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I segreti di Bagnaia: il metodo Academy, l’amore per Ducati, il rapporto con Rossi. Falcioni (il manager) racconta Pecco

Stefano Dolci

Aggiornato 04/12/2023 alle 16:32 GMT+1

MOTOGP - Gianluca Falcioni, managing director della VR46 e manager di Pecco Bagnaia all'interno del programma VR46 Riders Academy, ci aiuta a capire l'evoluzione, i metodi di allenamento e le qualità che hanno permesso negli ultimi 6 anni al 26enne di Chivasso di vincere tre titoli mondiali, laurearsi bicampione del mondo della classe regina e costruire un binomio unico e vincente con Ducati.

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Il più forte di tutti. Francesco Bagnaia - otto giorni fa a Valencia - ha dimostrato di esserlo, spazzando via i dubbi e le critiche, confermandosi campione del mondo e mostrando di essere il numero uno della MotoGP attuale non per caso. Se nel 2022 il suo trionfo era partito da lontano con una rimonta inesorabile (e mai vista prima) su un Fabio Quartararo e una Yamaha in caduta libera, nel 2023 il Pecco Nazionale si è aggiudicato un campionato in cui le Ducati hanno fatto il bello e il cattivo tempo, dominando nella prima parte della stagione e gestendo il ritorno prepotente di Jorge Martin con un autentico clinic di gestione della pressione e concretezza. Un pilota velocissimo che non ha bisogno di essere personaggio per entrare di prepotenza fra i grandi del motociclismo e sedersi nel Pantheon dei più grandi della disciplina, alla destra di Giacomo Agostini – il più vincente di tutti con i suoi 15 titoli iridati – e Valentino Rossi, l’idolo di una vita diventato mentore e fido alleato al quale carpire segreti e chiedere consigli preziosi nel quotidiano come a ridosso dei weekend di gara. Ma quali sono i segreti e i tratti distintivi di Pecco Bagnaia e della sua egemonia in sella alla Desmosedici? Lo abbiamo provato a chiedere a chi ne cura gli interessi e lo ha visto crescere esponenzialmente nel corso degli anni, il 45enne Gianluca Falcioni, managing director della VR46 sin dai primi passi avvenuti ormai 15 anni fa e manager personale di Bagnaia, Morbidelli e Vietti: tre dei cinque piloti di spicco della celebre VR46 Riders Academy messa in piedi da Valentino e dai suoi collaboratori per aiutare i giovani piloti ad emergere e diventare protagonisti del Motomondiale.
Pecco Bagnaia è stato tra i primissimi piloti ad entrare nella VR46 Riders Academy. Quando lo ha incontrato per la prima volta e ha iniziato a frequentarlo avrebbe mai pensato che di lì a meno di 10 anni sarebbe diventato un pluricampione del mondo della MotoGP?
"Premesso che noi come Academy crediamo fermamente in ogni pilota sul quale puntiamo e dal giorno uno siamo convinti che abbia le potenzialità per diventare un campione, quello che poi fa veramente la differenza è l’approccio, la voglia, l’attitudine, la dedizione nel seguire il metodo che noi proviamo a infondergli e che deriva dalla conoscenza di Valentino Rossi e da ciò che un pilota così vincente e navigato può trasferire ad ognuno di loro. In Bagnaia, sin dall’inizio, ho visto un ragazzo molto determinato che però stava attraversando un periodo abbastanza difficile della sua carriera perché era reduce da un’esperienza negativa nel Team Italia in Moto3 in cui non riusciva ad esprimere il suo potenziale. Noi tutti però eravamo consci del fatto che fosse un ragazzo molto veloce che aveva mostrato di essere veramente forte nelle categorie minori e che meritava una chance di dimostare quelle che erano le sue qualità. Nel corso degli anni ha dimostrato step by step che oltre alla velocità e al talento è un grandissimo professionista attento, scrupoloso e soprattutto determinato e dedito a fare tutto il possibile per eccellere. Personalmente e vedendolo lavorare non sono particolarmente sorpreso dalla sua crescita e dai suoi risultati poi chiaramente per vincere in MotoGP serve essere speciali, tanti piloti talentuosi nel corso della loro storia nella classe regina non sono riusciti a tagliare questo traguardo, lui c’è riuscito abbinando al talento e al desiderio di primeggiare, la razionalità e l’intelligenza che gli hanno permesso da quando è entrato nel team ufficiale Ducati di raggiungere una costanza di rendimento impressionante. Il resto lo fanno la testa e la tenuta mentale, lì è veramente un super campione e penso si sia visto anche nel modo in cui ha gestito questo finale di stagione dove nonostante le pressioni, le scorie dello spaventoso incidente di Barcellona, gli infortuni e l’incalzare di Martin è riuscito a gestire tutto alla grande con la ciliegina sulla torta del bis mondiale ottenuto tagliando il traguardo davanti a tutti ancora una volta. Una dimostrazione di forza da grandissimo”.
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Gianluca Falcioni (a sinistra) vicino a Domizia Castagnini e agli uomini del muretto box Ducati festeggiano Pecco Bagnaia dopo il 2° posto ottenuto nel GP del Qatar, Getty Images

Credit Foto Eurosport

Lospaventoso incidente di Barcellonae la capacità di dover correre sull’infortunio è stata uno dei punti focali della stagione, Bagnaia non è voluto entrare troppo nel merito delle difficoltà e delle scorie che quella caduta gli ha generato ma ora che è finito tutto, che scorie ha lasciato quella domenica e in che modo ha condizionato il finale di stagione di Pecco?
"La domenica di Barcellona è stata un tornado di emozioni. Immediatamente c’è stato lo spavento derivante dalle immagini crude di un incidente bruttissimo poi in breve tempo, noi che eravamo lì fuori dal centro medico e in ospedale al suo fianco, abbiamo capito abbastanza velocemente che le cose erano meno peggio di quanto ci si poteva immaginare ma sinceramente mai avrei pensato di vederlo in pista a Misano il weekend successivo e men che meno me lo sarei immaginato di vederlo sul podio sia nella Sprint del sabato che nella gara della domenica. Un terzo posto che ha lasciato tutti noi increduli ma nella sua testa ha lasciato solo delusione ed insoddisfazione perché nonostante le condizioni fisiche menomate, lo spavento, il dolore lui era convinto di poter ottenere di più... Penso che sia questa sia la peculiarità del vero campione: la capacità di resettare neutralizzando tutto quello che può inquinare negativamente la tua performance e ripartire da lì con ancora più ardore, determinazione e passione per costruire il proprio successo. Questo è un tratto che mi ha sempre colpito di Valentino e che contraddistinge anche Pecco. Ciò gli ha permesso di portare a termine una seconda parte – per ovvie ragioni non dominante come la prima parte, dove il suo controllo sul Mondiale appareva totale – assolutamente straordinaria, in cui ha rintuzzato il ritorno di Jorge Martin con una striscia di 8 podi in 9 weekend di gare e un finale di stagione in ascesa sugellato dalla vittoria di Valencia”.
Ha parlato di metodo Academy, in che cosa consiste e qual è il cerchio magico di persone e collaboratori che segue Bagnaia e con i quali lavora per essere al top nei weekend di gara?
"Premesso che il fulcro di tutto è Valentino Rossi, proprietario della VR46, che condivide ed avvalla tutte le decisioni e le azioni che vengono intraprese su base quotidiana: il cerchio magico dei collaboratori di Pecco è composto da Carlo Casabianca - storico preparatore di Vale e capo dell’Academy - che segue personalmente tutta la preparazione atletica e fisica e nello specifico anche di Bagnaia. Della parte di gestione manageriale dunque di tutti gli accordi sportivi, le sponsorship e le attività affini me ne occupo io. Poi c'è la sorella Carola, che è sempre al suo fianco in pista ma anche fuori dai circuiti ed è una figura molto presente nella sua quotidianità e in tutto quello che è la sua vita extracorse. E poi ovviamente l’unicità di allenarsi nell’Academy è ovviamente il fatto di confrontarsi, sfidare e trarre motivazioni dalla battaglia quotidiana con gli altri piloti ed ovviamente con Valentino Rossi - che oggi, esattamente come 10 anni fa quando l’Academy ancora non esisteva, si sottopone alle stesse sedute d’allenamento in pista dei vari Bagnaia, Morbidelli, Bezzecchi e Marini... Questo interscambio e questa condivisione creano un’ambiente familiare che oltre che a fungere da sprone nel quotidiano crea anche una complicità anche nei weekend di gara quando capita che Pecco e Bez passino svariato tempo a chiacchierare delle scelte, a confrontarsi. Se c’è un segreto del metodo Academy credo che sia proprio questa fratellanza, il gruppo che fino a quando non si correre in pista è pronto ad aiutarsi, pungolarsi e funge da stimolo per alzare l’asticella”.
Sempre più spesso negli staff degli sportivi di altissimo livello si trovano figure come quella del Mental Coach. Nell’Academy c’è una figura di questo tipo o no?
"Nel nostro metodo non è prevista una figura come quella del mental coach, perché ci sforziamo di creare un sistema in cui la motivazione e la forza mentale derivino dal gruppo e non da una singola entità. Alla fine la figura più vicina al mental coach è proprio quella di Valentinoche, oltre ad allenarsi in pista e al Ranch con Pecco e gli altri, con il suo modo di ragionare e la positività che riesce a trasmettere fuga molti dei dubbi che si palesano, annienta le frustrazioni e soprattutto riesce quasi sempre a trovare la parola giusta o a dare il consiglio adatto per sciogliere quel dubbio che ti assilla o ti condiziona. Dall’interpretazione della curva, alla scelta della gomma, alla strategia o allo stile di guida con un messaggino nel weekend, una telefonata, una chiacchierata a quattrocchi, Vale sa essere un valore aggiunto e sa trovare la chiave corretta per infondere tranquillità e fiducia nel tentativo di massimizzare la propria performance nei weekend di gara”.
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Rossi elogia Bagnaia: "Fieri di lui, nel 2022 ci ha fatto divertire"

Il rapporto di stima e affetto che lega Ducati e Bagnaia dura da 5 anni ma in realtà risale ai tempi della sua militanza in Moto3 in Mahindra. Ciabatti lo ha definito il ‘capitano’ indiscusso della casa di Borgo Panigale, visto il contratto in scadenza a fine 2024 ci sono le premesse perché Pecco corrà in MotoGP per tanti altri anni con Ducati oppure la prossima sfida potrebbe essere quella di vincere in sella a un’altra moto?
"Pecco dal primo giorno in cui si è iniziato a trattare un approdo in MotoGP ha sempre e solo voluto Ducati. E’ innamorato del brand, è un grande tifoso e ciò si evince anche dal fatto che Bagnaia già nel febbraio 2018, prima dello start dell’annata in cui si è aggiudicato il primo titolo mondiale in Moto2, ha detto sì a Ducati senza indugi. Se all’inizio il fatto di correre sulla moto dei sogni è stata una motivazione extra ora che sono passati cinque anni non è cambiato nulla in tal senso, gli piace tantissimo correre con Ducati, adora la sua squadra e non ha dubbi sul fatto di proseguire questo sodalizio così felice. Credo che questo rapporto di stima e gratitudine sia reciproco e se devo immaginare il team Factory Ducati del futuro, me lo immagino con Pecco fulcro e gli altri piloti ad orbitare e avvicendarsi di volta in volta al suo fianco”.
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L'entusiasmo di Gigi Dall'Igna e tutti i membri del team Ducati Factory dopo il trionfo di Bagnaia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Quando crede la trattativa entrerà nel vivo la trattativa per il rinnovo?
“Credo che il mercato si accenderà molto in fretta e dunque già nelle prime gare si potrà provare ad incontrarsi e sedersi a un tavolo per proseguire per altri anni questa storia d’amore così bella e vincente. Le intenzioni perché ciò avvenga a mio avviso ci sono tutte”.
Da quando è approdato nel team ufficiale Ducati, Bagnaia ha vinto un GP ogni tre disputati, è salito sul podio in oltre il 55% delle gare corse ed ha vinto due titoli mondiali però l’impressione è che rispetto ad altri piloti sia meno considerato, in poche parole sottovalutato...
"Nella MotoGP odierna è facile coi giudizi passare dalle stelle alle stalle. Fai male due gare e subito tutto è in discussione ma credo che i piloti ci abbiano fatto il callo e se ne freghino un po’. Io credo che il lavoro che Bagnaia faccia sia a livello di preparazione del weekend di gara e anche – seppur se ne parli molto poco – di sviluppo della moto sia straordinario. La sua puntigliosità, il suo non essere mai essere contento e soddisfatto, credo siano alla base delle fortune di questo binomio e sia anche il motivo per cui chi frequenta il paddock sia consapevole della forza e del valore di Bagnaia che non è bicampione del mondo della top class per caso”.
Nel 2024 la curiosità di tutti riguarda l’approdo di Marc Marquez in Ducati Gresini. Sarà un pretendente per il titolo, l’ha sorpresa questa decisione che alcuni hanno definito coraggiosa...
“Marc sarà subito competitivo e molto forte, non mi ha sorpreso vederlo lì davanti già alla prima uscita nel test a Valencia e me lo immagini come uno dei pretendenti al mondiale. Sarà interessante vedere se riuscirà da subito a vincere le gare dando del filo da torcere a Pecco, Bez e gli altri piloti Ducati oppure no. Insomma, me lo aspetto molto forte ma non che faccia il vuoto perché credo che il Bagnaia di oggi al pari dei vari Martin, Bezzecchi siano piloti di livello assoluto e che saranno ancora più motivati a rendergli la vita difficile. Poi il Mondiale come al solito lo vincerà chi nell’arco della stagione saprà essere più costante. Scelta coraggiosa? La definirei opportunistica, non ci vedo del coraggio a salire sulla moto più veloce della MotoGP abbandonando una di quelle più in crisi. Al netto del fatto di rompere un contratto molto munifico penso che Marquez abbia solo da guadagnarsi dal fatto di poter contare su una moto nettamente pià performante. Parlando di coraggio invece ne ha avuto Marini, che ha scelto di mollare il suo posto in Ducati per accettare la sfida di sviluppare la Honda e provare ad aiutarla a tornare ai suoi fasti. Per Marquez invece, sportivamente parlando, ci sono solo lati positivi...”.
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Marquez: "Vincere subito con il Team Gresini sarà difficile ma la moto c'è"

Viñales dopo i test di Valencia ha detto che Marquez innervosirà gli altri piloti Ducati. Si immagina delle provocazioni o dei mind game da parte dello spagnolo, che dopo aver battagliato in pista con Rossi si ritrova a dover giocarsi il titolo con uno stuolo di allievi e piloti dell’Academy di Valentino?
Su 20 qualifiche che si sono disputate quest’anno credo che Bagnaia abbia avuto almeno 3-4 o 5 piloti attaccati alla ricerca del traino o della scia e non ha mai ceduto al nervosismo. Le provocazioni se sei un campione del mondo in carica o un pilota che vuol giocarsi il titolo devi saperle gestire e magari girarle a tuo favore perché fanno parte del gioco, l’importante è che la provocazione non sfoci nella scorrettezza, che non si inizi il gioco sporco. Questo tipo di cose spero che nessuno le metta in campo perché sarebbe brutto e rovinerebbe lo spettacolo”.
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🏍Bagnaia campione, l'epica cavalcata verso il titolo MotoGP in 280"

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