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Inter, razzismo e il caso Lukaku: il comunicato delirante della Curva Nord

Simone Pace

Aggiornato 04/09/2019 alle 12:36 GMT+2

Di fronte ai vergognosi buu razzisti rivolti all'attaccante belga durante Cagliari-Inter, la sola reazione condivisibile è la ferma condanna. Eppure si assiste a distinguo e tentativi di minimizzare che francamente non possono essere accettati. Perché il razzismo non si misura a peso, il razzismo è razzismo in quanto tale e come tale va trattato.

Romelu Lukaku, Antonio Candreva, Inter, Serie A 2019-2020

Credit Foto LaPresse

Le immagini degli squallidi ululati razzisti rivolti a Romelu Lukaku durante Cagliari-Inter di domenica scorsa hanno fatto e continuano a fare il giro del mondo. Si tratta di scene francamente inaccettabili di fronte alle quali l'unica reazione condivisibile è la pura e semplice condanna, senza se e senza ma. Senza distinguo e senza dare l'impressione - in nessun modo - di voler minimizzare quanto accaduto. Eppure non è andata proprio così. Se è vero che, a partire dallo stesso Lukaku che all'indomani della partita non ha usato giri di parole e invocando l'intervento della Federazione, nelle scorse ore non sono mancate prese di posizione che non è azzardato definire discutibili (nella migliore delle ipotesi) o assurde (nella peggiore). Iniziamo dal comunicato del Cagliari.
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Romelu Lukaku - Cagliari-Inter - Serie A 2019/20

Credit Foto LaPresse

La presa di posizione del Cagliari

Il giorno dopo il match contro l'Inter la società sarda ha pubblicato su Twitter un post dal titolo emblematico: "Il Cagliari Calcio dice #NoToRacism". Le prime righe del comunicato, tuttavia, spiazzano: "Il Cagliari Calcio prende con forza le distanze dagli sparuti, ma non meno deprecabili episodi verificatisi alla Sardegna Arena in occasione di Cagliari-Inter". È l'aggettivo sparuti a lasciare piuttosto interdetti: una precisazione inopportuna per un caso grave di per sé, a prescindere da quante siano state effettivamente le persone a esibirsi in quei terribili ululati. Il razzismo non si misura a peso. Il razzismo è razzismo in quanto tale, punto. Ferma restando la responsabilità individuale delle azioni commesse.

L'assurdo comunicato della Curva Nord

Fino ad arrivare al delirante comunicato diffuso nel pomeriggio di martedì 3 settembre dalla Curva Nord dell'Inter. Una lunghissima lettera, rivolta direttamente a Lukaku, nella quale si cerca in modo maldestro di derubricare gli ululati razzisti a semplici manifestazioni di tifo contro. E nella quale, con un'acrobazia logica e dialettica che non sta in piedi nessun modo, viene persino scaricata sulle spalle dell'attaccante belga la responsabilità di sollevare un problema che - testuale - "qui non c’è o quantomeno non viene percepito come in altri Stati". Chi prende di mira in maniera sistematica una persona di colore con ululati ed epiteti razzisti, altro non è che un razzista e come tale deve essere chiamato. È un concetto chiaro, che non ammette scorciatoie o tentativi di fuga dalle proprie responsabiltà.

Lo stadio come luogo di inclusione

Devi capire (Lukaku, ndr) che in tutti gli stadi italiani la gente tifa per le proprie squadre ma allo stesso tempo la gente è abituata a tifare contro gli avversari non per razzismo ma per aiutare le proprie squadre
La lotta al VERO razzismo deve cominciare nelle scuole non negli stadi, i tifosi son solo tifosi e agiscono in modo differente allo stadio e nella vita reale
Nel comunicato della curva Nord viene espresso a più riprese il concetto secondo cui lo stadio fa da contenitore ai comportamenti più beceri, comportamenti che tuttavia non vengono replicati nella vita di tutti i giorni. Come dire: si può essere razzisti allo stadio, ma finisce lì, lo "sfogo" dura il tempo della partita. Ma anche su questo punto è impossibile essere d'accordo: essendo luogo mediatico per eccellenza e sempre più aperto ai bambini, gli stadi devono essere per definizione luoghi di inclusione e non spazi privi di regole dove sfogare i più bassi istinti.
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