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Giro d'Italia, Nibali lontano dal podio: fine di un'era?

Marco Castro

Aggiornato 27/10/2020 alle 07:05 GMT+1

Non c'è nessun morso dello Squalo al Giro d'Italia numero 103. Alle porte dei 36 anni, Vincenzo Nibali si scontra fragorosamente con la nouvelle vague del ciclismo mondiale e non cerca scuse. Un finale malinconico a pensare al passato e rimuginando sul futuro, per capire quali saranno le ultime pagine di un magnifico romanzo siciliano.

Team Trek rider Italy's Vincenzo Nibali looks on before the start of 13th stage of the Giro d'Italia 2020 cycling race, a 192-kilometers route between Cervia and Monselice, on October 16, 2020

Credit Foto Getty Images

L’immagine più emblematica, meravigliosa nella sua spontaneità, si palesa sul rettilineo finale verso il traguardo dei Laghi di Cancano. Tappa 18, il giorno dello Stelvio. La frazione che scolpisce il podio finale del Giro d’Italia 2020, seppur in posizioni ancora mescolate. Il momento in cui Vincenzo Nibali alza bandiera bianca. Lo Squalo si avvicina con sguardo mesto alla linea d’arrivo e con un gesto di solidarietà accarezza la schiena di Joao Almeida, anche lui sconfitto dalla Cima Coppi della corsa e agli ultimi metri di un’avventura fantastica in maglia rosa. Non c’è nulla di scritto, ma è un’istantanea che ha il sapore del passaggio di consegne, di “via libera” alla nouvelle vague del ciclismo che tanto sta incantando (anche) nei Grandi Giri.
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Vincenzo Nibali, Joao Almeida - Giro d'Italia 2020

Credit Foto Imago

Vanno più forte gli altri, non ci sono altre giustificazioni. C'è in atto un chiaro ricambio generazionale, siamo rimasti in pochissimi noi vecchi [Vincenzo Nibali, dopo la18esima tappa del Giro]
Sia chiaro, questo non è un elogio funebre al siciliano. Ma un atto di consapevolezza che riprende le parole dello stesso Nibali. E che fotografa una realtà innegabile: a 36 anni (da compiere il 14 novembre) è dura per chiunque competere a determinati livelli, figuriamoci in un Era particolarmente prospera di talento. Quel che fa specie è che Vincenzo, tutto sommato, non è andato così piano: sono gli altri che hanno esagerato, nel senso migliore del termine, alzando l’asticella a un livello apparso impraticabile per lui. Lui che al solito ci ha messo tenacia e ogni goccia di benzina residua: mollare nella difficoltà sarebbe stato più comodo, ma è un verbo che non farà mai parte del suo dna.

Vincenzo Nibali al Giro d'Italia

200719esimo
200811esimo
2010terzo
2011secondo
2013vincitore
2016vincitore
2017terzo
2019secondo
2020settimo
Che poi, il Giro d’Italia di Nibali e il suo risultato finale si possono analizzare sotto le più diverse sfumature. Perché è ancora una volta lui il migliore degli italiani in classifica generale, settimo, due posizioni più in alto di Fausto Masnada e quattro meglio di un altro veterano inossidabile come Domenico Pozzovivo. E se ci sembra un piazzamento negativo è perché la sua carriera ci ha abituati a risultati straordinari. Undici podi nei Grandi Giri, l’ultimo lo scorso anno in compagnia di due signori come Carapaz e Roglic. E il punto sta qui: finora, lo Squalo l’aveva sempre sfangata in un modo o nell’altro, almeno le volte in cui era partito puntando al bersaglio grosso. Un graffio, una giocata di classe. Praticamente sempre sul podio, mai sconfitto per ko. Vincenzo è da anni il supereroedel nostro ciclismo e tanto è bastato per credere fino all’ultimo che tirasse fuori dal cilindro l’ennesimo coniglio. Un colpo di mano, un’azione folle, un’invenzione per sovvertire un gioco già scritto. Come era stato al Giro 2016. Non stavolta.
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Vincenzo Nibali - Giro d'Italia 2020, tappa 18 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

Vincenzo non ha cercato scuse e forse neanche lui, in cuor suo, sa se si tratta di una resa definitiva. Perché la stagione è stata straordinaria, così concentrata in tre mesi, ed è chiaro che non si possa valutare come tutte le altre. Tanti sono partiti forte e così hanno concluso, vedi van Aert e Alaphilippe. Altri non hanno mai trovato la gamba migliore e Nibali rientra in questo gruppo. L’esordio alla Strade Bianche non è stato fortunato, al Lombardia si è piazzato sesto ma a quasi 3 minuti da Fuglsang. È stato discreto al Trittico Lombardo e al Giro dell’Emilia. Impotente a Sanremo e Mondiale, quando i più forti hanno accelerato. Ancora in rodaggio alla Tirreno-Adriatico, con vista sul Giro. E alla corsa rosa? Il suo giorno migliore, nei giochi di classifica, è stato quello sull’Etna. Solo Kelderman meglio di lui tra i big, quando in corsa c’erano ancora Thomas, Yates e Kruijswijk e lui diventava davvero il favorito numero uno. Un titolo virtuale, rimasto tale fino alla cronometro del Prosecco e polverizzatosi tra Piancavallo e il già citato Stelvio.
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Lo Stelvio fa male a tutti: anche Nibali si stacca

Si chiude così l’autunno di Vincenzo Nibali, che è anche lo scenario che attraversa la sua carriera. Stagione di tramonto, ma che regala anche colori bellissimi. Lo Squalo non ha più niente da dimostrare, eppure, nonostante tutto, nel 2021 sarà ancora il nostro punto di riferimento. Con obiettivi ancora da decifrare. Il cuore e l’orgoglio dicono ancora le corse a tappe, la logica punta il dito sulle Classiche, con Tokyo all’orizzonte. Incrociando le dita per riavere un calendario tradizionale, lo capiremo già tra pochi mesi. Alè, Vincenzo.
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