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Pecco Bagnaia, dalla A alla Z. L'alfabeto del pilota che in sella alla Ducati ha rivinto il titolo mondiale MotoGP

Stefano Dolci

Aggiornato 26/11/2023 alle 23:28 GMT+1

MOTOGP - Dopo aver nel 2022 rotto un digiuno di titoli che durava da 15 anni, regalando alla Ducati un titolo iridato in MotoGP che mancava dai tempi di Stoner, Pecco Bagnaia è riuscito nell’impresa di riconfermarsi campione del mondo della top class. Per celebrarlo e conoscerlo meglio abbiamo confezionato un alfabeto in cui fra parole e curiosità proviamo a capire i segreti di questo pilota.

Bagnaia: "Al primo appuntamento con Domizia con l'auto centrai un palo!"

Cosa differenzia i campioni, dai campionissimi? La capacità di rimanere al vertice per un periodo prolungato di tempo e aprire un ciclo di successi. Nella storia dello sport la longevità con la quale si riesce a restare al top è il metro di separazione che differenzia un atleta capace di cogliere un trionfo estemporaneo da un fuoriclasse che invece riesce a lasciare un segno indelebile nella propria disciplina, durando nel tempo, non limitandosi, insomma, soltanto a vincere ma a farlo con continuità, riconfermandosi sul trono anche la stagione seguente. Con questo secondo titolo iridato consecutivo in MotoGP conquistato sempre sul tracciato magico di Valencia, Francesco 'Pecco' Bagnaia entra a far parte della ristretta cerchia dei pluricampioni della classe regina e diventa l’unico italiano, dai tempi del leggendario binomio Giacomo Agostini-MV Agusta, a riuscire a vincere due titoli mondiali consecutivi nella top class in sella a una moto italiana. Allievo prediletto di Valentino Rossi, piemontese di nascita ma pesarese d’adozione visto che da quasi 10 anni è proprio qui che ha scelto di allenarsi e vivere insieme alla sua dolce metà (la fidanzata Domizia, che diventerà futura sposa nel 2024), di Bagnaia si conosce tanto ma non tutto e così per tratteggiare al meglio il re del motomondiale abbiamo voluto confezionare un alfabeto che spieghi meglio come un ragazzo partito da Chivasso è arrivato passo dopo passo a diventare un bicampione del mondo della MotoGP. Buona lettura!

A come Academy VR46

La “scuola” inventata da Valentino Rossi nel 2014 per aiutare i talenti italiani ad emergere è stata fondamentale nella crescita e nell’esplosione di Bagnaia. “Nel 2013 ho vissuto un periodo nerissimo, ero nel mondiale Moto3 con il Team Italia ma proprio non mi ci trovavo. L’Academy è stata la mia salvezza”. Dall’età di 16 anni Pecco - che dopo Franco Morbidelli è stato uno dei primi giovani ad essere selezionati dal Dottore e dai suoi collaboratori - si è trasferito a Pesaro proprio per frequentare il Ranch allenarsi insieme a tutti gli altri piloti, spronarsi a vicenda, lavorare insieme ai professionisti messi a disposizione (il preparatore atletico Carlo Casabianca, i nutrizionisti, i legali, l’equipe medica, l’insegnante d’inglese ecc), imparare un metodo ed abbaverarsi alla fonte del più grande pilota italiano di tutti i tempi (con Giacomo Agostini).
L’Academy funziona perché siamo tutti rivali ma siamo anche tutti amici. L’uno sprona l’altro a spingersi oltre, che sia al Ranch o ad arrivare prima al campo scuola o a correre con la MiniGp. Già solo andare a mangiare al ristorante tutti insieme è una gara. Questa è una figata. [Bagnaia a Sky Sport, novembre 2018]

B come Beta 50

La prima minimoto (una minicross) ricevuta in dono all'età di 7 anni, con cui Bagnaia iniziò a scorazzare nel giardino dietro casa dei genitori e dei nonni. “Me la trovai sotto l’albero nel giorno di Natale del 2004. Era una minicross azzurra e bianca monomarcia. Fu proprio un gran regalo... Iniziai ad usarla praticamente sempre e quando a furia di girare praticamente finii per distruggere il giardino mio papà si decise a portarmi in pista. Da lì è iniziato tutto”.

C come Carola

La famiglia di Bagnaia è sempre stata molto unita e se papà Pietro segue sin dall’infanzia il figlio in ogni gara, nel box da anni ad accompagnare Pecco e soffrire insieme ai tecnici e meccanici Ducati c’è la sorella Carola. Nata 10 mesi dopo Francesco, laureata in scienze politiche all’Università di Torino con una tesi intitolata ‘La comunicazione nel mondo della MotoGP’, Carola cura gli account social di Pecco ed è la sua ombra nei circuiti dal 2017: “E’ una grande parte di me... e alle gare mi facilita molto la vita - ha raccontato Pecco, lo scorso anno, ad Alessandro Catellan - Mi libera da molte incombenze ed impegni e mi permette di concentrarmi sul mio lavoro in moto e con la squadra”.
"Mi ha chiesto di seguirlo perché lui di me si fida – ha ammesso Carola, in un’intervista del 2021 alla Gazzetta dello Sport - ma siamo molto diversi, permalosi e orgogliosi e se capita di discutere nessuno chiede scusa”.
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Pecco Bagnaia insieme alla sorella Carola di appena 10 mesi più grande del fratello, Getty Images

Credit Foto Getty Images

D come Ducati

Prima ancora di immaginarsi pilota del Mondiale o campione del mondo, la molla che ha animato Pecco è stata essere in sella a una Ducati. “Ero piccolo, molto piccolo ma il rumore della frizione a secco della Ducati 996R di mio zio Claudio è un suono che non scorderò mai – ricorda Bagnaia, in un’intervista a Gpone.com di qualche anno fa - Guardandola gli dicevo sempre ‘zio, questa la tieni per me, per quando sarò grande’”. Un amore corrisposto visto che Gigi Dall’Igna e soci ci hanno messo poco a rimanere stregati dal suo talento, col primo approccio che addirittura risale all’inverno 2015, in un test premio a Valencia con la Desmosedici GP14 al termine dell’annata in Moto3 col team Mahinda Aspar. Da quell’istante Bagnaia non è più uscito dall’orbita del marchio bolognese che lo ha blindato con un biennale, prima dello start della seconda annata in Moto2 (quella che gli consegnerà il titolo in Moto2) e poi - dopo due stagioni non esaltanti (in termini di risultati) in Pramac - lo ha promosso nel team ufficiale, pur se tanti storcevano il naso. La mossa invece ha pagato dividendi poiché Bagnaia - con la sua capacità di gestire il freno davanti con la forcella “a pacco”, facendo galleggiare la ruota posteriore e non pregiudicando la velocità di percorrenza in curva - è riuscito a sfruttare il potenziale della Desmosedici su piste molto differenti tra loro riuscendo, a totalizzare 18 vittorie,33 podi in 59 gare corse nel team Factory. Un ruolino di marcia che gli ha permesso, nel 2022 con una rimonta monstre (105 punti recuperati in 8 gare) di spodestrare Quartararo e vincere quel titolo mondiale piloti che Ducati attendeva da 15 anni e in questo 2023 di bissare l'impresa, domando il coriaceo portacolori del team Pramac, Jorge Martin.

E come Eredità

Non ci sarà mai più un pilota capace di muovere le folle, calamitare interesse e tramutare qualunque gara a cui partecipasse in un "rito pagano” imperdibile come Valentino Rossi ma di certo Francesco Bagnaia, è un pilota degno di portare avanti l’eredità del Dottore e di cui l’Italia può andare orgoglioso. Ed ora a certificarlo c’è anche l’albo d’oro visto che non solo Bagnaia è il primo pilota italiano campione del mondo MotoGP dai tempi di Valentino, ma insieme al Dottore e a Giacomo Agostini è anche l'unico rider tricolore a potersi fregiare di almeno due titoli della classe regina vinti in anni consecutivi.
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Dal 2002 ad oggi, da quando la top class è stata ribattezzata MotoGP, solo due piloti italiani si sono laureati - almeno una volta - campioni del mondo: Valentino Rossi e Pecco Bagnaia

Credit Foto Eurosport

F come Fidanzata

Domizia Castagnini, la ragazza che Pecco di cui Bagnaia si è innamorato oltre 10 anni fa, con la quale sta insieme da 7 anni e convolerà a nozze nel 2024. Piemontese, fashion buyer da tre anni lavora per una boutique di moda con base a Pesaro e convive insieme a Pecco (che conosce sin dai tempi in cui entrambi erano bambini) nella città marchigiana. “Non ho mai pensato a una vita senza di lei – ha confidato Bagnaia a Sky Sport nel 2022, parlando della sua ragazza - Mi ha permesso di pensare solo al buono che c’è in tutto e mi ritengo fortunato ad averla al mio fianco”.
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Pecco Bagnaia insieme alla fidanzata Domizia Castagnini al Galà della FIM 2021

Credit Foto Getty Images

G come #Gofree

Se tanti piloti sulla loro tuta scelgono di incidere il soprannome o il cognome, sulla tuta di Bagnaia ci sono sette lettere Gofree, il suo motto in pista e nella vita. Un ‘leitmotiv’ che accompagna Pecco dai tempi della Moto3 da quando una ragazza durante il weekend di gare in Giappone gli disse ‘enjoy the race and go free”, “goditi la gara e vai libero”. Un concetto diventato un mantra.
#Gofree significa vivere in modo spensierato e libero, divertirsi e dare priorità alle cose che ami fare

H come Haga

Se Valentino Rossi è il mito indiscusso, Pecco per anni ha idolatrato un altro pilota di culto della Superbike anni ‘90-2000: Noriyuki Haga. Il samurai giapponese, tutto pieghe, irriverenza, sorpassi esagerati e sportellate. Un pilota di culto fra gli appassionati e che – pur non riuscendo mai a vincere un mondiale – riuscì a rapire l’immaginario di Pecco che fino al 2012 ha scelto di correre col 41 di NitroNori sul cupolino. “Haga mi piaceva tanto – confessò a Melandri un anno fa - Poi quando riguardavo le sue interviste, su Youtube… C’è quella in cui gli chiedono come si allenava lui, fa ridere da matti”.

I come Italia

Negli anni '70 a fare la voce grossa e a rendere orgoglioso il nostro paese ci pensava il binomio MV Agusta-Giacomo Agostini, nell'ultimo biennio ad aprire un ciclo virtuoso è stato proprio il tandem Pecco Bagnaia-Ducati, il pilota che dal suo avvento nel team ufficiale ha saputo far performare quella moto formidabile chiamata Desmosedici, diventata non solo la moto con la quale più piloti sono riusciti ad ottenere vittorie in questo biennio (in questo 2023 tutti gli 8 rider sono saliti sul podio almeno una volta in gara, e 5 sono riusciti a portarsi a casa una vittoria, ndr) ma anche quella più ambita della griglia, capace di convincere Marc Marquez a mollare - contro ogni pronostico - la propria Honda e rompere un sodalizio ultradecennale, per approdare nel team Gresini e avere a disposizione nel 2024 l'attuale moto di Pecco e Martin.
  • Bagnaia e gli altri piloti tricolori campioni della classe regina in sella a una moto italiana
Pilota (Moto, classe)Titoli e anni
Francesco BAGNAIA (Ducati, MotoGP)2 (2022, 2023)
Giacomo AGOSTINI (MV Agusta,500)7 (1966, 1967, 1968, 1969, 1970, 1971, 1972)
Libero LIBERATI (Gilera, 500)1 (1957)
Umberto MASETTI (Gilera, 500)2 (1950, 1952)

L come Lavoro

La parola alla base di un’ascesa che appena 10 anni fa pareva imprensabile. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. A casa, in palestra, al Ranch, in pista, al video - per carpire i segreti degli avversari e batterli in gara - nel box durante i test o nei weekend di gara per dare le indicazioni giuste agli uomini del suo box e cucirsi addosso la moto con la quale bastonare gli avversari.

M come Martin

Compagno di squadra ai tempi del biennio in Moto3 in Mahindra (2015-2016), quando in alcune trasferte non hanno solo condiviso il box ma anche lo stesso motorhome dove riposare, Jorge Martin è stato il più serio e reale sfidante di Bagnaia per il titolo iridato. Velocissimo ma poco concreto prima di questa stagione, specialmente in gara, in questo 2023 grazie anche all’avvento del nuovo team principal Gino Borsoi: Martinator è diventato un pilota super competitivo in ogni condizione e un osso durissimo con il quale battagliare su ogni tipo di tracciato. Irresistibile nelle Sprint Race del sabato, dal rientro dalla pausa estiva ha alzato la propria efficacia anche in gara inanellando vittorie e piazzamenti sul podio e riusciendo a rimontare fra, settembre e ottobre, oltre 60 punti in 5 appuntamenti a Bagnaia, che però non ha perso la bussola e capitalizzando anche qualche errore del rivale (scivolato in Thailandia al 13° giro mentre era in testa e 5° in Australia dopo che per 26 giri su 27 era stato in testa, prima di avvertire un crollo verticale della sua gomma soft posteriore) è riuscito a tenersi la vetta del Mondiale e a spegnere il sogno di Martin, di diventare campione del mondo della MotoGP con un team non ufficiale.
Ai tempi dell'esperienza in Mahindra eravamo molto amici, dormivamo insieme in circuito, abbiamo condiviso la stessa camera per due anni. Poi le strade si sono divise, ma siamo rimasti in ottimi rapporti. Avevamo una moto complicata. Abbiamo sofferto insieme e siamo cresciuti insieme. Poi ciascuno ha preso la sua strada e siamo arrivati al titolo nello stesso anno, lui nella Moto 2, io nella Moto 3. Quando ci ritroviamo a fine gara, parliamo di tutto, di come abbiamo combattuto. Di dove lui mi scappava via e dove ero più veloce io. Queste cose capitano solo se hai un buon rapporto con il tuo avversario. Con altri piloti non parlo nemmeno". [Jorge Martin @Corriere.it 22/9/2023]
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Jorge Martin e Francesco Bagnaia si danno il pugno dopo la Sprint Race

Credit Foto Getty Images

N come Numeri

Nei suoi 11 anni nel motomondiale ne ha cambiati ben 5: il 4 nel disgraziato anno di debutto nel Team Italia, il 21 nel triennio dal 2014 al 2016 in Moto3 scelto per onorare la memoria di un mito della Ducati come Troy Bayliss. In Moto2 col 21 occupato da Franco Morbidelli e il 41 sul cupolino di Brad Binder, Pecco optò per il 42 (21+21) con il quale al secondo anno vinse il primo titolo mondiale. Nel 2019 in MotoGP – col 42 precettato già da Rins – l’adozione del 63 (21+21+21) col quale dopo quattro anni è arrivato il secondo titolo iridato, che gli ha portato in dote anche il numero 1 con il quale si è laureato campione del mondo per la terza volta, riuscendo ad invertire una cabala che nella classe regina durava dalla fine degli anni '90 e dai tempi di Mick Doohan, ultimo pilota a riuscire a rivincere un titolo con il numero sul cupolino (in epoca MotoGP, ci avevano provato Lorenzo e Stoner ma non riusciendo a rompere l'incantesimo). E a questo punto con il numero sul cupolino della sua Desmosedici nel 2024 proverà l'assalto al terzo titolo consecutivo in top class.
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Il numero 63 e il numero 1 in simbiosi sulla moto di Pecco Bagnaia in questa annata, Getty Images

Credit Foto Getty Images

O come Omaggio

14/11/2021. Nel giorno dell’ultima recita di Valentino Rossi nel motomondiale, Pecco Bagnaia con l’iconico casco ‘Che Spettacolo’ indossato dal Dottore nel glorioso 2004, stravince a Valencia dedicando la vittoria al suo idolo, amico, riferimento e mentore: “Con un casco così si poteva solo vincere. Ha dato tutto per noi ed era l’unico modo per omaggiarlo nel migliore dei modi – il tributo di Bagnaia nel post gara Gli vogliamo un bene della Madonna per ciò che ha fatto, per ciò che fa. Era il minimo vincere un’altra gara di MotoGp, con uno dei caschi più significativi che ha fatto. Proprio uno spettacolo”.
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Pecco Bagnaia festeggia il successo a Valencia con il casco dedicato al Dottore, Getty Images

Credit Foto Getty Images

P come Pecco

Francesco, nome di battesimo all’anagrafe ma universalmente conosciuto come Pecco. Un soprannome che lo accompagna praticamente da sempre e che ha un origine molto singolare come raccontato persino alla CNN: “È stata colpa di mia sorella, lei ha 20 mesi più di me… Eravamo piccoli e non sapeva dire Francesco, così mi chiamava sempre Pecco. Da lì è rimasto così, e anche adesso non c’è nessuno che mi chiama Francesco. Quando mi chiamano Francesco a volte non mi giro”.

Q come Quartararo

Il rivale a cui ha scippato il primo titolo in MotoGP nel 2022 con una rimonta da record, mai vista prima. 105 punti recuperati in 8 gare. Una scalata vertiginosa che non ha incrinato un rapporto di stima reciproca sincera che viene da lontano, dai tempi in cui Bagnaia e Quartararo facevano la spola fra Italia e Spagna e sognavano l’approdo nel Mondiale. “Conosco Fabio dal 2010 – ha confessato Pecco in un’intervista dell'anno scorso a Sky Sport - mi allenavo con la moto con cui correva lui nel campionato CEV Moto3 in Spagna. E’ uno coi piedi per terra ed abbiamo avuto sempre un buon rapporto perché siamo entrambi due persone intelligenti”.
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Pecco Bagnaia e Fabio Quartararo si giocano il titolo mondiale MotoGP a Valencia all'ultima gara, Getty Images

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R come Rossi

L’icona diventata alleato, fratello maggiore, consigliere e mentore. Per Valentino a 17 anni Pecco ha deciso, senza battere ciglio, di mollare Chivasso, la famiglia e gli amici e trasferirsi a Pesaro per frequentare il Ranch, l’Academy ed allenarsi fianco a fianco ogni giorno a lui. Nel 2018 è stato uno dei due piloti a regalargli un titolo mondiale da patron del team VR46 e dal 2019 al 2021 i due hanno avuto modo di sfidarsi e scrutarsi da vicino in pista, con Pecco che - specie nel 2021 - è persino riuscito a batterlo in gara. Smessi i panni del pilota di moto, Valentino ha continuato a spronare ed aiutare Pecco con consigli, sms o Whatsapp vocali prima delle gare che spesso lo hanno aiutato ad acquisire quella sicurezza o a trovare quella chiave di volta che può far la differenza fra correre una gara anonima e vincerla: "Pecco è un pilota molto veloce, va proprio forte. Quando è a posto è imprendibile - ha ammesso Valentino in un'intervista alla Gazzetta dello Sport alla vigilia della gara di Valencia - E poi è un bravo ragazzo, educato, gentile, si vede che viene da una famiglia perbene. Cosa ci diciamo prima delle gare? Cerco di dargli consigli tecnici, soprattutto sulle gomme".
Grazie a Valentino sono diventato più maturo e migliore a tutti i livelli. Gli ho chiesto di farmi da coach, ma lui ancora non se la sente. Semmai riuscissi a portare Rossi con me come coach, sarebbe incredibile: Vale è molto bravo in questo ruolo perché è sempre stato molto analitico su tutto, riesce a veder bene le cose, anche da casa. [Bagnaia @SkySport, Settembre 2022]
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Rossi elogia Bagnaia: "Fieri di lui, nel 2022 ci ha fatto divertire"

S come Stoner

Prima di Bagnaia, l’unico capace di regalare a Ducati un mondiale piloti MotoGP era stato Casey Stoner, a cui però non era riuscita l'impresa di vincere due titoli in sella al bolide di Borgo Panigale. Bagnaia ci è riuscito, eguagliando proprio il numero di titoli in top class del fuoriclasse australiano, che per il 26enne di Chivasso ha sempre speso parole al miele: "Ho grande rispetto per Pecco, è un bravo ragazzo. Ha i miei vecchi meccanici e per me è bello lavorare con qualcuno che apprezza il mio aiuto. E’ un grandissimo pilota e soprattutto ha grande rispetto per tutti. Questo è un qualcosa che non tutti i piloti possiedono, di solito hanno molto orgoglio che impedisce loro di chiedere delle cose agli altri”.

T come Turbo

L'originale nome del cucciolo di bassotto che Pecco e la fidanzata Domizia hanno scelto di accudire ed accogliere nella loro casa, circa un anno fa. "Ho sempre voluto un cagnolino - ha confessato Pecco qualche mese a Sky - però finché vivevo da solo era impensabile, è difficile anche adesso che conviviamo, dedicare del tempo anche per lui ma è bellissimo e ha cambiato abbastanza le nostre vite".

U come umiltà

La caratteristica che lo ha accompagnato lungo tutta la carriera – fatta di gavetta e momenti anche per nulla semplici - che l'anno scorso gli ha permesso a un certo punto di svoltare la stagione, mettere insieme i pezzi e realizzare un filotto di vittorie da record e una serie di risultati convincenti che gli hanno permesso di realizzare un sogno che a metà stagione sembrava pura utopia mentre in questa annata, di non perdere mai la confidenza in sè stesso e nelle proprie qualità, e confermarsi campione del mondo della classe regina.

V come vittorie

Sette (più 4 nelle Sprint Race del sabato) nei 20 round nel 2023, sette successi in 20 gare nel 2022, 18 vittorie ottenute con Ducati (2° nella storia del marchio di Borgo Panigale, solo a Stoner), 28 totali in 11 annate di motomondiale. Niente male per uno che prima del trionfo nel Mondiale Moto2 del 2018, vantava nel suo palmares ‘solo’ un Europeo MiniGP conquistato nel 2009 a Ottobiano.

Z come zeri

5 nel 2022 le gare in cui non ha portato la moto al traguardo per colpa di colpe di cadute ad errori suoi o a circostanze sfortunate, altrettanti i GP chiusi senza portare a casa nemmeno un punto anche nel 2023. Se c'è un tallone d'achille che ha mostrato Bagnaia in questo biennio in Ducati Factory è stato proprio l'alto numero di ritiri per cadute o incidenti (ben 10 in totale) che però non gli hanno impedito nè l'anno passato, né tanto meno in questa stagione di laurearsi campione del mondo. Un'anomalia guardando alla storia del Motomondiale, visto che dal 1949 al 2021 mai prima di Bagnaia, un pilota con così tanti zero accumulati era riuscito a chiudere la stagione con il titolo iridato. Bagnaia è riuscito a sovvertire questa cabala ben due volte. Più forte della sfortuna ma soprattutto un fulgido esempio di tenacia e capacità di rialzarsi sempre in piedi e non perdere mai la fiducia e la confidenza nei propri mezzi e nelle proprie qualità.
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Una foto artistica di Pecco Bagnaia al Mugello

Credit Foto Getty Images

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