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Sonny Colbrelli: "Non vedevo l'ora finisse il 2022. In lacrime quando ho visto i compagni preparare la stagione"

Luca Stamerra

Pubblicato 31/12/2022 alle 17:46 GMT+1

CICLISMO - Un mese fa si è ritirato dal ciclismo, non potendo più gareggiare avendo un defibrillatore sottocutaneo (in Italia è vietato per uno sportivo professionista). Oggi saluta, finalmente, il 2022. Sonny Colbrelli resta col sorriso amaro di chi avrebbe voluto fare di più, vincere di più, ma è comunque felice di poter raccontare le sue sensazioni nostante l'arresto cardiaco del marzo scorso.

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Si chiude la stagione 2022 tra conferme, corridori felici per quanto fatto in questa stagione, altri delusi per come è andata l'annata. Uno dei delusi è sicuramente Sonny Colbrelli. L'ormai ex corridore bresciano aveva cominciato l'anno con tanti buoni propositi e tanta voglia di riconfermarsi dopo un 2021 stellare in cui aveva vinto, tra le altre cose, Europeo e Parigi-Roubaix. E, invece, tutto è finito a marzo quando ha avuto un arresto cardiaco al termine della prima tappa della Volta a Catalunya. Poi la guarigione ma, purtroppo, il ritiro forzato dal professionismo. È felice perché è qui a raccontarlo, ma Colbrelli spiega quanto sia stato difficile vivere questi ultimi mesi. Tanto che essere arrivati a fine anno è, per Sonny, una sorta di liberazione.

Un 2022 da dimenticare

Non vedevo l’ora che arrivasse l’ultimo giorno dell’anno perché voglio lasciarmi alle spalle il 2022. La volata alla Volta a Catalunya? È diventato tutto nero davanti ai miei occhi. Mi sono svegliato solo in ospedale. Mi hanno detto che avevo avuto un arresto cardiaco. All’inizio non ci credevo. Sono stato fortunato due volte. La prima perché tra il pubblico c’era un ragazzo volontario all’ambulanza e ha capito subito la gravità della situazione. Ha scavalcato le transenne al traguardo per farmi un massaggio cardiaco e per rimettere in moto il mio cuore dopo pochi minuti con un defibrillatore. Il fatto che il defibrillatore fosse lì è stata la mia seconda fortuna. [Sonny Colbrelli all'Het Nieuwsblad]
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Il ritiro forzato dal ciclismo

Nelle ultime settimane e mesi mi sono regolarmente asciugato una lacrima. Il mese scorso ho partecipato allo stage della squadra. Quando gli altri ragazzi hanno indossato le nuove maglie, hanno pedalato con le nuove biciclette, discutendo dei programmi di gara. Io sono dovuto salire sull’ammiraglia in abiti normali. A quel punto mi sono venute le lacrime agli occhi

Cosa mi manca...

Mi manca la fatica nelle gambe, mi manca condividere la stanza con i miei compagni abituali Damiano Caruso e Matej Mohoric, mi manca l’adrenalina della corsa. Non tutti possono raccontare la loro storia dopo un arresto cardiaco. Devo essere soddisfatto e non egoista perché non posso più correre
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