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Da Rossi a Tafi: la storia degli italiani alla Parigi-Roubaix

Fabio Disingrini

Pubblicato 18/10/2018 alle 14:01 GMT+2

Dai "francesi" Garin e Rossi ai miti di Gimondi e Francesco Moser, fino al ventennale di Franco Ballerini: la storia d'Italia alla Parigi-Roubaix.

Salvatore Puccio of Italy and Team SKY leads team mate Gianni Moscon and Ian Stannard during the 2016 Paris- Roubaix from Compiegne to Roubaix on April 10, 2016 in Paris, France. The 114th edition race will be held over 257km and 27 sectuers of cobbles

Credit Foto Getty Images

Il patriarca italiano del pavé ha i baffi da pioniere e lo sguardo duro delle più vecchie foto in bianco e nero, si chiama Maurice Garin ed è nato a riva della Dora Baltea. Garin vince la Parigi-Roubaix nel 1897 e anche l’anno dopo, solo che gareggia per la Francia e il suo nome è il primo nell’albo d’oro del Tour.
Il primo campione italiano della Roubaix è allora Jules Rossi, emigrato in Francia da bambino ma così fedele alla natia Parma per una specie di legge del contrappasso: corre l’anno 1937 e al termine di una corsa infernale, finita nel Velodrome da appena dieci corridori, Rossi precede in volata una schiera di precursori belgi.
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31 October 1938, A new streamlined pedal cycle +le Eyston du Cycle+ ridden by Jules Rossi at the Paris cycling arena, The machine which has reached speeds of 40 mph, is admired by French racing cyclists

Credit Foto Getty Images

Il 1949/51 è il nostro triennio d’oro alla Roubaix perché prima vince Serse Coppi (ex aequo col francese André Mahé ed è una storia bellissima, oltreché unica, che però qui non potremo raccontare...), poi il fratello Fausto e infine il pistard veneto Antonio Bevilacqua, battendo un certo Bobet nell’ormai classica Italia-Francia sui sassi dell’Enfer du Nord.
Il 1966 è di Felice Gimondi in mezzo a tutti quei maestri belgi - fra cui Van Looy, Merckx e De Vlaeminck - dominatori della Roubaix fino alla fine degli anni Settanta quando la Foresta di Arenberg e il primo Carrefour de l’Arbre saranno la contea dello Sceriffo, Francesco Moser più grande interprete italiano del pavé (1978/80).
Infine, la doppietta nel fango dell’indimenticabile Franco Ballerini (1995 e 1998, saluterà la corsa tre anni dopo con la maglia “Merci Roubaix”) e l’ultima Roubaix italiana di Andrea Tafi nel 1999: chi vince nell’Enfer du Nord consegna il suo nome alla storia del ciclismo.
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Franco Ballerini

Credit Foto Eurosport

Secondo nel 2009, con cinquanta Monumento all'attivo e dodici battaglie nella trincea di Arenberg, la croce Tricolore l’ha portata Filippo Pozzato fino all’ultima edizione, con le mostrine del veterano e la bici Wilier Triestina: Viva l’Italia Libera e Redenta.
Non c'è posto più merdoso di Arenberg, ma nel senso buono del termine. (Filippo Pozzato)
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