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Milan, il caso strano di Stefano Pioli: un genio, poi arriva il derby e tutti giù per terra. Colpa nostra, anche

Roberto Beccantini

Pubblicato 18/09/2023 alle 20:30 GMT+2

SERIE A - Chissà quali pozioni misteriose e quali atmosfere gotiche trasformano Stefano Pioli, il creativo allenatore che soffiò lo scudetto proprio all’Inter di Simone Inzaghi, nello squinternato tirocinante che, dal 18 gennaio al 16 settembre, ha messo in fila una sequenza da brividi: 0-3, 0-1, 0-2, 0-1, 1-5.

Pioli: "Derby delusione forte, per fortuna c'è la Champions"

La batosta che il Milan ha incassato dall’Inter nel quinto derby dell’anno solare appartiene alla vita romanzata che Robert Louis Stevenson tradusse nel celebre e strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde. Chissà quali pozioni misteriose e quali atmosfere gotiche trasformano Stefano Pioli, il creativo allenatore che soffiò lo scudetto proprio all’Inter di Simone Inzaghi, nello squinternato tirocinante che, dal 18 gennaio al 16 settembre, ha messo in fila una sequenza da brividi: 0-3, 0-1, 0-2, 0-1, 1-5.
Eppure, come i cugini, veniva da tre successi e da una cascata di coccole. Eppure Inzaghino, non più tardi della scorsa stagione, aveva rischiato l’esonero; eppure persino la Juventus di Massimiliano Allegri, al netto delle sconfitte nella finali di Champions, ogni tanto le suonava al Barcellona di Leo Messi e al Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Pioli è diventato un’eccezione. L’ultimo hurrà risale al 3 settembre 2022: 3-2 in rimonta. Dopodiché, silenzio-stampa, silenzio-radio, silenzio e basta. E non è che l’Inter abbia stravolto la rosa. Se mai, l’ha stravolta il Milan.
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Olivier Giroud e Francesco Acerbi durante Inter-Milan 2023-2024

Credit Foto Getty Images

Voce dal fondo: mancavano Fikayo Tomori e Pierre Kalulu. I lucchetti di casa Maignan. Provate a dirlo ai «prestazionisti»: vi rideranno in faccia. I giocatori non contano: conta il «giuoco». Possibile che Pioli riesca a battere più o meno tutti, da José Mourinho ad Allegri, da Gian Piero Gasperini a Luciano Spalletti, ma non più mister «Spiaze»? Il calcio è metà arte e metà riffa, difficile raccontarlo in termini razionali. Immagino il disorientamento dei tifosi. Nessun dubbio che l’Inter sia globalmente più attrezzata, ma perdere sempre, e quasi sempre allo stesso modo - incipit molle, fotte difensive, scarsa efficacia - fa girare le scatole. Ha impressionato, della Waterloo di sabato, la resa dei nuovi: Christian Pulisic, Ruben Loftus-Cheek, Tijjani Reijnders. Non si esclude un abuso d’incenso. Come, nei confronti del domatore, un eccesso di neologismi. La «piolata» è la più fresca: riguarda Davide Calabria e il suo impegno ibrido, terzino o interno a seconda delle esigenze. Ah, questi spacciatori.
Non si può non sorridere di fronte alla frase scelta da Stefano per riassumere e liquidare l’analisi: «Nei primi quattro minuti avevamo dominato noi». Ricorda le classifiche «ad squadram» di Adriano Galliani, legate - in base ai calcoli e alle mozioni - ai primi tempi, a una striscia di partite, eccetera. C’è un altro dettaglio: coinvolge la storia del Milan, che gli olandesi spinsero su picchi di un illuminismo tattico-strategico lontano dai parametri domestici. Ecco: non vorrei che Pioli leggesse troppo le erudite omelie di Arrigo Sacchi, che ne fu la bussola, e poco i rapporti dei suoi scout (quelli dedicati a Marcus Thuram, per esempio). E, di conseguenza, petto in fuori, testa alta, avanti Savoia. Mi obietterete che le cose non andarono molto diversamente nemmeno quando decise di passare alla diga a tre, una mossa che sta alla saga del Diavolo come il corto muso al catechismo di Maurizio Sarri. Vero.
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Simon Kjaer a colloquio con Olivier Giroud durante Inter-Milan - Serie A 2023-24

Credit Foto Getty Images

Il senso di umiliazione che ha preso il popolo milanista è forte. Guai, però, a farlo sfociare nella rassegnazione. Lo stesso dicasi per i vertici e per lo staff. Con o senza Paolo Maldini, Rafa Leao continua a spegnersi sul più bello. Martedì a San Siro, intanto, irrompe il Newcastle di Sandro Tonali. Bisogna resettare senza dimenticare. Sarà interessante misurare la risposta della Curva, cui Pioli non ha chiesto scusa: e perché mai avrebbe dovuto? Il suo Milan ha sempre reagito. Sesto, secondo, primo, quinto (sul campo), le semifinali di Champions. Resta il derby. Una camicia di forza dentro la quale si dimena, prigioniera, la più preziosa delle risorse: la fiducia. Dei giocatori. Del tecnico. E, temo, dei dirigenti verso il tecnico.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini: www.beckisback.it
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