Dopo Napoli-Inter: non tutti gli infortuni vengono per nuocere. E lo stile Chivu
Aggiornato 27/10/2025 alle 12:35 GMT+1
CALCIO - Guai a scendere o a salire sui carri. Sarebbe vigliacco. Siamo appena all’ottava. Non escludo che il ventre molle di Ajax, Slavia e Union abbia gonfiato le vele nerazzurre al di là di ogni ragionevole Eolo. L’Inter di Simone Inzaghi aveva 17 punti, 2 in più, e bloccato il Manchester City in trasferta. Il Napoli di Conte ne ha 18, uno in meno, ma pure una Champions in più.
Chivu: "L'Inter ha l'obbligo di pensare in grande su tre competizioni"
Video credit: Eurosport
Siamo sinceri: al Grande Fratello che ci controlla in camera da letto e in area di rigore abbiamo sempre preferito il Grande Bordello. Come in Milan-Fiorentina 2-1, dopo lo svenimento di Santi Gimenez, il ricorso al Var e il penalty-ghigliottina di Rafa Leao. O come, soprattutto, dopo Napoli-Inter 3-1, inno al calcio scostumato che in pubblico esecriamo e in privato titilliamo.
E a edicole unificate, questa volta: 4 a Maurizio Mariani sia da Matteo Dalla Vite sulla «Gazzetta dello Sport» sia da Edmondo Pinna sul «Corriere dello Sport-Stadio». Motivi: per aver accolto, in differita di 8 secondi, il rigore segnalato dall’assistente Daniele Bindoni; per non aver colto, in diretta, il mani-comio di Alessandro Buongiorno. A essere sinceri, nel sollevare la legittima suspicione sulla caduta di Giovanni Di Lorenzo, Pinna ricorda i dubbi, tanti, che «fecero infuriare Conte lo scorso anno per il penalty di Inter-Napoli [1-1], dopo un contatto leggero fra Anguissa e Dumfries». Chi era lo sceriffo? Mariani.
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Di Lorenzo screen
Credit Foto Eurosport
Scritto che Hakan Çalhanoglu lo stampò sul palo e Kevin De Bruyne no, di sicuro l’episodio ha indirizzato il braccio di ferro. Inutile girarci attorno: le risse aiutano a vendere processi, ma non le copie di una volta. E quella tra Antonio Conte e Lautaro Martinez è stata all’altezza delle indecenze più che delle «esigenze». Si erano già beccati nel 2021, narrano, all’epoca di «Andonio» caudillo ad Appiano e primo scudetto post dittatura juventina, che proprio il Martello salentino aveva avviato: con Beppe Marotta al fianco. Allora, almeno. E pure all’Inter.
Già. Marotta. Il «papà» impiccione che ha acceso la reazione del «figlio» (Antonio), «La smetta di sostituirsi agli allenatori, non ne diminuisca il carisma». Più o meno. Wao. Può essere cha abbia cambiato idea. Solo le mucche non le cambiano. Però, come si deduce da uno stralcio della «Rosea» on line, a Dortmund, Champions 2019-2020, una rimonta subìta, da 2-0 a 2-3, gli suggerì un monsone, mica una brezza: «Non voglio alibi, ma non mi piace che ogni volta debba venire io a metterci la faccia. Qualcuno della società dovrebbe venire qui a parlare, ogni tanto».
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Cristian Chivu (Inter)
Credit Foto Getty Images
Bingo. I falchi son tutti per lui. Le colombe, tutte per Cristian Chivu: che non ha cercato scuse, che gradirebbe non disperdere energie dietro scaramucce e dispettucci da panchina; che la dirigenza dica la sua «e io la mia». Idranti, sì, ma anche segnali. E non di fumo. Tre sconfitte in otto partite non possono essere, esclusivamente, frutto del caso.
Veniva, il Napoli, dal 2-6 di Eindhoven e il suo domatore lamentava troppi giocatori nuovi e troppi infortunati «vecchi». Chivu, lui, aveva preso a pallate l’Union St. Gilloise per 4-0, non prima di aver subito, per cinque minuti, un bombardamento al tappeto. Fa bene, il romeno, a negare attenuanti. Sono micce. Aveva dominato per 45 minuti, l’Inter. Ha tirato giù la cler sulle ceneri del «cagonicidio» tra Conte e il Toro. Distratta e assorbita, immagino, dallo show: era il 60’; e il parziale, 2-1.
Guai a scendere o a salire sui carri. Sarebbe vigliacco. Siamo appena all’ottava. Non escludo che il ventre molle di Ajax, Slavia e Union abbia gonfiato le vele nerazzurre al di là di ogni ragionevole Eolo.
L’Inter di Simone Inzaghi aveva 17 punti, 2 in più, e bloccato il Manchester City in trasferta. Il Napoli di Conte ne ha 18, uno in meno, ma pure una Champions in più.
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Kevin De Bruyne costretto a lasciare il campo per un problema al flessore manifestatosi dopo il rigore trasformato contro l'Inter
Credit Foto Getty Images
Proposto con tutto il tatto possibile, l’uscita di De Bruyne ha riconsegnato ‘o Napule allo spirito della «Old guard» e Scott McTominay alla libertà smarrita. Insomma: dal 4-1-4-1 pro belga al 4-3-3 dell’apoteosi. E così, stringi stringi, l’eruzione del Maradona ci ha lasciato l’auricolare di un «impiegato» arbitrale (e arbitrario) e la sensazione che, comunque, il titolo sarà roba loro. Di Conte l’agitato e di Chivu il placido.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini
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Conte: "McTominay? Sta a lui decidere se riuscirà a scendere in campo"
Video credit: Eurosport
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