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Spalletti, la prima conferenza stampa da ct della Nazionale: le 5 cose che abbiamo capito

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Aggiornato 02/09/2023 alle 17:48 GMT+2

CALCIO - L'ex tecnico del Napoli, che ha raccolto l'eredità in azzurro di Roberto Mancini, è stato presentato ufficialmente a Coverciano. Dalle prime idee tattiche ai concetti di gruppo e senso di appartenenza, fino alla voglia di lasciarsi alle spalle i due Mondiali mancati: vediamo gli spunti più interessanti emersi dalla conferenza stampa.

Luciano Spalletti, commissario tecnico della Nazionale italiana

Credit Foto Getty Images

Giornata da ricordare per Luciano Spalletti che, nello scenario del centro federale di Coverciano, è stato protagonista della sua prima conferenza stampa ufficiale in qualità di commissario tecnico della Nazionale, incarico che ha ricevuto all'indomani delle clamorose dimissioni di Roberto Mancini. Spalletti ha raccontato ai giornalisti la propria idea di calcio, la sua forte emozione per affrontare un'esperienza completamente diversa da tutte quelle vissute finora in carriera e le sue ambizioni. Lo ha fatto il giorno dopo avere diramato la sua prima lista di convocati per le due partite di qualificazione agli Europei 2024 contro Macedonia del Nord (il 9 settembre a Skopje) e Ucraina (il 12 a San Siro). Vediamo quali sono gli spunti più interessanti emersi dalla conferenza stampa dell'ex allenatore del Napoli campione d'Italia.

Aggressività e difesa a 4: l'Italia deve fare un calcio che piace

"Partiremo col 4-3-3, poi se avremo bisogno di mettere un sottopunta passeremo al 4-2-3-1. Sono due le cose che contano nel calcio: la pressione e la costruzione, tutto il resto viene di conseguenza". Con queste parole Spalletti traccia l'identikit della sua prima Nazionale che vedremo all'opera tra pochi giorni: "Dobbiamo fare un calcio che piaccia a tutti, che assomigli a una nazione forte come l'Italia", la dichiarazione d'intenti del neo commissario tecnico. Spalletti ha in mente di fatto una squadra simile al suo Napoli scudettato, una squadra che voglia sempre avere il pallone tra i piedi, che pensi più a costruire che a distruggere e che abbia una fisionomia ben definita a prescindere dalle caratteristiche dell'avversario.
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Gabriele Gravina, presidente della FIGC, con il ct della Nazionale azzurra Luciano Spalletti

Credit Foto Getty Images

La missione: il riscatto del calcio italiano

Per Spalletti la missione è molto chiara: fare risultato e far innamorare di nuovo il pubblico. Il nuovo ct sa che gli impegni contro Macedonia del Nord e Ucraina sono fondamentali. Non si può fallire l'obiettivo Euro 2024, visto che ancora bruciano le mancate qualificazioni ai Mondiali in Russia e in Qatar. Bisogna cambiare immediatamente rotta perché questi fallimenti e le ultime prestazioni sottotono rischiano di deprimere sia la Nazionale, che nel 2021 ha comunque vinto un Europeo, sia il calcio italiano che proprio di recente ha rialzato la testa a livello di club centrando la finale in tutte e 3 le Coppe europee. Servono risultati e un gioco moderno: Spalletti, che ha incantato tutta Europa con un Napoli per larghi tratti meraviglioso, sembra l'uomo giusto al posto giusto.

Il senso di appartenenza, un concetto da valorizzare

La maglia azzurra non si discute. E la Nazionale è un fiore che non si può lasciar appassire a scapito dei club perché rappresenta il calcio italiano. Spalletti punta molto sul senso di appartenenza e sul concetto di azzurro come seconda pelle: il neo ct cita Mazzola, Rivera, Riva, Lippi, Baggio, ricorda anche Gianluca Vialli, campioni che sono sempre al fianco della Nazionale col loro spirito. La convocazione non deve essere una scocciatura ma uno stimolo, un orgoglio. Viceversa, un'esclusione non deve essere una bocciatura ma una motivazione per migliorare e per far cambiare idea al ct. La scelta di Gigi Buffon come nuovo capo delegazione rientra in questo concetto di appartenenza, lui che è un simbolo, una leggenda vivente, e che in Nazionale vanta il record di maggior numero di presenze (176) avendo partecipato a 5 Mondiali e a 4 Europei.
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Gianluigi Buffon è il capo delegazione della Nazionale italiana

Credit Foto Getty Images

"Non basta un solo leader": l'idea di gruppo

L'Italia campione d'Europa nel 2021 era una squadra sostanzialmente priva di grandi stelle, che tuttavia aveva un'organizzazione di gioco e una compattezza tali da colmare le lacune tecniche. E proprio il concetto di gruppo è stato uno degli altri punti sottolineati con vigore da Spalletti: "Non basta un solo leader, ci saranno calciatori con più esperienza e meno timidezza. La responsabilità a volte ti schiaccia, ma abbiamo bisogno di prendercene. Io senza responsabilità non do il meglio di me stesso, i calciatori devono fare lo stesso". Serve quindi un'Italia cosciente dei propri mezzi e di carattere, che sappia spazzare via tutte le scorie della mancata qualificazione al Mondiale in Qatar. Uomini forti, insomma, per destini forti.

Allenare l'Italia deve essere una gioia

Il tecnico di Certaldo sceglie il basso profilo, ma il sorriso e l'emozione che si legge nei suoi occhi tradiscono una felicità che lui stesso sottolinea. Spalletti sente la fiducia del presidente Gravina che lo ha scelto ed è carico a mille per iniziare questa avventura. La tavola è apparecchiata: in questo momento la Nazionale è un po' depressa per i risultati e per il brusco addio di Mancini, viceversa Spalletti irrompe come un fiume in piena perché ha vinto uno Scudetto storico col Napoli, è motivato e ancora più stimolato dopo tutto quello che si è detto e scritto sulla chiusura del suo rapporto con De Laurentiis. È consapevole, inoltre, che il terreno è fertile per seminare le sue idee e avviare il rilancio. Spalletti, che da sempre riesce a dare una forte identità alle sue squadre, non poteva chiedere di meglio. Emblematica la frase di chiusura della conferenza stampa: "Forse non sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale, ma sarò il miglior Spalletti possibile".
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Capello: "Mancini, modi e tempi sbagliati. Spalletti è matto: ha un gran coraggio"

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