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NFL, Kansas City Chiefs contro Philadelphia Eagles e tutto quello che c'è da sapere sul Super Bowl LVII

Lorenzo Rigamonti

Pubblicato 12/02/2023 alle 07:57 GMT+1

NFL - È tempo di allacciare le cinture: la cinquantasettesima edizione del Super Bowl, la finalissima tra le due migliori squadre della stagione NFL, è pronta a tenere svegli più di cento milioni di persone. Quest’anno si disputerà a Glendale, nel deserto dell’Arizona, nella notte tra il 12 e il 13 febbraio a partire dalle 0:30.

Super Bowl, Shakira e Jennifer Lopez danno spettacolo nell'Half Time Show

Come al solito sarà l’evento più seguito dell’annata americana, un amplificatore smisurato di adrenalina, spettacolo e folklore a stelle e strisce. Non solo fiumi di birra, commercials e Halftime Show – quest’anno si esibirà Rihanna in diretta internazionale –, ma anche le centinaia di sogni di chi, fin da bambino, aveva immaginato di trovarsi proprio lì, sul palcoscenico più luminoso di tutti, il Super Bowl. Chi reggerà meglio la pressione? Da una parte gli Eagles del quarterback Jalen Hurts e dell’head coach Nick Sirianni, reduci da un 14-3 in regular season e dalle vittorie su New York Giants e San Francisco 49ers nei playoff; dall’altra i Kansas City Chiefs del quarterback Patrick Mahomes e dell’head coach Andy Reid, anch’essi reduci da 14 vittorie e 3 sconfitte in regular season oltre ai successi su Jacksonville Jaguars e Cincinnati Bengals nei playoff.
Eagles e Chiefs, due velieri pressochè inviolabili nel corso di questa stagione, pronti a un ultimo e risolutivo scontro frontale. Sarà una resa dei conti indubbiamente pirotecnica, tra due sistemi e filosofie di gioco che in fondo celano diversi punti di tangenza e incroci suggestivi, poiché entrambi discendono dal conio di un’unica - geniale – mente. Questo appuntamento finale, comunque andrà, sarà un indelebile crocevia tra passato e futuro:
  • Per la prima volta nella storia del Super Bowl, si affrontano due quarterback neri.
  • Per la prima volta in un Super Bowl, due fratelli – Jason (Eagles) e Travis (Chiefs) Kelce - lotteranno uno contro l’altro.
  • Alcuni lo hanno già battezzato il “Reid Bowl”, siccome Andy Reid, l’attuale allenatore di Kansas City, ha allenato per ben 14 anni la franchigia di Philly.

Mahomes vs Hurts: per la prima volta due QB neri in un Super Bowl

A capitanare le offenses di KC e Philadelphia, saranno i due quarterback Patrick Mahomes e Jalen Hurts. Fin dai primi anni dal suo avvento in NFL, la stampa ha ricoperto la figura di Mahomes con un mantello di retorica profetica e superlativa. E a buona ragione, potremmo dire. Perché il 27enne quarterback dei Chiefs ha sin qui garantito numeri da predestinato, trascinando la franchigia del Missouri verso il suo terzo Super Bowl negli ultimi quattro anni. Anche quest’anno, il prodotto di Texas Tech è in lizza per vincere il premio di MVP con il record personale di 5.250 yards passate, a corredo di 41 touchdown lanciati (più 4 corsi) e 12 intercetti.
Ma questa stagione, nella lista dei candidati al trono di MVP, si è insediato un volto nuovo: Jalen Hurts, quarterback mobile dei Philadelphia Eagles, vero e proprio fulmine a ciel sereno. 3.700 yards lanciate da sommare ad altre 700 in corsa (skill vitale per un giocatore ibrido come Hurts), accompagnate da 35 touchdown via aria e via terra, e solo 6 intercetti. Una rivalità, tra questi due signal caller, che innalzerà sicuramente il coefficiente spettacolare in campo, e che simboleggia anche un segnale di progresso in tema d’uguaglianza. Per la prima volta nella storia del Super Bowl infatti, due quarterback di colore partiranno titolari per ciascuna squadra.
Hurts diventerà il secondo QB nero di Philadelphia con titolarità in un Super Bowl, dopo Donovan McNabb nel 2004. Mahomes invece, che già si è tolto lo sfizio di un anello nel 2020, potrebbe diventare il primo quarterback nero a bissare un successo in un Super Bowl. Tutto questo dopo ben 35 anni dal traguardo storico tagliato da Doug Williams, primo quarterback nero a partire titolare in un Super Bowl. Williams portò gli allora Washington Redskins sul tetto del mondo nel 1988, conquistando anche il titolo di Super Bowl MVP.
Ancora oggi, i quarterback di colore devono lottare contro uno stigma – presente non solo ai massimi livelli NFL, ma soprattutto attraverso il capillarissimo sistema di high school e college – secondo il quale un ruolo "più intellettuale” e legato alla velocità di pensiero come quello del quarterback, debba essere appannaggio, preferenzialmente, dei bianchi. Da Williams alla coppia Mahomes-Hurts, ecco dunque la brevissima lista dei quarterback neri passati per i Super Bowl finora. Indirettamente, fornisce uno spaccato significativo di come il sistema football abbia ritardato un processo di integrazione doverosissimo.
Doug WilliamsWashington RedskinsSuper Bowl XXII, 1988W
Steve McNairTennessee TitansSuper Bowl XXXIV, 2000L
Donovan McNabbPhiladelphia EaglesSuper Bowl XXXIX, 2004L
Colin KaepernickSan Francisco 49ersSuper Bowl XLVII, 2013L
Russell WilsonSeattle SeahawksSuper Bowl XLVIII, 2014 e XLIX, 2015W-L
Cam NewtonCarolina PanthersSuper Bowl 50, 2016L
Patrick MahomesKansas City ChiefsSuper Bowl LIV, 2020, LV 2021 e LVII 2023W-L-?
Jalen HurtsPhiladelphia EaglesSuper Bowl LVII, 2023?

14 anni con gli Eagles, 10 con i Chiefs: il "Reid Bowl"

Un signorotto affabile e dal baffo prominente, che parla con un filo di voce e che va pazzo per le camicie hawaiane e i cheeseburger. Basta una manciata di pennellate per dipingere un ritratto soddisfacente di Andy Reid, l’head coach dei Kansas City Chiefs che lunedì notte sfiderà il giovanissimo collega Nick Sirianni nel Super Bowl. Se nel modo di approcciarsi alla vita di tutti i giorni, Mr. Reid si fa passare per la persona più semplice del mondo, su un campo da football le cose cambiano drasticamente. Perché Andy Reid è una delle menti offensive più complesse, brillanti e creative ad aver mai calcato un campo da football.
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Andy Reid, Kansas City Chiefs

Credit Foto Getty Images

Futuro Hall of Famer, Reid punta a sigillare la sua dinastia con un secondo anello. E l’occasione non poteva essere più speciale: fronteggerà i Philadelphia Eagles, la franchigia dalla quale è partita la sua avventura nel ruolo di head coach. Dal 1999 al 2012, Reid ha speso 14 stagioni in Pennsylvania, al timone dei Birds. Gli ultimi 10 anni invece, li ha passati nel rumoroso nido dell’Arrowhead Stadium, a Kansas City. Nel deserto dell’Arizona dunque, tra poche ore, Reid si ritroverà al centro di un incrocio scritto dal destino. Eagles e Chiefs, per la cultura e i risultati che vi ha inciso nel corso degli anni, rimarranno per sempre le sue creature. E’ lui il folle scienziato a cui risale l'intera genesi di questo Super Bowl.
Sulla panchina degli Eagles è riuscito a tenere un record positivo di 130 vittorie, 93 sconfitte e un pareggio in 14 anni, guidando la gang in Midnight Green verso cinque Championship Games compresa un’apparizione al Super Bowl nel 2004, dove però venne sconfitto dai Patriots di Tom Brady.
In Missouri invece, Reid ha saputo mantenere un bilancio di vittorie/sconfitte positivo in ciascuna delle sue 10 stagioni alla guida dei Chiefs. L’avvento di Mahomes ha completato un mosaico perfetto: Reid ha finalmente conquistato un anello nel 2020, e questo sarà il suo terzo tentativo al Super Bowl negli ultimi 4 anni. Reid è solamente il quinto allenatore a fronteggiare una sua ex squadra in un Super Bowl, dopo Weeb Ewbank, Dan Reeves, Jon Gruden e Pete Carroll.
Considerato un genio delle “trick plays”, ovvero le giocate in grado di evadere gli schemi tradizionali rasentando livelli circensi d’esecuzione, di certo proverà a stupire i suoi Eagles sfoderando i migliori assi nella sua manica. Da giocatori nascosti in campo, a passi di danza poco prima degli snap, passando per uomini di linea convertiti improvvisamente a quarterback, ogni suo schema è disegnato sia per assecondare un’inesauribile richiesta di spettacolo, sia per adempire a una precisa funzione strategica. "Se le pratichi abbastanza a lungo, non sono più giocate-trucco”, ha commentato Reid. “Sono solo giocate".
Imprevedibile sul campo e generoso fuori, i suoi ex giocatori lo conoscono benissimo e sono pronti a tutto. Alcuni di loro, draftati proprio da Reid, giocano ancora negli Eagles: Fletcher Cox, Brandon Graham, Landon Johnson e Jason Kelce l’hanno abbracciato durante il media day precedente all’evento.
Le stagioni di Andy Reid alla guida di Eagles e Chiefs.
AnnoSquadraRegular SeasonPlayoff
1999Philadelphia Eagles5-11-
2000Philadelphia Eagles11-51-1
2001Philadelphia Eagles11-52-1
2002Philadelphia Eagles12-41-1
2003Philadelphia Eagles12-41-1
2004Philadelphia Eagles13-32-1
2005Philadelphia Eagles6-10-
2006Philadelphia Eagles10-61-1
2007Philadelphia Eagles8-8-
2008Philadelphia Eagles9-62-1
2009Philadelphia Eagles11-50-1
2010Philadelphia Eagles10-60-1
2011Philadelphia Eagles8-8-
2012Philadelphia Eagles4-12-
2013Kansas City Chiefs11-50-1
2014Kansas City Chiefs9-7-
2015Kansas City Chiefs11-51-1
2016Kansas City Chiefs12-40-1
2017Kansas City Chiefs10-60-1
2018Kansas City Chiefs12-41-1
2019Kansas City Chiefs12-43-0
2020Kansas City Chiefs14-22-1
2021Kansas City Chiefs12-52-1
2022Kansas City Chiefs14-32-0

Jason vs Travis: il "Kelce Bowl"

L’ultimo di quella trafila di veterani, Jason Kelce, fu scelto proprio dagli Eagles di Reid nel Draft del 2011. Due anni dopo, sarebbe toccato al fratello minore Travis passare attraverso la stessa graticola di selezioni. Al tempo della scelta di Jason, coach Reid aveva già posato gli occhi sul suo fratellino. Ma nel 2012, come abbiamo detto, Reid fu licenziato da Philly. Arruolato dai Chiefs, Reid decise di portarsi con sé Travis nel 2013, separando di fatto i due fratelli cresciuti entrambi nel college di Cincinnati, e destinandoli ad essere uno la nemesi dell’altro.
Ma chi sono i fratelli Kelce? Il più anziano, Jason, ha 35 anni e gioca per gli Eagles nella linea d’attacco come centro. E’ un mostro di 191 centimetri per più di 130 chili, anche sei il “fratellino” Travis – se così si può chiamare, vista la stazza – non è da meno, dato che tocca i 196 centimetri per 113 chili. Travis, 33 anni, gioca nei Chiefs nel ruolo di tight end. Se Jason è designato a bloccare la linea difensiva avversaria, Travis è addetto anche a ricevere i passaggi del quarterback. Il bello è che nessuno dei due aveva iniziato la propria scalata verso la NFL con l’idea di praticare l’attuale ruolo: Jason, attraverso high school e college, aveva iniziato come running back, spacciandosi poi per un linebacker per poi convertirsi nuovamente a uomo di linea. Travis invece, sognava addirittura di fare il quarterback.
Cresciuti assieme in quel di Cleveland, e abituati a competere per qualsiasi cosa, dalla corsa al posto migliore in macchina, alle partitelle di baseball e basket, per arrivare poi al football, Jason e Travis hanno sempre dovuto condividere pregiudizi e fatiche dell’essere sottovalutati. All’ingresso del college nessun osservatore aveva idea di chi fossero, ed entrambi hanno dovuto rimodellare le proprie attitudini e i propri corpi per rendersi utili nel ruolo che l’evenienza richiedeva. E poco più di dieci anni dopo, eccoli lì: tra poche ore, Jason e Travis diventeranno i primi fratelli a giocare l’uno contro l’altro in un Super Bowl.
Entrambi in verità, hanno già alzato un Lombardi Trophy: Jason nel 2018 e Travis nel 2020. Ora però, è rimasto solo un anello per due dita. I due, abituati fin da piccoli a competere per qualsiasi cosa, hanno più volte sdrammatizzato nel corso della settimana: “Comunque vada, nostra madre ha già vinto”. La madre già sicura di poter lucidare un altro anello si chiama Donna, e questa domenica vestirà la sua solita giacca double-face, cucita a metà con la stoffa degli Eagles, e l’altra metà con la stoffa dei Chiefs.
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Jason Kelce, Travis Kelce con mamma Donna

Credit Foto Getty Images

Tra poche ore però, non ci sarà più spazio per i sentimentalismi: per la prima volta nella loro vita, Jason e Travis interromperanno ogni linea di comunicazione per abbandonarsi ad un silenzio sconosciuto. In questo caso, per quanto brutale possa sembrare, la competizione supera il legame di sangue.
Di sfide tra fratelli e sorelle, la storia dello sport ne ha viste parecchie. Dalle due Williams, ai fratelli Baresi, passando per gli Schumacher: ecco quando uno ha dovuto competere contro l’altro.
  • Venus e Serena Williams: il binomio più famoso. Entrambe hanno raggiunto livelli stellari, specialmente Serena con 23 Slam vinti. Venus ne ha vinti 7. Compagne inseparabili di doppio, nel singolare si sono incrociate 31 volte: 19 match vinti da Serena, 12 da Venus.
  • Beppe e Franco Baresi: due bandiere all’ombra della Madonnina. Giuseppe vinse due Scudetti, due Coppe Italia e due Coppe UEFA con l’Inter. Franco, scartato a 15 anni in un provino per i nerazzurri, divenne una leggenda del Milan. A braccetto del Diavolo, vinse 6 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe europee e 4 Supercoppe italiane. Indimenticabili gli scambi di gagliardetto tra i due in occasione del derby.
  • La dinastia Sentimenti: cinque fratelli che conquistarono la massima serie negli anni ‘40. I fratelli che giocavano a calcio in verità erano nove, ma solo cinque di loro (Ennio, Arnaldo, Vittorio, Lucidio e Primo) divennero professionisti e solo tre di loro ebbero il lusso di giocare nella stessa squadra (Vittorio, Lucidio e Primo), la Lazio. Il famoso Trio Sentimenti divenne così famoso che la gente, per non confonderli, cominciò a distinguerli con un numero seriale: Sentimenti III, IV, e V. Celebri le sfide con gli altri fratelli: negli anni ’50, un Lazio-Milan terminò 1-1 con l’autorete di Sentimenti III, il pareggio di Sentimenti V e un rigore parato dal biancoceleste Sentimenti IV.
  • Kevin-Prince e Jerome Boateng: fu il primo scontro tra consanguinei in un Mondiale. Ai Mondiali 2010 in Sudafrica, Germania e Ghana si sfidarono nella fase a gironi. Kevin-Prince e Jerome Boateng, stesso padre ma madri diverse, avevano scelto di rappresentare due Nazionali diverse. Alla fine la spuntò la Germania di Jerome 1-0, ma entrambe le rappresentative riuscirono a qualificarsi agli ottavi.
  • Pau e Marc Gasol: un duo di predestinati. Due anelli in carriera per Pau con i Lakers, uno per il fratello minore Marc con i Raptors. Tante le sfide sul parquet NBA, ma anche le vittorie assieme con la Nazionale: la più dolce arrivò nel 2006, quando la Spagna vinse il Mondiale in Giappone.
  • Michael e Ralf Schumacher: una rivalità impari questa, con Michael in grado di vincere sette Mondiali tra anni ’90 e 2000. Ralf, dal canto suo, riuscì a competere per un decennio in F1, mettendo qualche volta il bastone tra le ruote al fratellone. Da ricordare le bagarre nei GP di Ungheria o di Spagna del 2000.
  • Phil e Steve Mahre: indimenticabili gemelli statunitensi che salirono alla ribalta negli anni ’80. Fu Phil a togliersi più soddisfazioni, vincendo tre Coppe del Mondo. Phil e Steve salirono sui due gradini più alti del podio nello speciale delle Olimpiadi Invernali a Sarajevo 1984.
  • I fratelli Marquez ed Espargaro: nella MotoGP, ricordiamo due coppie tutte spagnole. Marc e Alex Marquez, anche questa rivalità impari, dato che il primo ha vinto 8 titoli mondiali di cui sei in MotoGP, mentre il fratellino ne ha vinti due – uno in Moto3 e l’altro in Moto2. Più combattuta la rivalità tra Aleix e Pol Espargaro. Il primo vanta 13 stagioni in MotoGP, mentre il fratello minore si è tolto lo sfizio di un titolo mondiale in Moto2.
  • Kevin e Jonathan Borlée: famiglia di velocisti belgi, composta dai gemelli Kevin e Jonathan, oltre alla sorellona Olivia e al fratello minore Dylan. Allenati dal padre Jacques, i due gemelli raggiunsero il picco alle Olimpiadi di Londra 2012 sui 400 metri, scippandosi vicendevolmente il record nazionale.
  • Henrik, Filip e Jakob Ingebrigtsen: un trio di atleti di pista norvegesi a dir poco storico. Nel 2018 Jakob completò un tris colossale agli Europei conquistando l’oro sui 1500 metri, ripetendo il successo di Filip nel 2016 e di Henrik nel 2012 sulla stessa distanza.
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