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Serie A - La morale di Juventus-Inter: il Napoli è proprio di un altro pianeta

Roberto Beccantini

Aggiornato 07/11/2022 alle 14:55 GMT+1

SERIE A - Sembrava che la camomilla di Allegri avesse i minuti contati, invece è stata l’Inter a saltare per aria. Ha saputo soffrire la Juventus, pallida e generica. Ma tosta: comunque, dovunque. Quarta vittoria di fila in campionato per i bianconeri, quinta sconfitta per i nerazzurri. Fra una settimana il Mondiale, intanto la stagione urla che si va verso Napoli-Milan. Come negli anni Ottanta.

Un'azione di Juventus-Inter

Credit Foto Getty Images

La sentenza dello Stadium va letta bene e fino in fondo: 1) Il Napoli resta di un’altra categoria. 2) Se su tredici partite ne perdi cinque, alludo all’Inter, proprio uno squadrone non sei o non sai di essere; nelle corse a tappe, almeno. 3) Avere la miglior difesa, penso alla Juventus, continua a pagare (non in Europa, però).
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Allegri: "Ora testa a Verona per non buttare all'aria tutto"

Sembrava che la camomilla di Massimiliano Allegri avesse i minuti contati: un’occasione di Edin Dzeko; una, più grossa, di Denzel Dumfries; bacini assortiti degli dei. Invece no, è stata l’Inter a saltare per aria. Succede, quando sei più forte ma non lo fai pesare. Il 2-0 della Juventus è affiorato, guerriero, da un secondo tempo che Hakan Calhanoglu aveva introdotto impegnando Wojciech Szczesny. D’improvviso, si è acceso Filip Kostic. Fin lì, uno dei peggiori. Cornice della cornice. Periferia della periferia. Si scrolla Nicolò Barella e arma il destro di Adrien Rabiot per la volata che spacca l’equilibrio bigio e grigio. Offre a Danilo, su corner, la girata del raddoppio confiscata, per mani-comio, dal Var. Costringe André Onana a salvarsi di palo. Smarca Nicolò Fagioli per la rete che, complice Robin Gosens, blinda il risultato. Tutto d’un fiato. Tutto in 45’. Tutto da sinistra.
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Bremer: "Non sono al 100%, ma sto migliorando"

Calcio, mistero senza fine buffo. Allegri, la «palla al piede» della Juventus, butta giù dalla torre Simone Inzaghi, il raffinato stratega che aveva dato spettacolo al Camp Nou. Lautaro Martinez avrebbe potuto pareggiare, ma Szczesny l’ha murato. Dopodiché, cambi di qua e cambi di là (due soli, Madama) e un destino che Bremer, al rientro, Danilo e Rabiot - la zoccolo duro - hanno coccolato sino a farselo amico. Ha saputo soffrire, la Juventus, pallida e generica. Ma tosta: comunque, dovunque. E passata la tempesta, fatale e letale. Non avrei tolto Federico Dimarco, che in avvio aveva spremuto Juan Cuadrado. Avrei inserito Federico Chiesa, sì, ma non al posto di Arkadiusz Milik, l’unico traliccio che proteggeva i campanili delle retrovie. Non aveva mai battuto una Grande, Allegri. Continua a non batterle, Inzaghino.
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Rabiot esulta per il gol in Juventus-Inter - Serie A 2022/2023

Credit Foto Getty Images

Fabio Miretti trequartista o giù di lì faticava a reperire un domicilio plausibile. Non Fagioli, più mobile e, come testimonia il secondo gol consecutivo, più ficcante. Piano piano, Barella è calato e Rabiot cresciuto, di Kostic ho scritto, di Dumfries lo faccio adesso: male, alla distanza. Lau-toro e Dzeko sono mancati sotto porta. E così la Juventus, quinta, scavalca gli acerrimi rivali e rimane a 10 punti dal Napoli. L’Inter scivola a 11. Se era uno «spareggio», l’ha perso due volte. D’accordo, fra una settimana tutti in vacanza, arriva il Mondiale e dal 4 gennaio comincerà un nuovo romanzo. Intanto la stagione urla che si va verso Napoli-Milan come negli anni Ottanta, all’epoca di Diego Armando Maradona e Marco Van Basten.
Sculacciare l’Inter, da Calciopoli in poi, per la Juventus ha un sapore che esula dalla classifica. Allegri, lui, si gode la quarta vittoria di fila, dopo l’1-0 al Toro, il 4-0 all’Empoli e l’1-0 di Lecce. Barricate e ripartenze: catechismo vintage, il suo. Che non cancellerà mai l’onta di Haifa e i 5 k.o. in Champions, ma aiuta a sbarcare il lunario e a immaginare un futuro che possa combaciare con spicchi di presente. Finalmente i giovani: per forza. Sempre Kostic: per scelta. In attesa di Chiesa e Angel Di Maria, oggi spiccioli domani chissà. Non escludo che Inzaghi torni a essere la schiappa pre-Barcellona e Allegri diventi un piccolo Adani. In Italia siamo fatti così. La tirannia del tabellino ci rende ostaggi. È come se l’assenza di Romelu Lukaku avesse strappato la corazza all’Inter: può battere molti, molti possono batterla. La Juventus è una signora in cura. Se non altro, non più sedata o seduta.
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