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Un'idea per il calcio da rifondare, finiamola con le penalizzazioni se vogliamo evitare i casi Parma

Stefano Dolci

Aggiornato 22/11/2017 alle 20:02 GMT+1

La mancata qualificazione al Mondiale 2018 può aprire alla rifondazione del sistema calcio: la nostra speranza è che tra le priorità di chiunque sarà il nuovo capo della Figc ci sia oltre a una riforma dei campionati anche l’abolizione del sistema dei punti di penalizzazione comminati ai club senza i conti in regola. Il caso Parma non ha insegnato niente e le penalità non sono un deterrente.

Funerale Modena calcio, LaPresse

Credit Foto LaPresse

In Italia siamo bravi a parlare solo quando succedono le cose, non solo nel calcio o nello sport ma in tutti i campi. A volte bisognerebbe fermarsi a pensare e migliorare un sistema che fa acqua da tutte le parti. Ci sono squadre che continuano a fallire, ci si riempie la bocca ma ognuno rimane al suo posto. (Alessandro Lucarelli, 18/11/2017)
Il calcio italiano va rifondato. E’ una delle frasi più gettonate ed abusate da 10 giorni a questa parte, da quando cioè l’Italia ha avuto la certezza che per la prima volta dal 1958 la Nazionale non parteciperà al Mondiale. Uno smacco clamoroso ed imprevisto che ha fatto, di colpo, aprire gli occhi a tutti riguardo alle clamorose magagne ed incongruenze di un sistema che, oltre a non produrre più fuoriclasse come accadeva fino a una decina di anni fa, ha sempre preferito nascondere i problemi sotto il tappeto piuttosto che risolverli alla radice. In queste ore si capirà se la Federcalcio sarà commissariata oppure se il dimissionario Carlo Tavecchio traghetterà la Figc verso le elezioni che dovranno inderogabilmente svolgersi entro la seconda metà di febbraio. Chiunque sarà il nuovo numero uno di Via Allegri, ci auguriamo che in cima alla lista della sua agenda di priorità ci sia - oltre all’adozione di una riforma dei campionati professionistici che snellisca un ‘carrozzone’ insostenibile - l’abolizione dello stucchevole sistema di punti di penalizzazione comminati a tutti quei club inadempienti e che non hanno i conti in regola.

Modena radiato dalla Serie C, l’ultima volta era successo 24 anni fa

Quando tre anni fa, il caso Parma era esploso in tutta la sua gravità, ci eravamo interrogati riguardo alla reale utilità ed efficacia di questo tipo di provvedimenti. Purtroppo da quel giorno lo scenario è ulteriormente peggiorato e nonostante i proclami e gli anatemi del palazzo ("mai più casi Parma, introdurremo norme che in 5 anni salveranno il calcio italiano dal crac” assicurò Carlo Tavecchio il 6 luglio 2015 in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ndr) questa stagione per la prima volta dopo 24 anni una squadra professionistica è stata, proprio qualche settimane fa, radiata dal proprio campionato di appartenenza. Nell’aprile del 1993 l’Arezzo fu escluso dal campionato di Serie C1 girone A e dichiarato fallito perché il club non riuscì a reperire i 500 milioni di lire necessari a coprire le spese della stagione corrente mentre il 6 novembre di quest’anno il Modena è stato radiato dal girone B di Serie C, dopo quattro rinunce, a causa di un buco di oltre 5 milioni di euro ponendo fine nel modo più triste e surreale a 105 anni di storia.

425 punti di penalità inflitti dal 2004, più di 100 negli ultimi 3 anni ma i club continuano a fallire

Scandagliando tutte le penalizzazioni per inadempienze economiche comminate negli ultimi 13 campionati (dal 2004-2005 al 2016-2017) professionistici (dalla Serie C/Lega Pro alla Serie A) ed escludendo tutte le punizioni per altre irregolarità (ad esempio, le conseguenze del calcio scommesse), il quadro che si evince è il seguente. In tredici campionati sono stati tolti un totale di 425 punti nel corso di 145 penalizzazioni. Solo negli ultimi tre anni i punti levati a 34 club inadempienti sono stati 107 e, purtroppo, il 47% di queste società punite ha fatto la triste fine del Parma e del Modena.
Non solo Parma: i 18 club professionistici falliti dal 2014 ad oggi
SquadrePunti di penalità Destino
Parma 7 (Serie A 2014-2015)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Serie D
Varese4 (Serie B 2014-2015)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Eccellenza
Lanciano4 (Serie B 2015-2016)Retrocessione, fallimento e ripartenza solo con attività giovanile
Latina4 (Serie B 2016-2017)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Serie D
Venezia3 (Lega Pro 2014-2015)Salvezza, fallimento e ripartenza in Serie D
Monza6 (Lega Pro 2014-2015)Salvezza, fallimento e ripartenza in Serie D
Reggina4 (Lega Pro 2014-2015)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Serie D
Savoia4 (Lega Pro 2014-2015)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Eccellenza
Barletta6 (Lega Pro 2014-2015)Salvezza, fallimento e ripartenza in Eccellenza
Pavia2 (Lega Pro 2015-2016)Salvezza, radiazione e ripartenza in Eccellenza
Rimini2 (Lega Pro 2015-2016)Salvezza, fallimento e ripartenza in Eccellenza
Martina Franca2 (Lega Pro 2015-2016)Salvezza, fallimento e ripartenza in Promozione
Ischia Isolaverde 4 (Lega Pro 2015-2016)Retrocessione, fallimento e cessazione dell'attività
Maceratese4 (Lega Pro 2016-2017)Salvezza, fallimento e cessazione dell'attività
Ancona1 (Lega Pro 2016-2017)Retrocessione, fallimento e ripartenza dalla 1^ Categoria
Messina 4 (Lega Pro 2016-2017)Salvezza, fallimento e ripartenza in Serie D
Melfi1 (Lega Pro 2016-2017)Retrocessione, fallimento e ripartenza in Eccellenza
Modena Lega Pro 2017-2018Radiazione a stagione in corso e fallimento
La stagione più colpita è stata quella del 2010-11 (-121 punti), dalla quale nacque l’ultima riforma della Lega Pro. Se il terzo gradino del nostro calcio è stato il più colpito e notoriamente il più instabile, chi sta al piano di sopra non può nascondersi dietro un dito. Nel 2010-11, il Bologna è divenuto il primo club di Serie A ad essere stato penalizzato per il mancato pagamento degli stipendi (-3). Il Parma è il secondo di sempre mentre negli ultimi tre campionati di Serie B tre formazioni economicamente provate, dopo essere retrocesse sul campo sono state costrette a ripartire dai Dilettanti (Varese, Lanciano e Latina). E anche quest’anno non c’è tanto da stare allegri, alla luce dell’istanza di fallimento che la Procura di Palermo ha avanzato al club rosanero…

I club che rinascono e poi falliscono, lo specchio di un problema serio

Nel periodo preso in esame, fra fallimenti, mancate iscrizioni ed esclusione dal campionato a stagione in corso per problemi economici sono saltate in totale ben 118 compagini (1 in Serie A, 9 in Serie B e 108 in Lega Pro), su 145 penalizzazioni comminate ben 61 sono coincise con il fallimento della società in questione entro la successiva stagione sportiva (il 42%). Basta questo dato per capire quanto sia di dubbia utilità continuare a punire i problemi economici con sanzioni in classifica e quanto invece il nostro calcio avrebbe bisogno di controlli alla radice rigorosi sulla reale solidità economica di tanti imprenditori, cordate e uomini d’affari che hanno avuto campo libero per rilevare la maggioranza di club storici ed hanno finito solo per prendere in giro la passione dei tifosi e screditare il sistema calcistico italiano. Che le verifiche siano spesso all’acqua di rosa lo si evince dal fatto che alcuni club in pochi anni sono falliti, ripartiti da zero da una categoria inferiore e rifalliti nuovamente a distanza di una manciata d’anni. E’ il caso della Torres che nel 2005-2006 viene esclusa dal campionato di C1 per irregolarità nei conti ma sfruttando il Lodo Petrucci riparte dalla C2 senza debiti. Sembra il miglior modo per ripartire su basi solide ma neanche due anni dopo nel 2008 la formazione sarda viene esclusa dal campionato di Seconda Divisione per gravi inadempienze economiche ed è costretta a ripartire dalla Promozione. Stessa sorte è toccata in epoca più recente anche al Venezia, escluso dal campionato di Prima Divisione Lega Pro nel giugno 2009 per gravi irregolarità di bilancio, ripartito dalla Serie D qualche mese dopo ma dopo sei stagioni (3 in D ed altrettante in Lega Pro) a seguito, dei problemi finanziari del presidente russo Korablin e della sua decisione di disfarsi della squadra e non onorare più le pendenze verso staff, giocatori e dipendenti, si vede costretta nell’estate del 2015 a rinunciare ad iscriversi al campionato di terza serie e a ripartire dalla Serie D. Per fortuna questa volta al capezzale del club lagunare arriva la cordata statunitense capitanata da Joe Tacopina, che in due anni riporta i Leoni Alati in Serie B. Bocconi amarissimi hanno dovuto inghiottire anche i tifosi del Rimini (due fallimenti dal 2009 al 2016 ed attualmente 2° forza del girone D di Serie D) e dell’Ancona, società gloriosa che detiene il triste primato di essere passata attraverso tre fallimenti negli ultimi 13 anni che l’hanno costretta addirittura a ripartire dalla Prima Categoria, il settimo livello della piramide calcistica italiana.

Se non ora quando?

Mentre l’Italia si interroga su quale sarà il ct giusto per la nuova Nazionale Italiana e la Lega di Serie A si appresta ad eleggere un presidente per sedersi al tavolo ricco dei futuri diritti Tv, l’augurio che noi ci sentiamo di fare al calcio italiano è che si colga una buona volta l’occasione di questo flop e di questa “apocalisse” per fare le cose seriamente e dare maggiore credibilità e solidità a tutto il sistema. Solo con rigore, la serietà e la volontà di perseguire il bene comune anche a costo di prendere decisioni forti ed impopolari che possano dare fastidio ai dinosauri della casta del pallone italico, lo sport più amato dagli italiani può rilanciarsi e tornare a ricoprire il ruolo di primo attore che merita.
(si ringrazia per la collaborazione Mattia Fontana)
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