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Caso plusvalenze, tutti prosciolti! Cadono le accuse verso Juventus, Napoli e le altre società

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Aggiornato 15/04/2022 alle 16:33 GMT+2

CASO PLUSVALENZE - Nessuna inibizione, nessuna multa: le accuse della procura cadono nel vuoto, non ci sarà nessuna sanzione verso i dirigenti e le società coinvolte nel caso plusvalenze. Andrea Agnelli e Aurelio De Laurentiis rischiavano, fino a poche ore fa rispettivamente 12 mesi e 11 mesi di squalifica.

Agnelli: "Vogliamo libertà di creare nuova competizione"

Liberi tutti. E' ciò che trapela da Tribunale federale al culmine del processo in merito al caso plusvalenze, che aveva coinvolto ben 59 dirigenti di undici società calcistiche italiane. L'accusa della procura federale FIGC in merito a compravendite tra club sostenute su valori di mercato sospetti si è prosciugata in un batter di ciglia, senza mietere alcuna vittima o tantomeno imporre alcuna sanzione verso i club coinvolti.
In udienza, la procura federale aveva chiesto 12 mesi di inibizione più 800mila euro di multa per il presidente della Juventus Andrea Agnelli, mentre per il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis erano stati chiesti 11 mesi e 5 giorni.

Il comunicato FIGC

"Il Tribunale Federale Nazionale presieduto da Carlo Sica ha prosciolto tutte le società, i dirigenti e gli amministratori dei club che erano stati deferiti dalla Procura Federale per avere contabilizzato nelle relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti a quelli consentiti dai principi contabili. Le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni".

Le motivazioni del verdetto

Come si è arrivati a questa svolta clamorosa? Sebbene ci sia ancora poca chiarezza, possiamo delinearlo facilmente. La difesa della Juventus lo aveva anticipato a sua volta, dichiarando i parametri su cui erano stati calcolati gli addebiti dalla procura, come "inapplicabili" siccome per stabilire che una plusvalenza è fittizia e che quindi sia stato comunicato un dato falso, bisognerebbe avere come riferimento un parametro normativo o tecnico. Insomma, il verdetto smonta l'impianto accusatorio definendolo, in poche parole, del tutto "fittizio".
Se un dato non è falsificato dai registri, allora è legittimo. Secondo questo sviluppo dunque, è impossibile stabilire un qualsiasi modello per stabilire quali valori delle transazioni siano legittimi e quali no. La prossima mossa, per Chiné e l'accusa, sarà quella di presentare appello.
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