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Giro Formula, gli autodromi e le gallerie del vento

Fabio Disingrini

Aggiornato 21/05/2015 alle 12:27 GMT+2

Capita che il ciclismo venga ospitato, come ieri per l'arrivo del Giro nell'Autodromo Ferrari di Imola, dai santuari della Formula1 o che la più evoluta tecnologia motoristica regali ai corridori formidabili telai su due ruote. Chidere a Vincenzo Nibali, che ha vinto il Tour de France con una bici "gialla" griffata McLaren, o a Chris Froome che ha attraversato il Tunnel della Manica a 65 km/h

Giro d'Italia 2015, Tappa 11, Autodromo Nazionale Enzo e Dino Ferrari, Imola (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Ieri, l’undicesima tappa del Giro d’Italia s’è conclusa a Imola nell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, che dal 1980 fino al 2006 ha ospitato il Gran Premio di Formula 1. L’ingresso in Curva Rivazza e il traguardo sul rettilineo dei box, la vernice bianca delle “file” di monoposto su asfalto perfetto e livellato: in termini di due ruote, i puristi del ciclismo avranno ricordato lo straordinario successo di Vittorio Adorni al Mondiale del 1968, ma quando si parla di Imola i primi pensieri non potranno che andare ad Ayrton Senna, il pilota brasiliano morto il primo maggio 1994 dopo lo spaventoso incidente della curva del Tamburello, Gran Premio di San Marino. Così ieri, il corridore della FDJ Murilo Antonio Fischer, unico rappresentante brasiliano fra i 198 partenti del Giro d’Italia, ha scelto un casco personalizzato per omaggiare l’indimenticabile Ayrton a Imola, e oltre a lui Juan Antonio Flecha (ex-ciclista e oggi commentatore di Eurosport) ha ricordato il pilota indossando una maglia verdeoro sul rettilineo dei box. Esemplari le parole di Fischer al traguardo: “Senna per noi è come una religione”.
Tornando alle bici dopo l’obbligato (e doloroso) ricordo di Ayrton, il Giro d’Italia era già arrivato a Imola nel 1968 in allestimento del Mondiale di Adorni (tappa a Marino Basso) e nel 1992 in due edizioni autografate Eddy Merckx e Miguel Indurain. Passando all’Autodromo del Mugello invece, legato a un’ormai storica prova del Motomondiale ma di proprietà Ferrari, la Corsa Rosa ha scelto due volte la bandiera a scacchi per le semitappe del 1977 (vinte da Maertens e ancora Marino Basso, praticamente uno specialista!) e la volata del 2007 strappata ad Alessandro Petacchi per squalifica. Più recentemente, ricordiamo l’arrivo alla Vuelta del 2012 sul circuito Motorland Aragón con “giro veloce” di John Degenkolb per battere al fotofinish Viviani: fu l’edizione della Roja che svelò al ciclismo il talento dello sprinter tedesco (Degenkolb vinse ad Aragón la terza di 5 tappe) già capace di trionfare quest’anno in due Monumento come la Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix.
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Giro d'Italia 2014, Fernando Alonso e Vittorio Adorni (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Non è certo tutto in termini di unione fra ciclismo e motori, perché a fronte di un’evoluzione sempre più scientifica delle due ruote, le biciclette sono spesso finite nelle gallerie del vento. Così, a inizio dicembre 2013, Mark Cavendish, Vincenzo Nibali e Alberto Contador hanno testato le loro bici “speciali” per la scorsa stagione negli Headquarters londinesi della McLaren. La casa automobilistica inglese ha infatti creato il telaio della Specialized Venge McLaren con un laser-punto precisione e utilizzando più tipi di fibre di carbonio, diversificati per ottenere la migliore combinazione di rigidezza, resistenza, e peso. E così, la derivante Specialized Tarmac SL4 S Works “gialla” con cui Nibali ha vinto il Tour de France (colorazione usata solo nell’ultima tappa) è stata prodotta in 200 repliche vendute (60 in Italia) a 7.500 euro, con prezzo “sensibilmente” maggiorato (20.000 €!) per la versione ingegneristica e alleggerita dalla McLaren del 10% di peso, quindi oltre il limite consentito dalla Federazione Internazionale.
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Une première victoire sur le Tour de France, ça valait bien un wheeling sur les Champs-Elysées pour Nibali

Credit Foto AFP

Infine, non poteva mancare l’avveniristico Team Sky con la sua Pinarello Dogma F8, la cui linea aerodinamica è stata totalmente sviluppata nelle gallerie del vento della Jaguar. Con questa bici da cronometro, Chris Froome è diventato lo scorso 7 luglio il primo corridore ad attraversare il Tunnel della Manica, percorrendo la galleria che unisce Folkestone e Calais in 55 minuti con una velocità massima di 65 km/h. Visto che non c’è bisogno di parlare delle famigerate pedalate elettriche (lo faremo comunque nei prossimi giorni…) per trattare le bici da corsa come delle monoposto a motore?
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Chris Froome on Eurotunnel, Team Sky (Official Site)

Credit Foto Eurosport

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