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Europei, subito o spareggio: all'Italia di Spalletti con l’Ucraina basta il pari, che non diventi un freno

Roberto Beccantini

Pubblicato 20/11/2023 alle 14:07 GMT+1

QUALIFICAZIONI EURO 2024 - Sfatato il tabù Macedonia del Nord, l'Italia si presenta a Leverkusen per strappare il biglietto per Euro 2024: gli azzurri hanno a disposizione due risultati utili su tre per evitare i playoff e guadagnarsi il biglietto per l'Europeo in Germania. Occhio, però, alla "calcolite acuta". In passato, ci ha fregato spesso...

Spalletti: "Ucraina-Italia? Non c'è una favorita. Vogliamo difendere il titolo"

In alto i cuori (ma non ancora i calici) e aggettivi ben piantati a terra. In fin dei conti, la nona della classifica Fifa ha sconfitto per 5-2 la numero 66. Né più né meno. La Macedonia del Nord era diventata, nell’immaginario popolare, una sorta di strega che conduceva al rogo coloro che avrebbero dovuto bruciarla. Onorando il pronostico (e il gioco), l’Italia di Luciano Spalletti l’ha spazzata via. Alleluia! Non si può non partire dal successo dell’Olimpico per introdurre l’ordalia delle 20,45 di lunedì, sul neutro di Leverkusen, contro l’Ucraina. E’ l’ultima tappa verso l’Europeo tedesco del 2024: subito o ai playoff. Abbiamo gli stessi punti (13), ma il 2-1 di San Siro, firmato dalla doppietta di Davide Frattesi, ci concede l’ombrello del pareggio. Fuor di metafora: due risultati su tre. Occhio, però, alla "calcolite acuta". In passato, ci ha fregato spesso. Per fortuna, l’abate di Certaldo è uno che se ne frega. Mira alla manovra, al coraggio, alla voglia di trasferire in Nazionale la bellezza del suo Napoli. Diversa, magari: come diversi sono gli attori. Ma sempre da copertina.
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Spalletti: "Ci saranno 4-5 cambi. Rigore a Jorginho? Sbagliato forzarlo"

Gli ucraini sono devastati da una guerra che la sconcia aggressione di Vladimir Putin ha reso terribile, infinita. Sportivamente, non hanno più una patria. Ma la sentono. Sono migranti con l’elmetto, che l’obiettivo del secondo posto spingerà al tutto per tutto. Il ct Sergij Rebrov potrà contare su risorse del calibro di Oleksandr Zinchenko, Viktor Tsygankov e Mychajlo Mudryk. Senza dimenticare Anatoliy Trubin, il portiere a lungo sul taccuino dell’Inter. Scolpiti nell’orgoglio, praticano un calcio d’attesa, che non significa di rinuncia, e alternano morsi di pressing a transizioni vibranti.
Non c’era paragone tra i fatturati e le rose, ma a Palermo i macedoni ci avevano beffato e a Skopje frenato. I duelli affascinano proprio perché mescolano, a volte, Davide e Golia. Non all’Olimpico. Blocchetto interista (4 titolari) e primo tempo coi baffi: cross di Giacomo Raspadori e testa di Matteo Darmian, il soldatino che ogni caserma sogna. Improvvisamente, Federico Chiesa, l’hombre del partido. Benché braccato dal rude Bojan Dimoski, due gol. Addirittura. Di destro, su tacco di Nicolò Barella, da posizione centrale; ancora di destro, a giro, complice una scarpa di Jovan Manev, su invito verticale di Domenico Berardi (che stasera non sarà a disposizione). Domicilio sulla fascia, ufficio in area o nei paraggi. Libero d’attacco, come chez Madame, in barba al modulo, 3-5-2 o 4-3-3. Il problema non è la posizione, è la vocazione (del mister): dominante in Spalletti, traccheggiante in Massimiliano Allegri.
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Italia-Macedonia del Nord - Federico Chiesa festeggia con Jorginho

Credit Foto Getty Images

Il repertorio lo avvicina all’eccellenza del football europeo, là dove sono la velocità e la tecnica, in costante simbiosi, a selezionare i candidati. Con Chiesa, gli assist di Barella. Sull’1-0, per la cronaca e per la storia, Federico Gatti si era procurato un rigore (mani-comio di Nikola Serafimov) e Jorginho se l’era fatto parare, con saltello, da Stole Dimitrievski, scudo umano del Rayo Vallecano. Jorginho: colui che, all’epoca di Roberto Mancini, ne "regalò" due alla Svizzera. Era proprio il caso? Con la mira di poi, no. Ma pure chi scrive gli avrebbe lasciato, beccalossianamente, il diritto di replica.
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Barella: "Jorginho? I rigori si sbagliano e si segnano, lui è un esempio"

Nella ripresa, tra cambi e ri-cambi, tale Jani Atanasov ha approfittato dei nostri pisoli per buttarci giù dal letto. Sul 3-2, sono volati stracci che sembravano fantasmi. Ma Raspadori (da Barella) e Stephan El Shaarawy (da Federico Dimarco) li hanno scacciati. E quante occasioni, a corredo. Ricordo en passant che, al netto dei due Mondiali persi, siamo i campioni d’Europa in carica. Spalletti è Cristoforo Colombo, non l’America. E allora: i sentieri di Raspadori o la ciccia di Gianluca Scamacca? Buon segno quando, in assenza di totem, i guerrieri della tribù agitano idee, insinuano dubbi.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail aroberto.beccantini@fastwebnet.ito visitare il blog diRoberto Beccantini
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Spalletti: "Qualificazione? Io non temo nulla e nemmeno i ragazzi..."

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