Paul Pogba, niente TAS diretto: quali sono le strade che restano al francese e che squalifica potrebbe ricevere

Importanti sviluppi nella positività di Paul Pogba a un controllo antidoping dopo Udinese-Juventus del 20 agosto 2023. Secondo La Gazzetta dello Sport, il centrocampista francese - che resta sospeso in via cautelare - avrebbe incassato una prima sconfitta nelle sue idee di iter giudiziario da dover affrontare. Pogba potrebbe infatti essere giudicato dalla giustizia sportiva italiana e non tramite l'udienza unica del TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna poiché non avrebbe ricevuto il via libera dalla WADA, né quello di NADO Italia.

L'agenzia mondiale antidoping lascia infatti generalmente la fase istruttoria e quella dibattimentale del procedimento alla giustizia che ha gestito la prima parte dell'iter processuale, in questo caso quella italiana. Stante questa situazione, secondo la Rosea Pogba avrebbe davanti a sé due strade: 1) l'accordo con la Procura Antidoping, previo comunque assenso della WADA, per un dimezzamento della pena richiesta dall'accusa; oppure 2) la scelta di rivolgersi al Tribunale Nazionale Antidoping, la cui decisione sarebbe potenzialmente appellabile proprio al TAS.

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Nel primo caso, l'intesa cancellerebbe ogni possibilità di appello e, verosimilmente, porterebbe a una squalifica di almeno due anni, specie se nell'iter giudiziario-sportivo si decidesse per un'assunzione consapevole della sostanza proibita (testosterone). La Procura Antidoping potrebbe intanto allungare i tempi per completare l'inchiesta dopo le controanalisi per ulteriori approfondimenti istruttori: in questa fase, se Pogba non riuscisse a convincere la Procura di un'assunzione inconsapevole, scatterà il deferimento. Da quel momento, il centrocampista della Juventus avrà poi 20 giorni per scegliere tra il tentativo di accordo con la Procura o il processo al TNA.