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Ferrari spaventa Mercedes, Red Bull con l'incognita Honda. Cosa hanno detto i test di Barcellona

Paolo Sala

Pubblicato 02/03/2019 alle 10:22 GMT+1

La rossa è apparsa la macchina più in palla, Mercedes si è nascosta ma palesa anche qualche criticità, peraltro evidenziata dagli stessi piloti. Red Bull-Honda senza problemi in termini di affidabilità, ma andrà giudicata quando si salirà di potenza nei week end di gara. Disastro Williams, sebbene non vi siano problemi di budget.

Sebastian Vettel esce dai box del Montmelò, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Le premesse sono d'obbligo: si tratta solo di test - per quanto importanti visto che sono gli unici prima del Gp d'Australia il prossimo 17 marzo - e quindi le risultanze vanno soppesate con cura. I tempi sono poco o nulla indicativi, non si conoscono appieno i programmi di lavoro delle varie scuderie né tantomeno i carichi di benzina utilizzati nei diversi stint, e nessuno tiene particolarmente a scoprire le proprie carte con anticipo. Detto questo, però, i test catalani qualcosa hanno detto, a partire da una Ferrari SF90 particolarmente in palla, anche a detta degli avversari.

La SF90 va, Leclerc pure

In attesa di conferme dal cronometro nei week end di gara, la rossa è apparsa decisamente 'nata bene'. Veloce, costante, stabilissima sia in frenata che in uscita di curva, facile da guidare e da mettere a punto a detta di entrambi i piloti. Tanto che se il solito sornione Toto Wolff ha voluto eleggerla a favorita, con la sua solita strategia di spostare le pressioni fuori dal suo box, altri uomini Mercedes, a mezza bocca, hanno parlato di "gap da colmare". Ciò che è apparso evidente durante le due settimane di prove è che le Ferrari, a prescindere da litri di benzina o dalle mappature del motore, a parità di mescole hanno un altro passo rispetto a tutti. Peraltro sembra abbia destato particolare impressione negli osservatori, insieme all'ala anteriore concettualmente differente rispetto agli avversari, il rake della macchina, ossia l'inclinazione verso l'anteriore nelle curve lente, uno dei punti di forza telaistici delle ultime Red Bull e di quello che veniva definito 'assetto picchiato'. Alain Prost, che a Montmelò si è divertito ad osservare i test da diversi punti del circuito, ha detto chiaro e tondo che "La Ferrari pare viaggiare su due binari, la Mercedes no", così come Franz Tost e Chris Horner. In più Charles Leclerc si è messo a girare fin da subito come un orologio, confermando di essere già pronto a reggere le pressioni insite nell'essere, così giovane, pilota Ferrari.

Mercedes in difficoltà?

Tutto ciò ovviamente non basta a fare della Ferrari la favorita per il Mondiale 2019, specie considerando le capacità di reazione della Mercedes, dolorosamente provate sulla pelle dagli uomini in rosso negli ultimi due anni. Lo scorso anno, per esempio, la Ferrari impressionò (e vinse) sia a Melbourne che in Bahrain, ma a Barcellona fu nuovamente la freccia d'argento a dettare legge con una monoposto quasi totalmente rivista rispetto al debutto. Di certo nei test la W10 non ha mai cercato la prestazione, concentrandosi su altro. Eppure qualche piccolo problema è emerso. L'ala anteriore, pur senza ovviamente essere decisiva rispetto ad un progetto aerodinamico ampio, appare convenzionale rispetto a quella Ferrari, sebbene il resto dell'aerodinamica sia estrema e la sospensione anteriore appaia anche quest'anno particolarmente ricercata. La guidabilità, in relazione alla ormai famigerata 'finestra di utilizzo' delle gomme, sembra essere leggermente critica, e se qualche tecnico ha parlato di "gap da colmare con la Ferrari", Valtteri Bottas non ha nascosto "problemi di bilanciamento in parecchie curve" mentre Lewis Hamilton ammetteva che "siamo indietro e c'è parecchio da fare". Nessun allarme, naturalmente, anche perché con l'aumento delle temperature le Mercedes hanno spesso risolto le noie di bilanciamento relative alle gomme. Ma qualche dubbio in più rispetto alle ultime due stagioni serpeggia, e pare che a Stoccarda stiano già approntando diversi interventi correttivi.

Red Bull e l'incognita Honda

Se il Mondiale 2019 potrà avere un terzo protagonista dipenderà quasi esclusivamente dalla power unit Honda, per il primo anno a spingere le Red Bull. Dopo aver sfruttato la Toro Rosso 2018 come un vero e proprio laboratorio in pista, i giapponesi hanno finalmente trovato il bandolo della matassa in termini di affidabilità. A Barcellona la Red Bull è stata la terza macchina per chilometri percorsi, senza che si evidenziasse il minimo problema di tenuta, ed anche la cuginetta di Faenza - impegnata peraltro più assiduamente sulla ricerca della prestazione pura - non ha denunciato problemi. Ma se telaisticamente l'ennesima vettura progettata da Adrian Newey non lascia troppo spazio ai dubbi, il motore andrà valutato 'sotto sforzo', ossia quando si andrà su con la cavalleria e le temperature saranno ben maggiori. In termini di affidabilità, ovviamente, ma anche di performance, visto che nemmeno Renault pare in grado di scalfire la superiorità delle power unit Ferrari e Mercedes.

Gli altri: bene l'Alfa, malissimo Williams

Dietro i tre top team, la Renault punta a confermarsi quarta forza e scalcia per provare ad inserirsi nella lotta, con un Ricciardo motivatissimo e qualche cavallo in più rispetto al 2018. Buone impressioni ha destato l'Alfa Romeo, l'unica con un ala anteriore che tende ad assottigliarsi sui lati al pari della Ferrari, una scelta aerodinamica radicale che punta a gestire diversamente dal passato i flussi d'aria sotto e a lato della macchina. Da verificare se la Haas sarà ancora in grado di lottare per il quarto posto come l'anno scorso o se l'Alfa sia divenuta la 'ferrarina' del Mondiale. Non ha particolarmente impressionato la nuova McLaren. Disastrosa la situazione della Williams, che oltre ad aver iniziato i test con due giorni di ritardo è riuscita a mettere insieme pochi chilometri, per lo sconforto del rientrante ed attesissimo Robert Kubica. Il tutto sebbene non stia nel budget il problema del team, riossigenato proprio dallo sponsor del polacco, bensì di gestione e organizzazione del lavoro. Con Paddy Lowe strappato alla Mercedes proprio con compiti di questo tipo, Claire Williams ha di che mettersi le mani nei capelli.

Le gomme Pirelli

Infine un accenno alle gomme, ed alla (apprezzata) novità della ridenominazione da C1 a C5 per segnalare le mescole, da più dure a più morbide. L'impressione è che le C5 (ossia le vecchie Hypersoft) offrano prestazioni eccellenti e al contempo degradino parecchio, proprio nella direzione auspicata dal fornitore e dai team. Lo scarto fra una mescola e l'altra si aggira sui 6 decimi, anche in questo caso secondo previsioni. Quello che forse Pirelli non aveva previsto è che le vetture 2019, che con le variazioni regolamentari sull'aerodinamica dovevano perdere circa 1,5 secondi al giro, sono in realtà già sui tempi della pole position 2018 di Lewis Hamilton.
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