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La Ferrari staccata di un minuto cola a picco nell'incoerenza del progetto SF90

Paolo Sala

Aggiornato 05/08/2019 alle 12:15 GMT+2

Il minuto rimediato a Budapest è una resa tecnica per la Ferrari, che nell'ultimo triennio non ha saputo essere lineare nelle idee come Mercedes e Red Bull. Due anni fa le rosse dominavano solo in circuiti di questo tipo, oggi la SF90 è l'esatto opposto. Ed è un problema anche per il 2020.

Sebastian Vettel, Ferrari, 2019, focus

Credit Foto Getty Images

Nell'estate calda di Lewis Hamilton e Max Verstappen, che si sono spartiti le ultime cinque gare regalando spettacolo, la Ferrari si è sciolta all'Hungaroring, dove il Cavallino si attendeva risposte dal lavoro a tappe forzate impostato a Maranello per recuperare quel carico aerodinamico che ha fin qui zavorrato le rosse sul misto. Il minuto rimediato alla bandiera a scacchi certifica una resa tecnica che nessun podio può nascondere. La mancanza di grip e le difficoltà sulle gomme non sono rimediabili, e ciò è paradossale se si pensa che due anni fa la SF70-H a passo corto vinceva dominando solo su tracciati lenti come quello ungherese. Laddove Mercedes e Red Bull hanno migliorato costantemente le aree deboli nell'arco del triennio, in Ferrari è sembrato mancare un tema portante.

Dal passo corto al minuto di Budapest

Al netto delle vicissitudini interne al team Ferrari, dalla scomparsa di Marchionne al ribaltone interno Binotto-Arrivabene, emerge l'apparente incoerenza tecnica delle ultime tre Ferrari che hanno provato inutilmente a sfilare la corona alla Mercedes. Tre anni fa la SF70-H a passo corto vinceva solo gare sul lento come Budapest o Montecarlo, e prendeva tali scoppole sul dritto da far decidere su due piedi proprio a Marchionne, scioccato di sorpassi subìti dalle rosse sugli allunghi di Baku, di smuovere le acque fra i motoristi. Nel 2018 la SF71-H sembrava aver corretto le imperfezioni delle progenitrice, allungando leggermente il passo e guadagnando cavalli dalla power unit. Se l'è giocata alla pari con le frecce d'argento ovunque fino alla giornataccia di Monza, e finché lo sviluppo non ha perso la direzione. Quest'anno la SF90 ha invece perso completamente la maneggevolezza e la capacità di far funzionare le gomme delle due monoposto precedenti. Va fortissimo in rettilineo, come mai prima, in virtù del combinato disposto motore-basso drag, ma è praticamente inguidabile sul lento. E becca un secondo al giro dove solo 24 mesi fa faceva doppietta con Vettel con sterzo rotto e Raikkonen a fargli da scudiero.
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Sebastian Vettel ha chiuso il GP di Ungheria al terzo posto, accusando però un ritardo di 61.433 secondi dal vincitore, Lewis Hamilton.

Credit Foto Getty Images

Red Bull cresce con Honda

Tutto ciò mentre è evidente come gli avversari abbiano seguito nel tempo un percorso tecnico coerente. La Mercedes si è potuta accomodare sulla superiorità a lungo termine del motore per aumentare di anno in anno il carico e l'affinamento delle sospensioni, ed oggi risulta una macchina ancora piuttosto veloce sul dritto nonché quella in grado di sviluppare maggior carico verticale. La Red Bull, al contrario, ha sempre avuto ed ha tuttora un telaio invidiabile, e sta dunque lavorando soprattutto con Honda sulla progressione motoristica, chiave per arrivare nel 2021 a sfidare Hamilton. Ha ovviamente dato una mano la tempestiva scelta dello scorso anno, con la Toro Rosso sacrificata come macchina laboratorio per accelerare la crescita delle power unit giapponesi, ma la direzione è anche in questo caso chiara.

Cosa cavare da questa Ferrari

Naturalmente restano intatte le speranze ferrariste per i prossimi appuntamenti. A Spa e soprattutto a Monza si può - e a questo punto si deve, per evitare il totale fallimento - vincere. Su altre piste tendenzialmente veloci, come Messico e Usa, si può fare bene. Ma col distacco clamoroso rimediato a Budapest non si vede come questa Ferrari possa avere qualcosa da dire a Singapore, Abu Dhabi, Brasile e così via. Il problema è strutturale, ed ora è probabilmente più importante l'analisi dei dati per cercare di capire cosa portare di questa monoposto su quella del 2020 che non l'idea di sviluppare chissà cosa. Non basterà rinnegare l'ala anteriore, che peraltro fa parte dell'intero concetto aerodinamico della macchina. Serve trovare un punto d'equilibrio che in tre anni, evidentemente, non si è ancora trovato.

Mecerdes, Ocon scalpita

Il podio ferrarista nasce dall'inconsistenza di Bottas e Gasly. Se ad Hockenheim il finnico si era scavato la fossa, a Budapest Toto Wolff sembra essersi convinto a puntare su Esteban Ocon per il 2020, con la prospettiva di avere subito il suo giovane da opporre a Verstappen e Leclerc. Su Gasly ha parlato Chris Horner, denunciando la necessità di "avere due piloti per la classifica Costruttori". Il destino del francese è segnato. Budapest ha anche detto che Kimi Raikkonen sta facendo una delle migliori stagioni della sua carriera per velocità, solidità e consistenza; che George Russell merita di potersi confrontare con Norris e Albon, che ha battuto in Formula 2. E che Antonio Giovinazzi, che a Kimi ha opposto pochino, è chiamato a svoltare nella seconda parte di stagione se non vuole vedere svanire in fretta i sogni di una lunga permanenza in F1.
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