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Manchester City: perché Pep Guardiola è pronto per vincere tutto quest'anno

Simone Eterno

Aggiornato 27/04/2023 alle 14:55 GMT+2

PREMIER LEAGUE - Lo strapotere con cui il Manchester City ha annientato l'Arsenal nello scontro diretto porta a una riflessione sull'ultima evoluzione nel calcio di Guardiola. Da Haaland alla rivoluzione difensiva dei 4 centrali. Mai come quest'anno il City è apparso così solido e sicuro di sé. Non vuole essere audacia: la Premier è archiviata, Guardiola è a 4 partite dal Triplete.

Pep Guardiola

Credit Foto Getty Images

Fuori uno. Meno due all’appello. Non fatevi ingannare dalla classifica, che questa mattina alla voce ‘Premier League’ recita ancora i seguenti numeri: 1. Arsenal, 75 punti; 2. City, 73 punti. Il campionato inglese è in realtà terminato ieri sera. Con il sonoro 4-1 rifilato dal suo Manchester City all’Arsenal, Pep Guardiola è lanciato verso il suo quinto titolo negli ultimi sei anni; il terzo consecutivo. Una striscia ovviamente mai vista prima nella storia del Manchester City e più in generale un trittico riuscito nella recente storia della Premier League (dal 1992 insomma) soltanto a Sir Alex Ferguson: il suo United vinse per 3 stagioni consecutive tra il 1998 e il 2001 e poi di nuovo tra il 2006 e il 2009.
Una celebrazione che non vuole essere forzatamente audace, casomai la semplice constatazione dei fatti ormai chiari dalla ripresa dei giochi post-Mondiale a oggi. La vittoria in rimonta contro il Manchester United del 22 gennaio, arrivata una settimana dopo quella contro il Tottenham, sembrava aver lanciato l’Arsenal verso questo titolo: i Gunners alla ripresa delle operazioni erano addirittura scappati a 8 punti di vantaggio sul Manchester City. Un vantaggio però dilapidato da due mini-strisce negative coincise proprio con i passaggi nello scontro diretto contro Pep Guardiola. L’1-3 dell’Emirates del 15 febbraio sanciva il ritorno prepotente del City nella lotta al titolo; il 4-1 di ieri sera all’Etihad ne consacra ciò che sarà definitivo solo tra qualche settimana. Qui dentro i Gunners ci hanno messo ‘del loro’ con i 3 pareggi consecutivi con Liverpool, West Ham e Southampton prima del ko appunto di ieri sera; non dimostrandosi dunque capaci di fare ciò che il Liverpool di Klopp – non a caso unico a interrompere la striscia dominante di Guardiola in questi anni – era riuscito a fare: diventare un serio problema per il tecnico catalano. Ma a discapito di qualche demerito dell’Arsenal, c’è la forza dell’ultima evoluzione del Manchester City del più grande genio che il calcio abbia mai visto negli ultimi 20 anni. Non si vince per caso in 5 occasioni delle ultime 6 il campionato più competitivo al mondo; e la striscia recente di risultati del Manchester City in tutte le competizioni è un qualcosa che merita una riflessione più approfondita.
AVVERSARIOCOMPETIZIONERISULTATO CITY*
BournemouthPremier League4-1
Bristol CityFA Cup3-0
NewcastlePremier League2-0
Crystal PalacePremier League1-0
LipsiaChampions League7-0
BurnleyFA Cup6-0
LiverpoolPremier League4-1
SouthamptonPremier League4-1
Bayern MonacoChampions League3-0
LeicesterPremier League3-1
Bayern MonacoChampions League1-1
Sheffield UnitedFA Cup3-0
ArsenalPremier League4-1
*Partite consecutive Manchester City dal 25 febbraio al 26 aprile: 12 vittorie, 1 pareggio, 45 gol fatti, 6 subiti
Dal 25 febbraio scorso, il Manchester City di Guardiola ha semplicemente cambiato passo, iniziando a fare sul serio quanto è stato necessario farlo. Non che prima avesse scherzato. Ma l’1-1 nell’andata degli ottavi di finale col Lipsia, partita precedente a questa striscia, ha come fatto scattare il clic definitivo a una squadra che è l’ultimo prodotto dell’evoluzione costante di un artista che ha saputo attingere da ogni sua esperienza; esattamente come nella storia dell’uomo abbiamo visto fare ai grandi pittori, ai grandi autori, ai grandi musicisti. Non fa eccezione il calcio, che una forma d’arte lo è certamente nelle evoluzioni delle espressioni di Guardiola. Ovunque è andato ad allenare infatti il catalano ha sempre aggiunto qualcosa di nuovo al suo gioco. Nel Barcellona sviluppò il ‘possesso alla catalana’, massimizzando risorse uniche come Xavi, Busquets, Iniesta e Messi. Al Bayern Monaco seppe mostrare un volto inedito di sé, lavorando con più cura alle transizioni difensive, necessità impellente considerata la velocità con cui le giovani squadre tedesche sfruttavano il contropiede. Al City ha lavorato sulla verticalità delle sue squadre, concetto anche in questo caso impellente per rispondere alla fisicità e alla tendenza in cui è andata la Premier League in questi ultimissimi anni.
Da questo punto di vista il Manchester City 2022/23 è figlio di ciascuna delle precedenti tappe. Un prodotto complesso in cui la filosofia di controllo e dominio del pallone di ispirazione catalana non è scomparsa; in cui l’attenzione per le transizioni difensive di stampo tedesco non è mai stata così massima; e una squadra in cui la verticalità è il nuovo tratto distintivo. Non sarebbe potuto essere altrimenti. L’arrivo di Erling Braut Haaland lo imponeva. E Guardiola, come tutte le persone di grande intelligenza, ha capito che il suo gioco aveva bisogno di un nuovo step evolutivo. Qualcuno aveva fatto dell’ironia all’arrivo del norvegese: “Ma come – si diceva – il 9 più forte del mondo per un allenatore che qualche tempo fa disse ‘il nostro centravanti è lo spazio’?”. L’approdo a Manchester di Haaland però ha spinto il catalano a cercare dei compromessi per sviluppare nel suo calcio qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. Ha funzionato. Gli highlights dei gol di ieri sera sono il sunto di questo nuovo stato evolutivo. Il City può controllare la palla a lungo, così come può improvvisamente partire negli spazi come la più contropiedista delle squadre. Il campo, con l’Arsenal, ha raccontato di quattro gol. Chi ha visto la partita sa che sarebbero potuti essere nove; solo una serata poco precisa di Haaland e la vena di Ramsdale hanno negato al City la goleada.
Un processo di formazione coinciso in questa stagione con l’arrivo di Haaland appunto, ma anche – e non minore – con la “rivoluzione difensiva” dei “4 centrali”. Senza entrare nel dettaglio in sofismi tecnici, il City cambia volto già prima della fine del 2022, quando Guardiola leva Cancelo dall’undici titolare per aggiungere un centrale come Ake. Così facendo anche il catalano passa a una difesa a tre in fase di costruzione e trasforma Bernardo Silva in un uomo quasi a tutto campo. Il City diventa un ibrido complicatissimo che svaria dal 3-2-4-1 in fase di possesso – tendenzialmente tre centrali difensivi (o due + Walker), poi Rodri e un altro centrale più alto (tendenzialmente Stones); poi Bernardo, De Bruyne, Gundogan e Grealish dietro a Haaland; che diventa un “più semplice” 4-4-2 in fase di non possesso. Una squadra per farla in soldoni tendenzialmente più incline alla verticalità e più rapida nel compattarsi nella transizione difensiva. Un’analisi brutale che meriterebbe pagine di descrizioni e screen dei posizionamenti in campo, ma che è il sunto appunto di quanto poco sopra sostenuto; l’ultimo concetto dell’evoluzione del calcio di Guardiola va verso un credo di fondo molto semplice, e che potrebbe rozzamente essere riassunto così: perdere qualcosa in imprevedibilità per correre qualche rischio in meno dietro, tanto davanti c’è Haaland. Perché è ovviamente il norvegese l'ingranaggio che impone la ricostruzione del dispositivo, l’ingrediente che ha portato a questa evoluzione: i suoi 49 gol stagionali (33 in Premier League, record di sempre nell’era del campionato a 38 giornate) sono il dato di fatto di una squadra meno incline a mandare in gol gli altri - come accadeva in passato - e che sfrutta invece la finalizzazione di un'autentica forza della natura, di un'evoluzione anche qui... Sì, ma della specie umana.
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Erling Haaland esulta dopo il 33° gol stagionale in Premier League: record da quanto la Premier è a 38 giornate

Credit Foto Getty Images

Il City insomma sembra aver trovato la sua quadra e il suo aspetto. E mai come quest'anno si presenta al momento chiave della stagione con tutte le certezze del caso. Difficile credere che anche questa volta Guardiola possa cadere nell’’overthinking’, quel processo decisionale che qualche volta nella sua carriera – la più famosa nella finale di Champions League del 2021 col Chelsea – l’ha portato a complicarsi la vita con scelte così ‘cervellotiche’ da diventare paradossalmente contro-intuitive. "Archiviata" la Premier League con quello che sembra ormai un percorso scontato, per vincere tutto a Guardiola mancano 4 partite. Le due col Real Madrid (che ancora bruciano dopo il match d’andata dello scorso anno in cui il City sprecò l’impossibile), l’eventuale finale con Inter o Milan e la finale di FA Cup contro il Manchester United. Avversari diversissimi e partite di altissimo spessore, anche e soprattutto emotivo. Questo City però, anche da questo punto di vista, sembra aver fatto il passo in più: mai come nelle precedenti gestioniquesta squadra è apparsa così sicura dei propri mezzi. Forse, viene da pensare, proprio perché più “sicura” nella sua fase difensiva. Al netto di tutto insomma, a oggi, un ‘chippino’ sul Triplete del Manchester City, potrebbe valere la pena spenderlo.
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