragazzo d'oro. E' già papà di una figlia di 11 mesi, è un tipo responsabile, calmo, garbato, dai larghi orizzonti. Un esempio, in una parola. Con lui si possono intraprendere discorsi di ampio respiro, stuzzicandolo anche sulle esternazioni di dubbio gusto da parte, ad esempio, del tecnico della Ternana Sandro Pochesci, il quale ha preso di mira oriundi, calcio globalizzato, atteggiamenti non più tradizionalistici, che la nostra nazionale dovrebbe i qualche modo "riscoprire" per tornare grande. Pochesci, a parte, la generale idiosincrasia del nostro Paese alla società che cambia e si contamina di nuove culture, porta a riflettere di quanto siamo distanti anni luce, ancora oggi dagli esempi di Germania, Inghilterra e della stessa Francia:
Conosco la situazione. Se si continua con questa mentalità, difficilmente si può crescere. Ho scelto la cittadinanza del Camerun, nel calcio, ovviamente per giocare, ma in teoria avrei potuto scegliere, quella italiana di cui sono fiero allo stesso modo. E' vero, in Italia se sei mezzosangue oppure, come me, hai origini diverse per conto di mamma e papà, rispetto al paese di nascita, normalmente sei considerato uno straniero. In Francia non è così, sei considerato francese e stop. La rivoluzione che cercate dev'essere anzitutto culturale.
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