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Frey si ritira: “Questo calcio senza valori non mi appartiene più"
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Pubblicato 06/12/2015 alle 15:07 GMT+1
L’ex-portiere di Fiorentina e Inter lascia il calcio giocato a 35 anni e dopo due stagioni in Turchia: “Questo mondo mi appartiene sempre meno. Oggi non ci sono più rispetto e valori. Non potevo continuare ad andare in campo soltanto per prendere lo stipendio”
2012-13 Serie A, Genoa, Sebastien Frey (AP/LaPresse)
Credit Foto LaPresse
A 35 anni di età, ha deciso di appendere i guantoni al chiodo. Tanti, ma non troppi per un portiere, il ruolo più “longevo” sul campo da calcio. Ma Sebastien Frey ha scelto di dire “basta” non allo sport in sé, ma al calcio di oggi, quello in cui, dopo tanti anni da protagonista anche e soprattutto in Italia, ormai non si riconosce più, da quanto i valori sono cambiati o meglio, per dirla con parole sue, si sono persi.
“Negli ultimi tre-quattro anni mi sono accorto che questo mondo mi appartiene sempre di meno – ha dichiarato al 'Corriere dello Sport' il portiere francese, visto nella nostra Serie A con le maglie di Inter, Verona, Parma, Fiorentina e Genoa -. Quando ho cominciato a giocare a calcio c’era rispetto. La parola di una persona aveva lo stesso valore di una firma, ora non contano più neanche le firme. I ragazzini, dagli undici anni in poi, hanno in testa le cose sbagliate. Pensano di essere Messi o Cristiano Ronaldo. Vogliono la macchina grossa, le scarpe con il nome sopra, non pensano al calcio. Ma io non so cosa darei per tornare all’età in cui pensi soltanto a portare il pallone e ad andare a giocare con gli amici”.
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Frey - ritiro
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Lasciata l’Italia dopo 15 anni nel luglio 2013, Frey ha giocato nelle ultime due stagioni in Turchia, al Bursaspor, firmando un contratto triennale. Con la squadra turca ha però disputato solamente due annate, trovando l’accordo per la rescissione nella scorsa estate, prima dell’addio definitivo al calcio.
“Quando sono andato a giocare all’Inter, era come essere in una famiglia – ha ricordato -. Non voglio dire che trattassero Frey come Ronaldo, ma a livello umano eravamo tutti uguali. Oggi questo si è perso. La mia ultima esperienza in Turchia è stata la botta definitiva: avevo un’altra stagione di contratto, ma non volevo avvelenare il ricordo che ho del calcio. È stato la mia vita, non posso andare in campo solo per prendere lo stipendio”.
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