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Serie A, Milan, un anno di Pioli: cosa resta da fare?

Paolo Pegoraro

Aggiornato 09/10/2020 alle 16:52 GMT+2

La gestione Stefano Pioli compie un anno: il suo Milan ha riguadagnato credibilità e veleggia a una media scudetto, ma il difficile deve ancora venire.

Stefano Pioli - Sampdoria-Milan - Serie A 2019/2020 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

09/10/2019-09/10/2020, è passato un anno dal subentro di Pioli a Marco Giampaolo e francamente è tempo di dare a Stefano ciò che è di Stefano. Già, il tecnico emiliano non si è limitato a normalizzare il Milan ma lo ha potenziato eccome, ridandogli credibilità e costruendo un vestito su misura – un 4-2-3-1 recitato allo stato dell’arte pressoché a memoria dai rossoneri - per la sua squadra. I numeri mentono quasi mai e nel caso specifico sono tutti dalla parte di questo allenatore magari poco sbandierato mediaticamente ma che sul campo sa lavorare come pochi. Un artigiano di qualità, volendo liberamente parafrasare una popolare réclame.
Pioli ai Raggi X
  • Partite: 41
  • Vittorie/Pareggi/Sconfitte: 24/11/6
  • Media Punti: 2.02
  • Striscia aperta: 15 vittorie-4 pareggi (19 risultati utili, superati i 16 di Ancelotti)

Scala(ta) a Pioli

24 vittorie su 41 partite complessive, una media punti di 2,02 che sale a 2,57 se circoscritta al post lockdown, striscia aperta di 19 risultati utili consecutivi a cavallo delle ultime due stagioni e scalpi d’eccezioni quali quelli di Juventus, Lazio e Roma: la gestione Pioli si è srotolata in un crescendo rossiniano, con il tecnico ex Fiorentina, Inter e Lazio a trascinare il Milan dalle cattive acque della Serie A sino alla fase a gironi dell’Europa League con consistente ambizioni Champions per l’attuale campionato. Certo, l’arrivo del totem Ibrahimovic e una discreta porzione di Eupalla (ci piace definirla così su questi schermi la buona sorte) sono venuti in soccorso per il raggiungimento dell’obiettivo ma i meriti di Pioli sono cristallini, vuoi nella gestione tecnica che in quella dello spogliatoio.
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Ibra, Pioli, modulo, ambiente: la svolta del Milan spiegata in 5 punti

Cosa resta da fare?

Il difficile viene adesso: parrebbe una frase fatta ma non la è affatto. Sì perché ora Pioli è chiamato a uscire dalla comfort zone del salvare ”unicamente” la faccia, (ri)proiettando il Milan in un’altra dimensione: senza troppi giri di parole, deve classificarsi in quota Champions League a fine anno dando continuità a risultati sempre più spumeggianti e tenere alto l’onore del Milan in Europa League avanzando il più possibile e al contempo scacciando figuracce come quella (sfiorata) in Portogallo. In ultima analisi, il Diavolo non può più nascondersi: aver preferito alla rivoluzione Rangnick la reazione Pioli estendendo il contratto del senatore Zlatan Ibrahimovic dopotutto è stato una sorta di all-in sulla dimensione presente. E gli obiettivi vanno di conseguenza centrati, tutti e subito.
La stretta di mano tra Pioli e Ibrahimovic, Sassuolo-Milan, Serie A 2019-20
"Il Milan si è qualificato ai gironi di Europa League, ma che fatica. Milan apparso bloccato e con poche azioni manovrate. Il Milan è cresciuto in difesa, soprattutto per l'aggressività. Ma il pressing è relativo. Pioli sta facendo un ottimo lavoro, ha dato un grande spirito di squadra. Oggi tutti i giocatori danno tutto ciò che hanno. Ma in Europa serve un calcio più collettivo e di dominio. Pioli deve riuscire a creare una squadra organica, un gruppo in cui tutti partecipino alla fase offensiva e difensiva. Possesso, pressing e passaggi rasoterra devono diventare la norma." (Arrigo Sacchi)
Pioli post lockdown
  • Risultati utilli: 19
  • Gol segnati: 49
  • Gol subiti: 16
  • Media punti: 2,57
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Pioli: "Abbiamo un'identità precisa. Tonali? Gli serve tempo"

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