Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Atto di forza di Gazidis: via Boban e dentro Rangnick, ma il Milan può essere il Lipsia italiano?

Paolo Pegoraro

Aggiornato 05/03/2020 alle 16:23 GMT+1

Per editto dell'ad rossonero Boban lascia da subito il club e a fine stagione scatterà l'avvicendamento in panchina con il Milan destinato ad accogliere l'allenatore-direttore sportivo Ralf Rangnick. Viaggio all'interno dell'ultima rivoluzione in casa rossonera.

Boban ai saluti con il Milan

Credit Foto Eurosport

Il Chief Football Officer del Milan Zvone Boban è ormai in procinto di lasciare il club, il direttore tecnico Paolo Maldini potrebbe seguirlo a ruota. Siamo alle soglie dell’ennesima rivoluzione in casa rossonera, l’ennesimo anno zero da cui ripartire. O quanto meno provarci, tra mille dubbi e altrettanti interrogativi. Stavolta l’amministratore delegato Ivan Gazidis non ha voluto fare prigionieri: chi non promuove la sua proverbiale “linea verde” può fare le valigie. Detto che la proprietà Elliott non ha un vero e proprio portavoce per quanto concerne il Milan (di certo non lo è mai stato il fondatore e partner del fondo Paul Singer), una cosa è ormai appurata: comanda Gazidis, senza "se" e senza "ma".

Le ragioni di Gazidis

Era successo a tempo debito con Gattuso nei colloqui di fine anno, il copione si è ripetuto con Boban nelle ultime concitate settimane: la politica del mix tra giovani talenti e campioni fatti e finiti – filosofia condivisa nei fatti dall’ex allenatore del Diavolo e dall’attuale dirigente – per consentire al Milan di ottenere risultati nell’immediato e al contempo sviluppare giovani non sarà più tollerata da Gazidis. Via libera al progetto, rigorosamente all’insegna della sostenibilità economica, improntato ai talentini da far crescere e disporre in seguito in “vetrina” per generare plusvalenze e garantire l’autofinanziamento del club. L’uomo del destino nell’ottica dell’ad sudafricano di origini greche è Ralf Rangnick, figura di allenatore-direttore sportivo artefice della scalata ai vertici del calcio tedesco del Lipsia. Un unicum in Italia, qualora questa ipotesi si materializzasse.
picture

Ivan Gazidis

Credit Foto Getty Images

Il caso emblematico: Ibrahimovic

La gestione della prima parte di stagione 2019/2020 è sintomatica della frattura: il Milan, su imbeccata di Maldini, si affida a un profilo di maestro di calcio per valorizzare i tanti giovani presenti in rosa. Marco Giampaolo però non si dimostra all’altezza del compito e la società compie la prima, brusca, inversione a “U”: via il maestro di calcio, dentro il “normalizzatore” pragmatico Stefano Pioli. La situazione di classifica resta però allarmante e a quel punto Boban prende in mano la situazione arrivando alla conclusione che per trarre d’impaccio il Milan serve un “totem”, un campione ancora in grado di spostare gli equilibri e al contempo migliorare il livello dei compagni e, perché no, fare da chioccia ai più giovani. La ciambella Ibrahimovic riesce col buco ma paradossalmente, alla luce della nuova editoriale, sono in molti a pensare che persino il salvatore della patria Zlatan sia destinato a lasciare di nuovo Milano.
picture

Zlatan Ibrahimovic esulta dopo il gol del definitivo 4-2 al Torino in Coppa Italia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Pro e contro

I pieni poteri Gazidis – con gli uomini di fiducia Hendrik Almstadt e Geoffrey Moncada destinati ad acquisire credito in società – determineranno nell’immediato la sparizione di quel mostro a due teste per definizione stessa controproducente. Area amministrativa e area tecnica, pur nell’ambito di una chiara separazione di poteri, non possono avere visioni diametralmente opposte. L’azzardo però resta evidente: in Italia affidarsi a una figura di manager all’inglese equivale a oltrepassare le colonne d’Ercole e quello di Rangnick avrebbe tutti i crismi dell’esperimento. A Lipsia il "professore" ha sempre avuto le spalle coperte dal colosso Red Bull, al Milan la presenza del fondo Elliott resta ineffabile e, a sentire gli spifferi, transitoria. Gazidis, inoltre, mettendo alla porta i “milanisti” in seno alla società e creando i presupposti perché a lasciare Milanello siano anche i veterani (Ibra, in primis) corre il serio rischio di alienarsi i favori di una tifoseria che proprio grazie al ritorno del fuoriclasse svedese si è riaccesa ritrovando entusiasmo e riempiendo San Siro.
Le scoperte di Rangnick
Per quanto decifrabile (almeno dal punto di vista del diretto interessato) la rivoluzione Gazidis resta assai rischiosa. Il Milan può davvero diventare una sorta di Lipsia italiano acquisendo giovani sconosciuti ai più per poi valorizzarli? Rangnick - più avvezzo alle scrivanie che ai campi da gioco ormai - è l'uomo giusto per valorizzare e far sovraperfomare giocatori lontani dall'allure di top player? Al netto dei legittimi interrogativi, il nuovo plenipotenziario rossonero sta per cambiare i connotati del Diavolo.
picture

Ibrahimovic è tornato a Milano: l'abbraccio con Boban e i tifosi del Milan in delirio

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità