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Sfruttamento, minacce e condizioni disumane: il lavoro in Qatar raccontato dai migranti nepalesi

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Pubblicato 17/11/2022 alle 16:36 GMT+1

MONDIALI 2022 - La marcia di avvicinamento ai Mondiali è finita nel mirino fin dall'assegnazione. Il Qatar viene accusato di corruzione e violazione dei diritti umani. La CNN ha intervistato alcuni lavoratori nepalesi (cambiando il loro nome per proteggerli da eventuali ritorsioni) che affermano di sentire ancora gli effetti della loro esperienza.

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Alcuni lavoratori nepalesi hanno raccontato ai microfoni della CNN le drammatiche esperienze personali vissute mentre lavoravano ad alcuni specifici progetti in Qatar, il Paese che tra tre giorni ospiterà la fase finale dei Campionati del mondo. Kamal, ad esempio, ha rivelato di essere stato arrestato mentre si trovava all'esterno di un negozio insieme ad altri lavoratori migranti: è stato trattenuto in una prigione in Qatar prima di essere trasferito nel sud del Nepal tre mesi fa. "Quando mi hanno arrestato non riuscivo a dire nulla, nemmeno una parola, tanto ero spaventato".
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Kamal: "Mi hanno arrestato senza spiegarmi il perché"

Kamal afferma di non avere ancora ricevuto né un bonus di circa 1600 sterline, né il premio dell'assicurazione per essersi ferito a due dita mentre lavorava: "Non mi hanno spiegato perché mi stavano arrestando - spiega -. Le persone erano semplicemente lì in piedi fuori dal negozio, alcuni stavano camminando con le borse della spesa, altri stavano fumando...ti arrestano e basta. In prigione c'erano persone provenienti dallo Sri Lanka, dall'india, dal Pakistan, dal Sudan, del Nepal, dall'Africa e dalle Filippine. C'erano una quindicina di celle e in totale c'erano circa 300 persone, 24-25 per ogni prigione".
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La testimonianza di Hari, pagato 157 sterline al mese

Nel 2014 Hari ha lasciato il Nepal per trasferirsi in Qatar, dove il suo stipendio mensile era di 157 sterline: ha lavorato in un supermercato, presso un hotel e in un aeroporto. Tuttavia il lavoro più duro, spiega, l'aveva trovato in un'impresa edile: doveva trasportare tegole per 6-7 piani e posare delle condutture all'interno di fosse molto profonde. Il tutto in un caldo opprimente. "Il nostro caposquadra era molto esigente e si lamentava spesso - racconta Hari -. Minacciava di ridurre i nostri salari e di non pagarci gli straordinari".
"Ho dovuto trasportare delle piastrelle in spalla salendo sulle impalcature, era molto difficile arrivare ai piani alti. Le fosse erano profonde fino a 7 metri e ci dovevamo posare dentro le pietre e il cemento. In quelle condizioni era difficile persino respirare. A me non è mai successo - prosegue Hari - ma ho visto alcuni operai svenire sul lavoro tra cui un bengalese e un nepalese. Il bengalese è stato trasportato al centro medico, non so cosa gli fosse successo".
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A partire dal 2010, come rivelato da alcune ricerche condotte da diverse organizzazioni umanitarie, i lavoratori migranti hanno dovuto sopportare stipendi pagati in ritardo (o addirittura non pagati), l'assegnazione di mansioni massacranti durante i mesi più caldi dell'anno e intimidazioni da parte dei datori di lavoro. "I nostri sforzi si sono tradotti in significativi miglioramenti negli standard di salute e di sicurezza dei lavoratori, della qualità dei loro alloggi, e delle procedure per fare reclami o per richiedere il rimborso delle spese sostenute", si legge tuttavia in una nota del Supreme Committee for Delivery & Legacy, l'organo cui è stata affidata la consegna delle infrastrutture in tempo per i Mondiali 2022.
(articolo tradotto da Eurosport Inghilterra)
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