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La Ferrari va, Mercedes nervosa: perché Melbourne è più che una semplice vittoria

Paolo Sala

Pubblicato 27/03/2017 alle 08:06 GMT+2

I timori di Lauda e Hamilton vengono confermati. La Rossa va forte e le gomme non sono più un problema.

Ferrari's German driver Sebastian Vettel (L) speaks with runner-up Mercedes's British driver Lewis Hamilton

Credit Foto AFP

Ci sarebbe di che predicare prudenza, ricordando che anche l'anno scorso la Ferrari andò forte a Melbourne per poi evaporare in Bahrain; ci sarebbe di che fare gli scongiuri, pensando che pure nel 2016 i test di Barcellona si chiusero con Raikkonen e Vettel davanti a Rosberg (quest'anno Bottas) e Hamilton; e ci sarebbe da attendere Cina, Bahrain, Russia e la stessa Barcellona - le prossime gare in calendario - per avere risposte ben più attendibili sulla competitività delle macchine rispetto a quelle che può offrire Melbourne, spesso storia a sé per le particolari caratteristiche tecniche e di asfalto del tracciato dell'Albert Park. Eppure il pur castigato entusiasmo ferrarista è più che motivato, giacché la vittoria di Vettel nel Gp d'Australia dice molto di più dei punti in classifica che incamerano il tedesco ed al team di Maranello.

Ferrari rivoluzionata, Vettel ritrovato

Perchè la cavalcata di Seb è stata un concentrato di costanza e consistenza che l'anno scorso non fu, al netto degli errori di strategia che ne condizionarono il risultato finale. E perché la SF70H ha lasciato la chiara impressione di averne persino di più di quanto mostrato, col giro veloce staccato dallo stesso Vettel al terzultimo giro e poi da Raikkonen al penultimo, classico vezzo di chi ha il pieno controllo della situazione. E perché Maranello ha visto premiata la creatività di un concetto di macchina totalmente nuovo e diverso da quello degli avversari, un progetto figlio di soluzioni coraggiose e di una riorganizzazione totale della squadra, che ha reso orizzontale - sotto la supervisione di Mattia Binotto - un metodo di lavoro verticistico che non funzionava più. E infine perché era importante, fondamentale, recuperare al 100% l'entusiasmo e le motivazioni di Sebastian Vettel, che radiomercato assicura in Mercedes in caso di ulteriore fallimento ferrarista. Dopo una sola gara il pericolo ovviamente non è scongiurato, ma allo stesso tempo non si vede il motivo per cui, fra due settimane a Shanghai, le rosse non debbano essere ancora là davanti a giocarsela con la Mercedes, e magari provare ancora a mettersela alle spalle. E' poi vero che Melbourne dice tecnicamente poco, ma se le statistiche hanno un peso i numeri dicono che negli ultimi anni, chi vince la prima gara, nella maggior parte dei casi è poi campione a fine stagione. Toccando tutto il ferro possibile, è un segnale anche questo.

Nervosismo Mercedes

E a proposito di Mercedes, il nervosismo degli uomini in grigio è a sua volta un indizio della pericolosità della Ferrari. Sia Niki Lauda sia Lewis Hamilton, fra pretattica e timori veri, avevano parlato di 'Ferrari favorita' dopo i test di Montmelò, e il doppio pugno sul tavolo di Toto Wolf nei box di Melbourne ha tolto per la prima volta quella patina di calma e sicumera che ha accompagnato il dominio tecnico delle Frecce d'Argento degli ultimi tre anni. Sia chiaro, la Mercedes c'è, è forte, si è comunque messa dietro tutti tranne Vettel e, col passo lungo che ne caratterizza il progetto, ha margini di sviluppo più che ampi. Ma questo inizio di 2017 ha tolto al team tedesco qualche certezza cristallizzata in passato. A partire dallo sfruttamento delle gomme, che non sembra più un plus rispetto alla concorrenza.
Se ne aveva avuto qualche sentore già a Montmelò, dove Hamilton e Bottas avevano girato tantissimo con mescole morbide (Supersoft e Ultrasoft) quando l'anno precedente, l'inglese e Nico Rosberg, avevano provato quasi esclusivamente le Medie e le Hard, dimostrando poi durante il campionato di poter allungare gli stint a dismisura e di poter andare persino più forte di chi montava mescole morbide. A Melbourne non si è visto nulla di tutto ciò, e anzi Hamilton è stato il primo ad andare in difficoltà con le Ultrasoft con cui era partito. Una volta tanto, è stata la Mercedes a dover provare uno strappo con la strategia, pagandola probabilmente col sorpasso di Vettel su Hamilton, che in pista sarebbe stato ben più complicato. L'inglese, dopo i derby con Rosberg, andava dicendo ai quattro venti che non vedeva l'ora di cominciare a combattere con Vettel, Raikkonen, Verstappen, Ricciardo e pure Alonso. Ma nonostante gli abbracci e le pacche sulle spalle con Seb a fine gara, glielo si leggeva in faccia che non si aspettava certo di finire alle spalle di qualcuno.
I piloti Ferrari che hanno vinto la prima gara della stagione e a fine anno si sono portati a casa il mondiale F1
1953Alberto Ascari Gran Premio d’Argentina (Buones Aires) 9 gare
1956Juan Manuel FangioGran Premio d’Argentina (Buones Aires) 8 gare
2000 Michael Schumacher Gran Premio d'Australia (Melbourne)17 gare
2001Michael Schumacher Gran Premio d'Australia (Melbourne)17 gare
2002Michael Schumacher Gran Premio d'Australia (Melbourne)17 gare
2004Michael Schumacher Gran Premio d'Australia (Melbourne)18 gare
2007Kimi RaikkonenGran Premio d'Australia (Melbourne)18 gare

Prova del nove in Cina

Smaltita la sacrosanta sbornia per un'alba rossa che promette un Mondiale da possibile protagonista, c'è da giurare che a Maranello torneranno subito nel mood imposto da Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene in inverno: profilo basso e poche parole. Perché dopo una giornata così aumentano inevitabilmente le pressioni per la Cina, che sarà la vera cartina di tornasole sul valore della SF70H, e perché davanti c'è tanto lavoro da fare sullo sviluppo, quest'anno più che mai fondamentale per restare al vertice se è vero che alcuni tecnici stimano in due secondi e mezzo il potenziale miglioramento di prestazioni che avranno le monoposto fra Melbourne e l'ultima gara, a novembre ad Abu Dhabi.
In questo senso non vanno dimenticate le capacità di sviluppo e crescita evidenziate da Mercedes e Red Bull nel recente passato, a differenza della Ferrari che proprio in quell'area ha denunciato difficoltà ferali. Maurizio Arrivabene, più di chiunque altro scottato dal 2016 e più di chiunque altro cauto nel 2017, darà probabilmente peso soprattutto alle pur poche ombre emerse all'Albert Park: un opaco Kimi Raikkonen, finito comunque dietro le Mercedes e nel finale braccato dalla Red Bull di Verstappen; alcune difficoltà di set up denunciate nel week; i problemi di affidabilità di Haas e Sauber, entrambe motorizzate Ferrari. Ed è giusto che sia così. Addirittura auspicabile, se i risultati sono questi. Ma anch'egli sa che la vittoria di Melbourne è figlia di un inverno votato al coraggio progettuale, all'umiltà d'approccio ed alla valorizzazione massima delle professionalità interne, e che nessun Team Principal nel paddock considera il successo ferrarista nel Gp d'Australia un exploit estemporaneo. Come andrà la stagione nessuno può saperlo, ma che la Ferrari sia finalmente tornata a far paura, nessuno lo nega più.
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