Opinion
CiclismoGiro d'Italia 2020: Tao Geoghegan Hart gregario campione
Pubblicato 28/10/2020 alle 07:07 GMT+1
Sembrava destinato a una carriera da secondo violino della Ineos Grenadiers che, ex Team Sky, vince a Milano il suo 11° Grande Giro dal 2011 e con questo ragazzo della Working Class, oltre al fenonemo Ganna, apre a un nuovo impero britannico di successione generazionale. Intanto alla Vuelta di Spagna, Primoz Roglic cede la maglia rossa rivedendo le streghe del Tour de France.
Tutto cominciò con Sir Bradley Wiggins, il primo a rovesciare gli schemi del ciclismo moderno vincendo un Tour de France di oltre cento chilometri contro il tempo. Otto anni dopo si compie a Milano, ancora a cronometro, il passaggio generazionale del team britannico che fu Sky e oggi è Ineos Grenadiers, e che con Tao Geoghegan Hart vince il Giro d’Italia più straordinario dei tempi moderni nel modo più straordinario: il 25 ottobre in Piazza Duomo, con uno scalatore partito da gregario al servizio di Geraint Thomas e ritrovatosi a Sestriere in testa alla classifica, ma senza mai vestire la maglia rosa per strada.
Corridore della settimana: Tao Geoghegan Hart
Il Giro d’Italia di Tao Geoghegan Hart è stato raccontato per intero da Luca Stamerra. Cresciuto nel sobborgo di Hackney, quartiere London Fields, di origini irlandesi e scozzesi del padre operaio edile separato dalla moglie, primogenito di cinque fratelli, ex calciatore di partite nel fango e nuotatore di fondo, nel luglio del 2008 ha traversato la Manica, a tredici anni ha corso 200 chilometri in bici da Londra fino alla spiaggia di Dunwich. Allevato nella British Cycling Academy dei grandi Cavendish, Wiggins, Froome e Geraint Thomas, eppure Tao, a venticinque anni, sembrava destinato a una carriera da gregario, al massimo secondo violino del team più forte al mondo.
Geoghegan Hart non è né Egan Bernal né Tadej Pogacar: per lui entrare nel grande mondo significa ripartire da zero, ma in maglia rosa, per una migliore diversità nel ciclismo e non solo: «Spero di poter ispirare alcuni ragazzi di Hackney a sognare in grande». Fred Dreier, grande osservatore di ciclismo, scrive che «La transizione è completa. La Ineos Grenadiers ora è la squadra di Egan Bernal, Richard Carapaz e Tao Geoghegan Hart. La squadra di Geraint Thomas e Chris Froome è finita», contestando pure la di un Giro in assenza di grandi campioni. Anzi, per i dati Strava e le contingenze socio-ambientali-sanitarie diventate perfino politiche, questa corsa è stata «Una delle più brutali della storia moderna».
Sei l’idolo di mio figlio quindicenne. Sei in cima al mondo, goditi ogni fo###to minuto e ricordati di restare con i piedi per terra, umile come sei ora. Ricordati pure del tuo vecchio amico Brad e offrirgli una birra. Sono fiero di te. (Sir Bradley Wiggins)
Azione della settimana: Dan Martin alla Vuelta
Gli arrivi in salita sulle rampe della Vuelta di Spagna sono da sempre i più spettacolari e il primo della Roja 2020 se l’è aggiudicato Daniel Martin - grimpeur di classe veterana, vincitore in carriera di Lombardia e Liegi - contro i grandi pretendenti della generale, ovvero bruciando sui pedali Primoz Roglic e Richard Carapaz. La vetta di giornata si chiama Laguna Negra, nella Sierra de Urbion, e l’attacca per primo il reduce Froome, ma su queste pendenze in doppia cifra è uno scattista come Dan Martin ad andarci a nozze. Evviva.
Foto della settimana: Déjà-vu Roglic
Pioggia, freddo e pandemia. Nella Spagna che ha dichiarato il coprifuoco per lo stato d'emergenza sanitaria, 163 uomini sono andati in bicicletta sui Pirenei, a fine ottobre, sotto la tormenta. La Vuelta di Spagna ripartirà da una tappa disgraziata, la sesta, che ha stravolto la classifica generale: «Un giorno che non dimenticheremo mai più nella nostra vita» ha detto Enric Mas. L’ha vinta Ion Izagirre, l’ha persa Primoz Roglic con una squadra decimata fra i 146 chilometri da Biescas to Sallent de Gállego ad Aramón Formigal. E il volto di Roglic sul traguardo, perso e stremato, è un breve déjà-vu della Planche des Belles Filles. Un mese fa era in maglia gialla e la cedette al connazionale Tadej Pogacar perdendo un Tour de France fin lì dominato. Ora è in maglia rossa e la cede a Richard Carapaz, ma non è troppo tardi per vincere una Vuelta iniziata a braccia alzate sul primo tarrivo di Arrate. Virus permettendo saranno due settimane, le ultime dell’anno, di splendido ciclismo.
Dato della settimana: Ineos, la saga continua
5 britannici - Tao Geoghegan Hart è il quinto britannico a vincere un Grande Giro dopo Bradley Wiggins, Chris Froome, Geraint Thomas e Simon Yates.
11 Grandi Giri - Sembrava finita sulle strade del Tour la saga del team inglese Ineos ex Sky, invece per il nono anno la squadra di Dave Brailsford e del compianto Nicolas Portal vincono un Grande Giro con Chris Froome (Vuelta di Spagna 2011 e 2017 / Tour de France 2013, 2015, 2016 e 2017 / Giro d’Italia 2018), Bradley Wiggins (Tour 2012), Geraint Thomas (Tour 2018), Egan Bernal (Tour 2019) e Tao Geoghegan Hart per un totale di 11 Grandi Giri vestiti di nero.
1/3 di Giro e il poker di Ganna - La Ineos ha vinto al Giro d'Italia un terzo delle tappe (7) grazie ai successi di Filippo Ganna (4, en plein a cronometro), all'autorevole doppietta Piancavallo/Sestriere di Geoghegan Hart e alla frazione di Jhonatan Narvaez, oltre al nuovo record di scalata dello Stelvio firmato Rohan Dennis: 1h11'06'' alla media di 20,93 km/h. E da ieri (domenica 25 ottobre) Richard Carapaz è in testa alla Vuelta.
Rosa in 39 secondi - Geoghegan Hart ha vinto il Giro d’Italia partendo da Cernusco sul Naviglio (ultima tappa a cronometro) con lo stesso tempo di Jai Hindley. È stata una prima volta, ma il suo distacco finale in classifica di 39 secondi non è un record alla Corsa Rosa: nel 1948 Fiorenzo Magni vinse il Giro per 11 secondi su Ezio Cecchi, poi si sono Merckx di 12” su Baronchelli (1974), ancora Magni per 12” su Coppi (1955) e infine Ryder Hesjedal che nel 2012, sempre nella crono di Milano, beffò Purito Rodriguez di 16 secondi.
Prima volta - Geoghegan Hart ha vinto il Giro d’Italia senza mai vestire la maglia rosa in corsa: non era mai accaduto. Per contrasto, Costante Girardengo nel 1919 ed Eddy Merckx nel 1973 furono leader della ganerale dalla prima all’ultima tappa. È successo invece due volte al Tour de France: a Jean Robic nel 1947 e Jan Janssen nel 1968 in maglia gialla all’ultimo respiro. Anzi, À bout de souffle.
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