Davide Rebellin e i ricordi di tutta la redazione di Eurosport - Il mio Davide Rebellin

CICLISMO - Lo avevamo intervistato solo un mese fa, alla Veneto Classic, l'ultimo atto della sua immensa carriera. Un ciclista che ha vinto Amstel, Freccia Vallone, Liegi e tanto altro. Senza dimenticare la sua longevità in bici: era arrivato a correre fino a 51 anni. Un mese dopo il suo addio al ciclismo, però, la tragedia. Ecco i nostri ricordi, cosa ci ha lasciato Davide Rebellin.

Addio a Davide Rebellin! Rivivi le vittorie più belle della sua carriera

Video credit: Eurosport

Un pezzo che, sinceramente, mai avrei voluto scrivere. Un ricordo su Davide Rebellin l'avevo scritto solo un mese, ma per la conclusione della sua carriera agonistica, non per la scomparsa di uno di quei ragazzi che ha dedicato la sua intera vita al nostro sport preferito. Ma, come dice qualcuno, questo non è un Paese per ciclisti. Ogni persona, mettendosi in bici, rischia la propria vita dice qualcun altro. Vedendo i dati e le statistiche non possiamo contraddire queste affermazioni e c'è da fare davvero un cambiamento culturale e legislativo se vogliamo che le cosi cambino, per davvero. Che dire di Davide. Uno che ci ha fatto godere. Uno che ha vinto e dappertutto. Rebellin era il nostro uomo per le Classiche del Nord, era l'uomo del gruppo, era il ciclista a cui tutti si appoggiavano per un consiglio. Negli ultimi anni di carriera, ha corso fino a 51 anni, non era più competitivo, certo, ma era sempre prezioso per la crescita dei giovani compagni di squadra. Una persona da tenersi stretta. Purtroppo Davide Rebellin non c'è più e noi abbiamo provato a ricordarlo così. La redazione di Eurosport, chi l'ha conosciuto e chi no, ha tirato fuori un ricordo, un aneddoto, per non dimenticare mai un grande come Davide.
(Riccardo Magrini) - Obiettivamente c'è poco da dire. Non ne possiamo più, non ne posso più. Il povero Davide non è l'unico. E, anzi, ci si ricorda di questi episodi solo se capita ad uno famoso o comunque conosciuto. È ora di cambiare e il Governo deve fare qualcosa perché sono degli episodi che capitano più in Italia che all'estero. In Italia uno che esce in bici rischia la vita. Cosa dire di Davide. Me lo ricordo perché al successo in una Freccia Vallone indicava il simbolo che aveva sul casco, un simbolo che ricordava un'associazione benefica. Lui era così. Anche in un momento così importante come una vittoria, per lui contavano anche e soprattutto il fare del bene. Correre ancora a 50 anni? Non me lo aspettavamo, ma ce ne sono. Pensa Valverde a 42. Pensa a tutti i 60enni, 70enni o anche 80enni che vanno in bici. Questo ci dice ancor di più che l'età è solo un numero.
(Luca Gregorio) - Ho parlato con Davide un paio di volte e a inizio ottobre lo avevo intervistato dal vivo prima della Coppa Bernocchi. Non posso dire di averlo conosciuto bene, ma ciò che mi ha colpito è stata la sua semplicità e oserei dire timidezza, oltre alla sua pazzesca dedizione al ciclismo. Ecco, lo voglio ricordare come un innamorato della bici. Una figura di esempio per i giovani e non solo. Purtroppo un altro di quelli che, da oggi, dovremo ricordare solo negli avversari e magari evocare nelle telecronache, ma che avremmo preferito potesse essere qui per offrire a tanti ancora insegnamenti dal vivo.
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Davide Rebellin esulta per la vittoria della Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004

Credit Foto Getty Images

(Wladimir Belli) - Davide era un amico. Lui del '71, io del '70. Abbiamo cominciato praticamente insieme in un Vicenza-Roana. Io primo, lui secondo e da lì è nata un'amicizia. Non siamo mai stati in squadra insieme, ma abbiamo lavorato insieme in Nazionale. Già da Stoccarda '91, ai Campionati del mondo per dilettanti, quando io e Casagrande lavorammo per Rebellin che fece 2°. Ci sono tanti aneddoti da raccontare su Davide. Uno che rappresenta meglio il suo essere buono nel gruppo è che anche quando poteva lamentarsi, lo faceva, ma lo faceva con garbo ed eleganza. Ricordo la Clásica San Sebastián del 2001, quando per colpa mia, Rebellin fece solo 3° alle spalle di Jalabert e Casagrande. L'avevo un po' chiuso nella volata e, il giorno dopo, venne da me per dirmi “oh Belù ma mi ha chiuso ieri”. Fosse stato qualcun altro mi avrebbe mandato a quel paese, magari anche malamente, ma Davide era elegante anche in questo caso. Di corridori ne ho visti tanti, ma lui era davvero la migliore persona del gruppo. E non lo dico perché era mio amico o perché adesso non c'è più. Non so se era il più bravo, dal punto di vista tattico e tecnico, era fortissimo, se no non si vince Liegi, Amstel ecc, ma era sicuramente la miglior persona. A 50 anni era ancora in bici? Aveva dedicato la sua vita al ciclismo. Una volta andai a trovarlo al ritiro della CCC. C'erano i suoi compagni e il suo DS, ma non lui. Quando ho chiesto info mi hanno risposto: “sai come è fatto Rebellin. Se gli altri fanno 5 ore, lui fa 6 ore e mezzo di allenamento.
(Ilenia Lazzaro) - Non è facile scrivere un ricordo di Davide Rebellin oggi, tanta è la rabbia e il dolore per la perdita di "uno di noi", l'ennesima degli ultimi anni. Davide per me rappresenta l'amore per la bicicletta. Da quando ero bambina l'ho sempre visto correre, l'ho visto vincere, l'ho visto soffrire, l'ho visto cadere e rialzarsi, impegnarsi, emozionarsi pedalando, con quel tatto, quella profonda educazione, quel garbo che l'hanno sempre contraddistinto. Un gentlemen, che resisteva al passare del tempo: pedalata dopo pedalata, scoprendo la bellezza del gesto e della fatica, la bellezza di questo sport e portandolo avanti con costanza, con dedizione e professionalità negli anni, nonostante tutto e tutti. L'ultima gara insieme, pedalata, il Campionato italiano gravel, sempre per questa voglia di sperimentare, di scoprire che il ciclismo non ha limiti, non ha età, che se una cosa ti piace non ti stanchi mai di farla; l'emozione nei suoi occhi al Mondiale gravel che ci passava vicino a casa, la commozione per l'ultima sua gara su strada, tanti sono accorsi per salutarlo, ma sapevamo tutti che questo addio alle corse sarebbe stato solo un punto di partenza verso qualcos'altro. Perché corridore nasci e ci resti, tutta la vita. Perché nel ciclismo non esistono gli addii, casomai gli arrivederci. Se penso a Davide Rebellin, non posso che ringraziarlo per quello che negli anni ci ha insegnato, per quello che ha rappresentato, anche per la nostra zona. "Un uomo bon come un toco de pan (un uomo buono come un pezzo di pane)", si dice da noi, con un sorriso per tutti, mai una parola fuori posto o un atteggiamento sopra le righe. Per me Davide Rebellin sarà sempre il ciclismo. Il ciclismo nella sua totalità. Per me Davide Rebellin sarà sempre quel ragazzo che conobbi tanti tanti anni fa, con una parola di incoraggiamento per tutti, quel ragazzo che è ed è stato amore, amore per la bicicletta, amore per la fatica, amore per questo sport.
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Davide Rebellin (CCC Sprandi Polowice)

Credit Foto Eurosport

(Marco Cannone) - Che dire di Davide Rebellin. Uno dei più grandi professionisti di sempre... Perseveranza, caparbietà, freddezza, semplicità, professionalità, sono questi aggettivi per raccontare chi era Davide Rebellin. Un amico di tutto il gruppo. A livello sportivo mi ha impressionato l'impresa del 2004, quando in 8 giorni, vinse Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi Bastogne Liegi. Un'impresa riuscita solo a due corridori nella storia. Una vera consacrazione nel ciclismo professionistico.
(Fabio Panchetti) - Io ricordo molto bene la vittoria del 2011 alla Tre Valli Varesine. La prima dopo la squalifica, anche se Rebellin fu poi assolto pienamente. Ma lui che era mite, introverso, lo vidi davvero con un'altra faccia in quella giornata. Tanta era la rabbia e la voglia di riscatto. Uno che aveva vinto tanto e che ha avuto la forza di ripartire e di tornare alla vittoria nonostante quello che gli era accaduto. Correre ancora a 50 anni? Mi ha stupito, non ci pensavamo ai tempi, ma lui era un ciclista. Non c'era un Rebellin giù dalla bici. La bici era la sua vita.
(Luca Stamerra) - Beh sarebbe quasi banale citare la Settimana Santa del 2004. Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi in una sola settimana. Solo un altro corridore c'è riuscito nella storia: Philippe Gilbert. Però me lo ricordo come se fosse ieri. Avevo 15 anni e Rebellin era il nostro corridore per le Classiche, quello a cui tutti gli italiani si appigliavano per sognare e conquistare l'Europa, insieme a Paolo Bettini e Alessandro Petacchi. Il ricordo più vivido resterà quello di un mese fa. Alla Veneto Classic si è ritirato dal mondo del ciclismo e abbiamo concordato un'intervista. Ero quasi timoroso a contattarlo, avendo lui tanti impegni e tanti appuntamenti in agenda per quel giorno - per lui - molto importante. Ma fu davvero tanto disponibile a parlare con la nostra collega Kimberly e a concederle un'intervista, un'intervista da lui molto sentita, notando anche un po' di commozione nei suoi occhi. Qualche giorno dopo mi ricontattò per ringraziarci, addirittura, per esserci ricordati di lui. Per l'articolo sulla sua storia, per un video celebrativo e per l'intervista. No, Davide ti ringraziamo noi per la disponibilità e per l'umiltà che ti ha sempre contraddistinto. Tu, il Re delle Classiche, che ci ha regalato un po' del tuo tempo prezioso.
L'ultima intervista di Davide Rebellin alla Veneto Classic del 16 ottobre 2022.
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Rebellin: "Contento della mia carriera, mi sono divertito. Vittoria più bella? La Liegi"

Video credit: Eurosport

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