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Serie A, Inter, gli sfoghi di Antonio Conte: troppi, ma questa volta non solo alibi

Roberto Beccantini

Aggiornato 06/02/2021 alle 08:06 GMT+1

SERIE A - Sono solo parole, e le parole volano, ma Antonio Conte deve aver fiutato il vento. L'ultima picconata riguardo "il progetto fermatosi ad agosto". Prenderà anche 12 milioni netti a stagione, il signor Mister, ma di mercato non è mai sazio, fin dai tempi in cui, alla Juventus, invidiava i ristoranti da 100 euro. Va di moda lavare i panni sporchi in pubblico, non più in privato...

Focus: Antonio Conte e i problemi ancora irrisolti dell'Inter

Credit Foto Eurosport

Sono solo parole, e le parole volano, ma Antonio Conte deve aver fiutato il vento. L’ultima picconata riguarda il progetto “fermo” da agosto. Da quando, cioè, il Covid ha cambiato il mondo e la Cina ha deciso di limitare drasticamente gli investimenti “superflui” all’estero. Anche per questo il gruppo Suning, in sella da cinque stagioni, sta cercando fondi di sostegno, se non, addirittura, di vendere l’Inter. L’ha capito persino Massimo Moratti.

Classifiche e risultati

E così niente N’Golo Kanté, il lucchetto che trovò al Chelsea; e niente Edin Dzeko, l’ideale vice di Romelu Lukaku. Perché sì, prenderà anche 12 milioni netti a stagione, il signor Mister, ma di mercato non è mai sazio, fin dai tempi in cui, alla Juventus, invidiava i ristoranti da 100 euro, lui condannato (?) alle mense da 10. I ruoli, almeno questi, sono chiari: Beppe Marotta fa il pompiere, Conte il piromane.
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Conte: "Dzeko? Io non ho chiesto niente, voi fate fumo"

L’intento è sorvegliare il carro: da coloro che vogliono salirci (la stampa, vil razza d’annata o dannata) e da coloro che meditano di scendervi (la famiglia di Steven Zhang, fra stipendi da pagare e debiti da ripagare). Difendere la squadra è cosa buona e giusta, anche se il tackle su Alexis Sanchez proprio morbido non è stato: “I suoi numeri sono impietosi, quelli di un attaccante devono essere più importanti”. Alla faccia: impietosi. Va di moda lavare i panni sporchi in pubblico, non più in privato. Come José Mourinho, Conte fa il bucato in diretta tv.
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Conte: "Sanchez? Numeri impietosi, deve essere più cinico"

Divide e sprona, piange e rimpiange (certi poteri). Immagino che gli abbiano fatto promesse che il tracollo finanziario legato alla pandemia ha poi demolito: e comunque, negli anni "cinesi", non è che l’Inter non abbia speso. Scritto ciò, aggiungo che con l’attuale organico la fase a gironi di Champions avrebbe dovuto superarla “whatever it takes” (e invece è fuori da tutto); e che, sempre con le risorse a disposizione, scudetto e Coppa Italia restano largamente alla portata. E se finire dietro la Juventus, che ha vinto gli ultimi nove, ci può stare, perdere dal Milan, rivitalizzato da un quasi quarantenne, Zlatan Ibrahimovic, sarebbe uno smacco omerico. I tifosi lo aspettano sulla sponda del fiume. Se vince, gli dedicheranno una piazza; se non vince, dovrà accontentarsi di una (o di un) “via”. Ha definito “strana” la situazione, al di là del nuovo logo che i padroni in fuga vorrebbero imporre ai mercati.
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Eriksen e 4-3-1-2, Conte ha trovato il suo piano B?

L’idea dell’uomo solo al comando lo eccita; meno, molto meno, la prospettiva di un uomo solo con poco comando: nel senso di pochi soldi da impiegare. E allora: regali pure titoli e collezioni pure sfoghi, ma non offra alibi né a sé stesso né ai dipendenti, già scossi dai periodici appelli alle rose che, se si esclude Achraf Hakimi, il club non volle o non seppe cogliere. Christian Eriksen a parte: mai amato perché mai voluto. Rimangono, sparsi qua e là, i coriandoli delle dimissioni. Il suo omonimo, Giuseppe, si è già pentito di averle date. All’ex premier, se richiesto di un consiglio, Antonio avrebbe di sicuro regalato la chicca di Bruno Pesaola quando, ai tempi di un Bologna in crisi, al cronista che osò domandargli se mai ci stesse pensando, rispose: “Sei matto, e se poi le accettano?”.
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Conte: "Ai miei giocatori non vendo fumo"

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