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Serie A - La conferma: Inter più forte della Juventus e scudetto in pugno

Roberto Beccantini

Aggiornato 05/02/2024 alle 12:34 GMT+1

SERIE A - La capolista è più forte e anche per questo - al di là dell’autogol di Gatti - ha imposto la sua legge. Di corto muso come a Firenze, a dar retta allo scarto; in termini più schiaccianti, se consideriamo il palo esterno di Calhanoglu - the best, con Pavard e Mkhitaryan - e le due paratone di Szczesny su Barella e Arnautovic, introdotte da un mezzo miracolo di Bremer su Thuram.

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C’è stata partita, sì, ma sino a un certo punto. Simone Inzaghi è il più moderno degli allenatori antichi; Massimiliano Allegri, il più antico degli allenatori moderni. Spiegare così il risultato potrà sembrare un vezzo. Non lo è. A forza di pensarsi inferiore, come era e com’è tecnicamente corretto, la Juventus ha giocato tiepida, timida. Soprattutto per una ventina di minuti. Che poi la prima occasione l’abbia sprecata Dusan Vlahovic, di stop, su slalom speciale di Weston McKennie, è un dettaglio che rimanda alla lotteria degli episodi, e non già allo spirito del confronto.
La capolista è più forte e anche per questo - al di là dell’autogol di Federico Gatti - ha imposto la sua legge. Di corto muso come a Firenze, a dar retta allo scarto; in termini più schiaccianti, se consideriamo il palo esterno di Hakan Calhanoglu - the best, con Benjamin Pavard e Henrix Mkhitaryan - e le due paratone di Wojciech Szczesny su Nicolò Barella e Marko Arnautovic, introdotte da un mezzo miracolo di Bremer su Marcus Thuram.
Il turco ha dominato quando doveva (vi raccomando lo sventaglio per Federico Dimarco) e controllato quando serviva. Manuel Locatelli e gli altri del centrocampo ne hanno sofferto la regia, le scintille. L’Inter ha afferrato la notte per la gola, la Juventus ha sistemato il canonico pullman dal quale scendeva di rado, alla ricerca di un Yildiz più dimenticato che perduto. Come spesso succede, il destino ha scelto un periodo di relativa calma per infliggere la pugnalata fatale: spiovente di Barella, corpo a corpo tra Thuram e Gatti, do di petto dello stopper.
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Marcus Thuram abbracciato dai compagni durante Inter-Juventus - Serie A 2023-24

Credit Foto Getty Images

Inzaghino è il tipo che, dopo essere passato in vantaggio, magari esagera nel rannicchiarsi. Il Feticista, in compenso, attacca solo se costretto. E, così, se il primo tempo era stato noioso, il secondo è stato più mosso, più equilibrato. Al netto di contropiedi che seminavano il panico e del fatto che di Yann Sommer non si ricordano tuffi salvifici. Attaccava, Madama, non con procedure capaci di strappare il tifoso dal sofà, se non in un paio di mischie, ma almeno ci provava. I cambi non hanno sabotato lo sviluppo della trama, neppure l’ingresso di Federico Chiesa. Un po’ spalla del serbo, un po’ ala e, in generale, ombra dello sprinter che fu. In ginocchio, metaforicamente e (forse) no.
Alla vigilia, avevamo consegnato la copertina a Lautaro Martinez e Vlahovic. I cannonieri del campionato. Ne sono usciti inghiottiti dalle onde: l’argentino lottando, l’avversario smoccolando. Gli spiccioli concessi a Carlos Alcaraz mi hanno rammentato la roulette russa de «Il cacciatore». Si potrebbe aggiungere, ammesso che nessuno si offenda, che ha vinto, l’Inter di Inzaghi, come vinceva la Juventus del quinquennio allegriano. Di squadra e di muscolo, lasciando ai rivali la facoltà di aggrapparsi al tram dei dibattiti. La differenza, mascherata dall’1-0, coinvolge la qualità dei piedi, naturalmente, e oggi un Calhanoglu la rosa juventina non lo annovera, e l’atteggiamento complessivo; e qui, con tutto il rispetto, c’entra il mister, dal momento che il rilievo riguarda il coraggio. Per misurarsi con l’Inter - a San Siro, per giunta - bisogna rischiare. Non ci sono santi. Rischiare e tirare. La rete arrivata proprio in una fase di stallo, con la Vecchia chiusa a chiave, ha ribadito che l’eccesso di prudenza non sempre paga. Manca un leader in grado di trasformare i limiti in risorse.
Le trappole primaverili di Champions fanno meno paura. L’Inter ha, dalla sua, mestiere, carattere e munizioni. Virtù che si riflettono sulla miglior difesa e sul miglior attacco. Siamo «appena» alla ventitreesima, d’accordo, ma occhio: più quattro sulla Juventus, che non perdeva dal 23 settembre (Sassuolo), e un’Atalanta di scorta (recupero, mercoledì 28 febbraio al Meazza). Imploso il Napoli, lo scudetto ha un nuovo indirizzo.
=== Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it. ===
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