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GP Ungheria - Ferrari di nuovo al buio, ora l'incubo è dover attendere oltre il 2024

Paolo Sala

Pubblicato 24/07/2023 alle 12:40 GMT+2

GP UNGHERIA - La SF-23 si perde nuovamente su una pista che avrebbe dovuto sorriderle, mentre intorno gli altri crescono in modo anche sorprendente, come la McLaren. Lo strapotere della Red Bull e le criticità strutturali della rossa, in una situazione di sostanziale continuità tecnica, fanno temere che l'orizzonte possa essere spostato più in avanti del 2024.

Charles Leclerc deluso dopo il Gran Premio di Ungheria di Formula 1 - Mondiale 2023

Credit Foto Getty Images

Le prestazioni accettabilmente brillanti di Canada e Austra sono già ricordi quasi sbiaditi, fra Silverstone e Budapest la Ferrari è tornata ad agire nel completo anonimato con una prestazione che racconta di una coperta sempre troppo corta riguardo il progetto SF-23. Se il degrado gomme non è più drammatico come in passato, il ritmo gara resta comunque insufficiente per aspirare a posizioni da podio, la maggior stabilità del comportamento della macchina sui long run non si è trasformata in un consequenziale incremento delle prestazioni, e si è anzi persa velocità in qualifica, unico punto forte nelle prime uscite stagionali. Uno sviluppo balbettante che non risolve le maggiori criticità della macchina e che paga pure dazio a quello ben più spedito della concorrenza, vedi McLaren. Che l'Aston Martin faccia pure peggio non è motivo di consolazione a Maranello. Dove anzi si inizia a temere che fra continuità tecnica in termini di regolamento, complicata ristrutturazione nel medio periodo della squadra e strapotere tecnico della Red Bull, il margine per tornare a lottare per il Mondiale nel 2024 sia estremamente ridotto. Con anzi la possibilità che si debba poi puntare tutto sulla nuova svolta tecnica del 2026. Una prospettiva da incubo sulle spalle di Fred Vasseur.

La SF-23 non svolta

La decantata svolta degli sviluppi è stata effimera: la Ferrari va bene sui circuiti stop & go, soprattutto se le condizioni non sono estreme. Potrà magari ben figurare a Monza, forse a Singapore, ma resta una macchina critica sulla maggior parte dei circuiti, con range di utilizzo ristretti e una esagerata sensibilità a qualunque tipo di cambio di condizioni. Il leggero allargamento della finestra di utilizzo ricavato dal pacchetto di sviluppi non ha portato al salto prestazionale auspicato, specie se messo in relazione a ciò che fanno gli altri. La McLaren fino a Barcellona faticava addirittura in Q1 e oggi è da tre gare (diversissime fra loro) la seconda forza in campo con una vettura ripensata in toto, la Mercedes ha voltato pagina con la versione B della macchina e se la gioca, la rossa non cambia passo. Tornando a destare preoccupazioni sull'effettiva migliorabilità della macchina, che ha seguito fin dall'inizio una filosofia progettuale distante da quella della maggior parte degli avversari - a partire da Red Bull - ma che non trova una dimensione anche dopo avere, forse, trovato una direzione. E forse nemmeno delle idee realmente risolutive.

Momento delicato in ottica futura

La SF-23 è ormai un laboratorio, il Mondiale 2023 è divenuto per Maranello un lunghissimo test itinerante. Dove si studiano e si montano sulla macchina soluzioni per il 2024, cercando di capire cosa funziona e cosa no. Ma la sensazione resta quella di un progetto non sufficientemente di ampio respiro, i cui margini di miglioramento o sono risicati, oppure neutralizzati dalle esasperate criticità strutturali o dalle ormai croniche difficoltà della squadra in sede di sviluppo. In McLaren hanno resettato tutto già dopo i test in Bahrein e trovato il modo di mettersi a posto nel tempo, la SF-23 realmente a posto non lo è quasi mai, e il potenziale resta quello di una monoposto che è evidentemente un incompiuto. Nel momento storico peggiore possibile, perché correggere un progetto sbagliato di questi tempi è terribilmente complicato, e approntarne uno diverso allunga inevitabilmente i tempi per il raccolto. Per di più con una squadra in ristrutturazione.

È realisticamente il 2024 l'orizzonte?

Vasseur ha avviato la campagna acquisti dei tecnici per riorganizzare in buona parte la Ges, ma si tratta di risorse che avranno impatto a partire dalla macchina 2025. A oggi la Ferrari è una scuderia in divenire, con un gruppo di lavoro che è evidentemente alla fine di un ciclo ma che sarà comunque artefice della macchina 2024, su cui si cerca di correggere i problemi di quella odierna. Una dimensione che ha inevitabilmente qualcosa di transitorio, col rischio di una possibile proiezione oltre la prossima stagione. Anche tenendo conto dell'impressionante vantaggio tecnico della Red Bull nell'era del ritorno all'effetto suolo, che promette di durare. Il 2025 sarà peraltro l'ultimo anno prima della nuova svolta regolamentare del 2026, dunque non di quelli su cui conviene investire troppe risorse. Un quadro terribilmente complicato per Vasseur, che deve tenere insieme tutto ma a oggi ha in mano davvero poco. E che rischia di dover dare seguito alle parole di John Elkann, che a suo tempo ha parlato di 2026 come orizzonte per tornare a vincere il Mondiale.
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Leclerc: "Vedere vincere la Ferrari è stato stupendo. Un giorno magari..."

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