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I voti della Vuelta

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DaEurosport

Pubblicato 22/09/2009 alle 15:08 GMT+2

Ecco promossi e bocciati della Vuelta 2009. Tra i primi, ovviamente Valverde, in attesa che qualcuno prenda finalmente provvedimenti sul suo caso; ma anche molti corridori italiani. Male invece alcuni attesi protagonisti, dai fratelli Schleck al rientrante Vinokourov

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Credit Foto Eurosport

Adesso che tutto è compiuto, e che nei nostri occhi, nei nostri cuori e nella nostra mente ci sono tutti i tre Grandi Giri passati agli archivi e alla storia, possiamo dirlo senza tanti giri di parole: il Giro d¹Italia è stato, tra le Grandi corse a tappe, la più bella. Sì, lo diciamo senza tanti se e senza tanti ma. Dopo averne criticato il percorso ''capovolto'', la mancanza di vette mitiche e cariche di storia, la ''corsa rosa'' è quella che ha trasmesso più di tutte un po' di emozioni. A livello organizzativo non è quel colosso che è e resta il Tour de France, ma riesce ad abbinare una buona organizzazione con un ottimo spartito tecnico. E poi, fatto non per nulla trascurabile, può vantare ascolti televisivi molto buoni e pubblico delle grandi occasioni in tutte le tappe e su tutta la Penisola.
Insomma, il Tour resta il Tour, anche se a livello di geografia non è il massimo che si possa proporre: troppe tappe insipide e poco interessanti.
Abbiamo scritto che la crono delle Cinque Terre ha condizionato non poco il prosieguo del Giro, ma al Tour la cronosquadre di Montpellier (vi ricordate la pericolosità di quel tracciato? Se l¹avesse proposto il Giro, nessuno l¹avrebbe corsa), posta dopo solo quattro tappe, in pratica ha definito in maniera definitiva la classifica finale.
La Vuelta non ha lesinato montagne e neppure quelle di nome, anche se in questa edizione sono stati cancellati i Pirenei. Una Vuelta, dal punto di vista tecnico, bella solo nella seconda settimana. La prima soporifera, la terza anche. Per non parlare dell¹organizzazione: sciatta e raffazzonata, come una semplice corsetta (a proposito, che dice l¹Uci dell¹Eneco Tour, che ogni anno batte ogni record di mala organizzazione?). E non è tutto: pochi sponsor, ascolti tivù bassissimi, pubblico sulle strade non pervenuto. E' la terza grande corsa a tappe per storia e tradizione, ma il divario tra il Giro e il Tour non è più grande, ma enorme. Dicono che i nuovi soci francesi (l¹Aso, i signori del Tour, ndr), non ci abbiano ancora messo mano, ma dal prossimo anno qualcosa cambierà, ad incominciare dalla maglia di leader: basta con quella oro, si torna al rosso, la maglia che fu vestita dai primi grandi protagonisti al Giro di Spagna.
Che dire del vincitore della Vuelta edizione numero 64, Alejandro Valverde? Che è stato indubbiamente il più forte, peccato solo che si porti dietro, addosso, sopra da troppo tempo il peso di una ingiustizia che sembra non imbarazzare nessuno: né l¹Uci né la Wada, né tantomeno le squadre di Pro Tour che si sono date tanti codici e codicilli, e poi garruli vanno a farsi massacrare da un corridore che è stato squalificato dalla giustizia italiana ­ e su territorio italiano ­ per la questione delle sacche di sangue rinvenute nel laboratorio del dotto Eufemiano Fuentes. Non sono supposizioni, sono prove certe, date dall¹esame del DNA. Scusate se sono solo prove scientifiche e non barzellette da bar.
Ad ogni modo Valverde (voto 8) ha vinto, e quindi viva Valverde : se va bene a chi ci ha rimesso le penne va bene anche a noi. Ivan Basso (voto 7) ha lottato, ha cercato con i suoi Liquigas di arginare la forza del corridore murciano, ma al campione varesino è mancato sempre qualcosa per fare un soldo. Cadel Evans (7) è tornato sui suoi livelli dopo un Tour terribile, troppo al di sotto delle sue possibilità: un giorno in maglia oro e anche un pizzico di sfortuna che l¹ha rallentato. Samuel Sanchez (voto 7) è quasi sempre stato nel vivo della corsa, e ha raccolto un secondo posto di grandissimo contenuto tecnico. Bravo, molto bravo, Robert Gesink (voto 7), il vero protagonista, secondo noi, di questa Vuelta. Purtroppo poi, una caduta proprio negli ultimi decisivi attimi, l¹ha messo KO e gli ha fatto perdere un secondo posto che era assolutamente meritato. Superlativo, come sempre, Fabian Cancellara (voto 8): per lui due tappe contro il tempo e cinque giorni in maglia oro. Tra i promossi vanno messi sicuramente André Greipel (voto 8), che non ha fatto rimpiangere il compagno di squadra Mark Cavendish. Bene è andato anche Ezequiel Mosquera (voto 6,5), forse è andato anche fin troppo bene (sperem).
Grande, grandissimo Damiano Cunego (voto 8), che si è preso quello che si era messo in testa di prendere: due tra le tappe più belle di questa Vuelta.
Bravo, come spesso gli accade, il nostro Paolo Tiralongo (voto 7): lotta, aiuta e poi si porta a casa un prezioso piazzamento finale. Bravi, molto bravi, anche Marco Marzano, Marco Marcato e Fabio Sabatini: per tutti una sufficienza abbondante (dal 6 al 7). Una bella sufficienza se la meritano anche David Moncoutié, al pari di Tyler Farrar, ormai entrambi una garanzia.
Tra i giovani che avanzano, oltre al già citato Robert Gesink, anche Lars Boom e Antony Roux: per loro un bel 7.
E il campione del mondo Alessandro Ballan? Così così (6 --) , diciamo appena sotto la sufficienza. Come del resto Daniele Bennati (6 --), bravo a cronometro, bravo a sbattersi come pochi per la causa di Basso, meno brillante in fase di conclusione allo sprint. Insomma, un bomber che diventa regista e non merita di prendersi gli strali di tutti. Bocciatissimi i fratelli Schleck (voto 4), il belga Tom Boonen (voto 4), assieme al tre volte campione del mondo Oscar Freire (voto 4). Poco meglio Vinokourov (voto 5): rientra dopo due anni di squalifica, si fa un po¹ vedere, ma è troppo poco. Da 3 lo statunitense Tom Dannielson e il tedesco Linus Gerdemann. A questo punto, però, se avete voglia e pazienza, vi raccontiamo giorno per giorno come è andata questa sfida spagnola, che ha visto Valv-Piti Valverde trionfare, e il nostro Basso lottare come un leone, restando però per un niente giù dal podio. " Dei grandi big è l¹unico che può dire di aver fatto due Grandi Giri a grandi livelli ­ ci dice Aldo Sassi, direttore del Centro Sportivo Mapei, nonché preparatore sia di Evans che di Basso - Ivan ha ottenuto in pratica due quarti posti, anche se per la sua potenza era molto più rassicurante il tracciato del Giro. Si deve lavorare ancora un po¹ nelle cronometro, dove Ivan in pratica ha perso quasi tutto il tempo. Ma io resto molto fiducioso: con uno come Ivan, il lavoro non fa paura di certo".
Che dire, allora? Sarà per la prossima Vuelta.
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