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Silvio Berlusconi e 30 anni di Milan: i 10 acquisti più importanti dell'era del Cavaliere

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Aggiornato 12/06/2023 alle 11:56 GMT+2

Silvio Berlusconi si è spento. Il suo nome, legato ora al Monza, sarà però per sempre una parte indelebile della storia del Milan. Un'avventura durata 30 anni, fatta di successi e delusioni. Che cosa ha lasciato l'ex numero uno dei rossoneri? E' stato lui il primo magnate del calcio italiano, l'uomo che ha saputo lasciare un segno in questo sport grazie a eccellenti giocatori e allenatori.

Da Maldini a Van Basten: la top 11 del Milan dell'era Berlusconi

Silvio Berlusconi si è spento a 86 anni lunedì 12 giugno. Il Cavaliere era attualmente legato al Monza, club rilevato insieme all'amico e socio Adriano Galliani con il chiaro intento, portato a termine con grande successo, di riportare l squadra brianzola in Serie A e di fare una bella figura nella massima serie. Il suo nome, però, resterà indissolubilmente legato al Milan, club che ha guidato con una mentalità imprenditoriale innovativa e che ha portato sul tetto del mondo.
È stata una storia lunga e travagliata, che si è conclusa dopo più di 30 anni con la cessione della società nel 2017. Un'avventura fatta di gioie e delusioni, ma fatta anche di tanti trofei che hanno portato proprio Berlusconi a essere il presidente con più successi nella storia del calcio. Una figura molto discussa, ma che ha saputo, a suo modo, rivoluzionare il calcio. È stato lui il primo vero magnate di questo mondo, avviando a fine anni '80 la prassi di spendere cifre astronomiche per gli acquisti e per i relativi contratti dei giocatori. Ora quelle cifre sono state abbondantemente superate, ma fu proprio lui il precursore di quel modo di fare calcio. Poi tanti intuizioni, da Sacchi a Capello, che hanno saputo riscrivere la storia del calcio italiano. Infine gli anni di crisi, quelli che hanno portato alla dolorosa decisione di optare per la cessione: tanti i dubbi inziali, diversi i contraccolpi prima di vedere una vera stabilità societaria e un Milan di nuovo vincente (con lo Scudetto 2021-2022), ma i tifosi rossoneri resteranno sempre grati a Berlusconi per ciò che ha fatto per la squadra e quindi, indirettamente, anche per loro.

L'arrivo di Berlusconi nel 1986: il primo magnate della storia del calcio

Il Milan degli anni '80 viveva una profonda crisi, derivata dagli scandali e dalla doppia retrocessione in Serie B che aveva macchiato il destino di una delle società più importanti d'Europa. Il grave deficit economico avrebbe potuto portare al fallimento, evitato grazie all'arrivo dell'imprenditore milanese Silvio Berlusconi che acquistò il club il 20 Febbraio 1986, risolvendo immediatamente la questione debiti. Donadoni, Bonetti, Galderisi, Massaro e Giovanni Galli sono i primi acquisti di Berlusconi, che provò subito a ridare una certa dimensione ai rossoneri: si trattava di qualche colpo a effetto atto ad attirare i grandi campioni, se consideriamo che Massaro viene acquistato per quasi 7 miliardi (dalla Fiorentina) e Donadoni per più di 10 miliardi (dall'Atalanta). Cifre già altissime per l'epoca che diedero un segnale forte: Berlusconi diventò il pioniere degli acquisti a cifre stellari, con zeri che si sprecano sia per il prezzo d'acquisto, sia per i contratti dei singoli giocatori. Uno degli acquisti che spiccano ancora, sia per il nome, sia per la modalità, resterà quello di Gianluigi Lentini: nel 1992 la stellina del Torino, attaccante, fu acquistata per 18,5 miliardi di lire (oltre 9 milioni degli euro attuali), un 23enne di belle speranze che però aveva infiammato solo i cuori granata, ma in cui la società rossonera avevano visto del grande potenziale non badando a spese.
La top 10 degli acquisti più costosi del Milan:
NomeDal / AnnoCosto*
Manuel Rui CostaFiorentina - 200142 milioni
Filippo InzaghiJuventus - 200137 milioni*
Alessandro NestaLazio - 200230,5 milioni
Carlos BaccaSiviglia - 201530 milioni
Alessio RomagnoliRoma - 201525 milioni
Alberto GilardinoParma - 200525 milioni
Gaúcho RonaldinhoBarcellona - 200825 milioni
Zlatan IbrahimovićBarcellona - 201124 milioni
Andriy ShevchenkoDynamo Kiev - 199923 milioni
Clarence SeedorfInter - 200222,5 milioni
* dati transfermarkt, cifre fino al 2002 riconvertite nel valore in euro a partire dal prezzo effettivo in lire
**più il cartellino di Cristian Zenoni

L'arrivo di Sacchi e i primi successi: una nuova era del calcio

Per vincere non servono solo dei giocatori di qualità, ma bisogna avere anche un progetto tecnico alle spalle. Ecco dunque che Berlusconi scovò Arrigo Sacchi che, con un'idea rivoluzionaria (neanche tanto visto che il tecnico romagnolo era fortemente ispirato dal calcio totale olandese), riescì a stravolgere le gerarchie in Italia e in Europa. Vinse subito lo Scudetto nella stagione 1987/88 davanti al Napoli, anche grazie ai due acquisti di Marco van Basten e Ruud Gullit, poi arrivarono due Coppe dei Campioni (+ 2 Supercoppe Europee), due Coppe intercontinentali e una Supercoppa italiana.
La top 10 degli acquisti più importanti di Berlusconi:
NomeDal / AnnoCosto*
Roberto DonadoniAtalanta - 19868 milioni
Marco van BastenAjax - 1987850 mila euro
Ruud GullitPSV Eindhoven - 19876,75 milioni
Frank RijkaardSporting CP - 19882,9 milioni
Dejan SavićevićStella Rossa di Belgrado - 19927,5 milioni
Andriy ShevchenkoDynamo Kiev - 199923 milioni
Clarence SeedorfInter - 200222,5 milioni
Ricardo KakáSão Paulo - 20038,25 milioni
Gaúcho RonaldinhoBarcellona - 200825 milioni
Zlatan IbrahimovićBarcellona - 201124 milioni
* dati transfermarkt, cifre fino al 2002 riconvertite nel valore in euro a partire dal prezzo effettivo in lire

C'è Capello: altro giro, altro ciclo di vittorie

L'avventura di Sacchi si concluse nel 1991, ma Berlusconi ebbe un'altra intuizione delle sue e scelse Fabio Capello per dirigere il Milan, escluso dalle coppe Europee, per la stagione successiva. Il neo tecnico dei rossoneri portò a casa due Scudetti consecutivi, il primo senza rimediare nemmeno una sconfitta (record assoluto nel calcio italiano con 22 vittorie e 12 pareggi). Quel Milan giocò ben tre finali di Champions League consecutive, ma vinse 'solamente' quella di Atene con uno straordinario 4-0 al Barcellona, grazie alle prodezze di Savicević e a uno scatenato Massaro sotto porta.

Tabárez, Sacchi-bis, Capello-bis, Zaccheroni, Tassotti-Maldini, Terim: la prima grande crisi

Dopo i due cicli di Sacchi e Capello, il Milan di Berlusconi visse un periodo di crisi di risultati. Tabárez, tanto sponsorizzato dal presidente, non rendeva e il Milan richiamò prima Sacchi e poi Capello, ma senza sostanziali miglioramenti. Ci fu poi lo Scudetto di Alberto Zaccheroni, che vinse nel '99 con una squadra tutt'altro che favorita, ma l'ex tecnico dell'Udinese restò comunque poco al Milan. Co fu l'incognita Fatih Terim nel 2001, nonostante la super campagna acquisti di quell'estate che vide il Milan acquistare Manuel Rui Costa (42 milioni) e Filippo Inzaghi (37 milioni più il cartellino di Zenoni), ma anche il turco si arrese abbastanza presto, cacciato dopo una sconfitta contro il Torino alla decima giornata (1-0 per i granata con errore di Inzaghi dal dischetto).
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2014, Silvio Berlusconi, Filippo Inzaghi, AP/LaPresse

Credit Foto LaPresse

Arriva Ancelotti, c'è il rilancio economico e sportivo

Ecco poi Carlo Ancelotti, strappato al Parma, a sostituire Terim e il Milan tornò, quanto meno, in Champions League. Berlusconi mise di nuovo mano al portafoglio assicurandosi giocatori del calibro di Alessandro Nesta (per rimettere in ordine alla difesa), Rivaldo, Clarence Seedorf e John Dahl Tomasson. Era un Berlusconi che non badava a spese e che, copiando Massimo Moratti dall'altra parte del Naviglio, spendeva e spandeva cercando di rilanciare la propria squadra. La missione fu compiuta, poiché i rossoneri riescono a vincere a fine stagione la quarta Champions dell'era Berlusconi, dopo la finale di Manchester vinta nel derby tutto italiano con la Juventus. Due ideologie a confronto, quella di Berlusconi e quella di Agnelli, ma questa volta a trionfare fu il Milan incamerando un altro importante trofeo nel proprio palmarés.

Via Ancelotti: ecco Allegri, poi un declino fatto di parametri zero e di 'allenatori giovani'

Ancelotti riuscì in qualcosa di impossibile, portare un'altra Champions League nel 2007 nonostante il mercato del Milan fosse cambiato drasticamente. Dai colpi ad effetto, ma comunque mirati a migliorare la rosa, si passò a Ronaldo, Christian Vieri, Ronaldinho, David Beckham: giocatori fantastici, ma magari molto vicini all'addio al calcio. Era un segnale importante per ciò che sarebbe poi accaduto: le risorse finanziarie non erano più quelle di una volta e il Milan cominciava a non essere più padrone d'Italia e d'Europa. Allegri fece in tempo a vincere uno Scudetto ma anche lui venne esonerato, essendo considerato dalla dirigenza dei rossoneri non adatto a valorizzare la squadra in suo possesso. Peccato che nessuno dopo di lui ci sarebbe comunque riuscito: il Milan pescò allenatori "giovani" e con DNA rossonero, ma tutti fecero peggio di Allegri, da Seedorf ad Inzaghi, passando per Brocchi.

2016: l'accordo con i cinesi, poi la cessione

Negli ultimi anni anche Silvio Berlusconi si accorsedi non poter competere con i grandi club europei e soprattutto con i nuovi sceicchi e magnati pronti a ripercorrere - in un certo senso - le sue orme. Dagli emiri ai russi, fino ai ricchi statunitensi, in questo mondo di cifre a sei zeri dove si può acquistare un giocatore a 110 milioni, non c'era più posto per Berlusconi che riuscì comunque a portare a casa un accordo importante per la cessione del suo Milan. Dopo diverse cordate - e diverse fumate nere - arrivò la migliore offerta: quella dei fratelli Li che 'regalarono' a Berlusconi 740 milioni, compresi i 220 di debiti. Perché la cessione arrivò così tardi? Erano almeno due anni che Berlusconi cercava di cedere, ma sperava di trovare un compratore che fosse disponibile a pagare l'intera richiesta fatta da Fininvest (più di 500 milioni per il valore del Milan) oltre a pagare i debiti residui e dare garanzie per il futuro, cosa che Sino-Europe Investment Management Changxing è riuscita a fare. Dopo gli accordi del 2016, l'ufficializzazione del passaggio di proprietà nel 2017.

L'eredità di Berlusconi

Dopo il suo ritorno al calcio al timone del Monza dal 2018, il mondo delle compravendite aveva rivisto sprazzi di quel Berlusconi dei tempi migliori, ma chiaramente in tono minore: per il club brianzolo il Cavaliere diede fondo ai mezzi di cui poteva disporre per allestire una squadra competitiva prima per una cavalcata di promozioni e poi, una volta raggiunta la Serie A, per una permanenza più o meno serena nel massimo campionato. Il Monza è stato uno dei club più attivi sul mercato nella finestra dell'estate 2022, con acquisti mirati e anche di un certo valore (tra cui l'acquisizione in prestito, su tutte, di Andrea Petagna), a riprova del fatto che, se hai una mentalità da imprenditore d'assalto, difficilmente la perdi, ma riesci a riadattarla e ridimensionarla con successo alla situazione che stai vivendo. Oltre a un club sano e con prospettive di crescita in termini di risultati, il lascito di Silvio Berlusconi al mondo del calcio è questo: acquisti sensati, a volte anche con un margine di rischio, e lungimiranza sono la base per avere successo.
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Berlusconi: "Basta acquisti: ne abbiamo fatti 13 e sono io che pago!"

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