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Gravina sfida il Governo: "Non firmerò mai per lo stop dei campionati. Ce lo imponga!"

Simone Eterno

Aggiornato 29/04/2020 alle 23:49 GMT+2

Il presidente della FIGC dichiara formalmente 'guerra' al Governo: ""Io sto tutelando gli interessi di tutti. Vogliono lo stop? Lo faccia il governo, a quel punto rispetterò le regole".

Gabriele Gravina, presidente FIGC

Credit Foto SID

Ormai è guerra aperta: da un lato il fronte di una parte della Lega Serie A, con la maggioranza, pare, dei club, e tutti gli altri soggetti coinvolti dagli interessi economici. Dall’altra, il Governo, la cui posizione del Ministro dello Sport è apparsa spesso ambigua, ma alla fine – almeno stando all’ultima versione – pare indirizzata a una soluzione in ‘stile Francia’, ovvero lo stop.
Ed è allora quello che ha chiesto, stasera, a mo' quasi di provocazione, il presidente della FIGC Gabriele Gravina. Dichiarazioni bomba: “Io non decreterò la fine del calcio. Se lo vogliono, dovrà imporlo il Governo”.
Basta questa affermazione per capire come la battaglia sia tutta intorno alla responsabilità; perché in Italia nessuno pare voglia prendersi in mano questa patata bollente. Una decisione troppo pesante, da qualsiasi parte la si voglia vedere: se non si gioca, si rischia il fallimento di tante e l’infinita questione dentro i tribunali. Se si gioca, beh... la salute.
Ecco perché è una partita complicatissima, in cui stasera Gravina, intervenuto in un meeting online organizzato dall’Ascoli Calcio, si è chiaramente chiamato fuori:
"Il piano B in caso di stop definitivo del calcio? Il mio senso di responsabilità mi porta ad avere un piano B, C, D. Ma se esso deve far rima con 'è finita' dico che, finché sarò Presidente della FIGC, non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché sarebbe la morte del calcio italiano".
Gabriele Gravina: "Che sia il governo a imporci il blocco dei campionati di calcio"
Più chiaro di così non si poteva: Gabriele Gravina non vuole essere il giustiziere del calcio italiano. Se si vuole fermare tutto, come in Francia, dovrà essere il governo, esattamente come è stato Oltralpe. Gravina infatti prosegue così:
"Io sto tutelando gli interessi di tutti. Quindi, ripeto, mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale, salvo condizioni oggettive, relative alla salute dei tesserati, allenatori, staff tecnici e addetti ai lavori, ma qualcuno me lo deve dire in modo chiaro e mi deve impedire di andare avanti. Vi immaginate quanti contenziosi dovremmo affrontare in caso di stop? Chi viene promosso? Chi retrocede? Quali diritti andremo a calpestare? Tutti invocano il blocco, lo faccia il Governo, ce lo imponga, io rispetterò sempre le regole. Ogni giorno devo rintuzzare attacchi e la gente non capisce o fa finta di non capire. Ribadisco ancora una volta il concetto: io la firma su un blocco del campionato non la metterò mai".
Insomma, per il futuro del calcio italiano la palla decisiva passa al Governo. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Al comitato di esperti che gli sta dietro. Magari anche al Ministro dello Sport. I diretti protagonisti del pallone italiano, coloro che lo animano, come FIGC e Lega Serie A, non lo faranno.
Chissà che dal punto di vista del Governo non si aspetti domani (giovedì 30 aprile), giornata decisiva in Germania. La cancelleria di Angela Merkel sarà infatti chiamata a esprimersi definitivamente sulla ripresa dopo l’ok di massima arrivato dai Lander.
Dovesse provarci la Germania, si dimostrerebbe che esistono due strade: fermare tutto, come in Francia; oppure giocare a porte chiuse, come sembrerebbero voler fare i tedeschi. Dovesse arrivare il ‘nein’ della signora Merkel, beh, allora, per il calcio italiano, sarebbe solo una questione di tempo: con Francia e Germania che dicono stop, si accoderebbe anche l’Italia. Aprendo la fila a ciò che più Gravina teme: l’infinita estate dei tribunali.
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Serie A unanime: sì alla ripresa ma il braccio di ferro col Governo prosegue

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