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Messi Pallone d'Oro 2023, con Leo non si sbaglia mai. Per il prossimo, Mbappé contro Haaland e Bellingham

Roberto Beccantini

Aggiornato 31/10/2023 alle 12:17 GMT+1

PALLONE D'ORO - Il Pallone d'Oro è di per sè un ossimoro perché premia il singolo di uno sport di squadra e per l'ottava volta lo ha sollevato Leo Messi. I cacciatori di scalpi brontolano, i non allineati strepitano, i ribelli imprecano ma Messi ha vinto il Mondiale da protagonista e con lui non si sbaglia mai. Personalmente sarei andato su Mbappé, splendido incrocio fra i due 'Ronaldi'...

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Ancora e sempre, Lionel Messi. Era nell’aria, a leggere chi sapeva e lo faceva sapere. Il 'Pallone d’oro' premia il singolo di uno sport di squadra e dunque, a suo modo, riassume una contraddizione. A 36 anni, la Pulce lo ha alzato per l’ottava volta. I cacciatori di scalpi brontolano, i non allineati strepitano, i ribelli imprecano. Por qué? Se i criteri sono rimasti tali e quali a quando per l’Italia votava il sottoscritto (prestazioni individuali, trofei, carriera, fair play), cambiato è il periodo di pesca. Non più l’anno solare, ma la stagione. E dal momento che il periodo 2022-2023 comprendeva il Mondiale d’autunno vinto dall’Argentina di Messi sulla Francia di Kylian Mbappé, "les jeux sont faits".
Dura lex sed lex, chioserebbe Claudio Lotito. Ma poi perché dura? Per favore. Con la Pulce non si sbaglia mai. Sarebbe come se, in ambito giornalistico, ai tempi di Gianni Brera avessimo sistematicamente privilegiato la sua cultura e il suo stile agli irripetibili scoop e reportage dei Joseph Pulitzer di turno. Personalmente, sarei andato dritto sul francese del Paris, vice campione e capocannoniere in Qatar, splendido incrocio fra i due Ronaldi: del Fenomeno, ha preso il dribbling ancheggiante e la velocità d’esecuzione; del Marziano, oltre il baleno della scintilla, la posizione, casa sulla fascia sinistra e ufficio in area. Per la cronaca, ma sarebbe più opportuno dire "per la storia", era dal 2003 - vent’anni tondi, quindi - che il trentottenne Cierre non rientrava fra i candidati.
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Messi (8 titoli) e Cristiano (5) hanno scandito e dominato l’ultimo ventennio. Il portoghese cominciò nel 2008, al Manchester United; l’argentino gli subentrò fin dal 2009, al Barcellona. Leo è finito all’Inter di Miami, Cristiano al soldo dell’Al-Nassr di Riad. Stati Uniti, Arabia: l’Apollo che non arrivò mai sulla luna, l’Apollo che ci sta provando a suon di milioni di dollari. Il custode di Diego succede, così, a Karim Benzema. E nel 2024 chi succederà al genio di Rosario, Betlemme di Angel Di Maria, Marcelo Bielsa ed Ernesto Che Guevara? Penso che si ripartirà da Mbappé, classe 1998, non solo per l’esplosività e i bottini che ne caratterizzano i safari, ma anche per il carisma in continua ascesa.
Avversario numero uno, Erling Haaland, il centravanti ciclopico del Manchester City. Norvegese, 23 anni, ha firmato un triplete memorabile - Premier, Coppa d’Inghilterra, Champions League - segna una caterva di gol e per molti lo avrebbe meritato già stavolta. Pep Guardiola gli ha lucidato le posate e moltiplicato le portate. Non avare o meste, sia chiaro, neppure a Salisburgo e Dortmund.
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Il terzo sulla rampa di lancio è Jude Bellingham, il tuttocampista inglese dei Blancos di Carlo Ancelotti. Vent’anni compiuti il 29 giugno, è il ponte che lega il passato al futuro, l’universalità olandese, fondata sulle idee, all’esigenza di liberare i sentieri e le mete dalle catene della tirannia didattica. Come Haaland proviene dal Borussia, società di fertili semine. Non è un bomber, ma nella Liga proprio lui guida il corteo, con 10 gol. Essenziale nel 3-2 del Real a Napoli in Champions (un assist e una rete), cruciale nel 3-1 dell’Inghilterra all’Italia nelle qualificazioni europee (rigore procurato, moschetto di Marcus Rashford caricato di corsa da area ad area). Difetti? Tende all’ammuina, alla recita. D’accordo, qui nessuno è bacchettone e il "brand" dell’età, come direbbe Gabriele Gravina, invoca clemenza. Ci mediti su, però.
Di italiani all’orizzonte, nessuno. Il 27° posto di Nicolò Barella è un indizio. L’ultimo rimane Fabio Cannavaro. Era il 2006, stagione di Calciopoli e di cieli azzurri sopra Berlino.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail aroberto.beccantini@fastwebnet.ito visitare il blog diRoberto Beccantini
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