Tom Dumoulin del Giro Centenario: l'olandese che accende il lume del nuovo secolo Rosa
Pubblicato 28/05/2017 alle 21:37 GMT+2
Veloce, resistente, moderno. Dai Paesi Bassi della "bici funzione", Tom Dumoulin viene a vincere il Giro d’Italia contro l'estro di Nibali e lo scatto di Quintana. Il Centenario ha il suo re, giovane e raggiante sotto le guglie del Duomo di Milano: anche nel cislismo inizia l'età della ragione.
Contro il tempo e contro tutti lassù, fra le vette sacre del Centenario. Un bellissimo progetto nato sulle strade di casa, un anno fa, quando Tom Dumoulin vinse il prologo di Apeldoorn: prima maglia rosa del Giro 2016, ultimo del centesimo. L’olandese mette tutti d’accordo: chi tifava per un’altra magnifica impresa di Vincenzo Nibali, chi pensava che Nairo Quintana, col suo volto ieratico in piedi sui pedali, fosse imbattibile fra lo Stelvio e le Dolomiti. Vince Dumoulin omaggiando la bellezza e la storia del Giro d’Italia, stravincendo la crono del Sagrantino e la tappa simbolo di questa Corsa Rosa, dal santuario laico di Castellania a quello sacro di Oropa, da Fausto Coppi a Marco Pantani.
Sciagurato alla Vuelta, grande al Tour, super al Giro
Glamour, gentile e sorridente, Tom Dumoulin bacia la compagna mentre Quintana taglia il traguardo di Milano chiudendo il Giro… E le polemiche dei giorni scorsi possono dirsi annullate. Vero che nessuno, noi compresi, ha apprezzato le sue ruvide dichiarazioni di Ortisei, però questo successo è pienamente legittimato da quanto fatto al Giro e per una specie di conto aperto dalla Vuelta del 2015, quando perse la maglia rossa alla vigilia di Madrid. Sì perché allo stato attuale, l’olandese è il più forte cronoman e l’ultimo Tour de France, con quella formidabile vittoria pirenaica di Andorra, l’aveva già consacrato grande scalatore.
Contro l'estro e lo scatto, Dumoulin è la resistenza
Tom Dumoulin è nato a Maastricht città del Trattato, e al Giro ha stretto un patto con Jungels, Mollema e Adam Yates che in salita, nel fuoco incrociato di Movistar e Merida, hanno cancellato le assenze della sua Sunweb. Viene da un posto dove le bici sono dappertutto, una funzione, una logica esistenziale, il mezzo scelto da un terzo degli olandesi “cittadini pedalanti” per ogni spostamento ai limiti del percorribile. Come Bradley Wiggins al Tour del 2012, Dumoulin incarna il simbolo del progresso e la sintesi di un ciclismo sempre più votato alla scienza esatta. Nel suo trionfo però c’è qualcosa di diverso, di più autentico, di resistente all’estro di Nibali e allo scatto di Quintana.
Contro Nibali e Quintana, al centesimo vince la ragione
Colpo su colpo, fermando la squadra quando il colombiano cade in discesa, masticando amaro mentre Nairo, invece, scatena la sua Movistar ai piedi dello Stelvio per la celebre impasse della maglia rosa. A testa alta quando Nibali, di furore e lealtà, getta la bici oltre l’ostacolo e attacca, e scatta, e fa cose in discesa che voi umani non potreste immaginarvi. La vittoria di Tom Dumoulin è quella dell’illuminismo sull’"umanesimo", della ragione di chi strappa la terra al mare sullo spirito delle Ande. Ciò che l'occhio è per il corpo, la ragione lo è per l’anima: diceva Erasmo da Rotterdam. L’elogio della follia è per dire a Dumoulin di brindare con barbera e champagne. Perché sei bravo Tom, e te lo meriti proprio tutto.
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