Federica Pellegrini: "Io campionessa antipatica? Il nuoto non permette simpatia. Nel 2006 mi davano per finita, 11 anni dopo ho sconfitto Ledecky"

NUOTO - Federica Pellegrini a 360° nella nuova puntata di Federico Buffa Talks, in onda su Sky Sport. La Divina si è raccontata a tuttotondo, spaziando su diversi temi: dalle delusioni e le imprese sportive, al legame indissolubile col compianto Alberto Castagnetti, passando per i rapporti familiari, l'opinione pubblica e quell'etichetta di "campionessa antipatica". Ecco le sue dichiarazioni.

Paltrinieri, il signore delle acque! La sua leggendaria storia ai Giochi in 100”

Video credit: Eurosport

"Avevo questa innata voglia di essere la prima donna nel mio sport a fare cose riservate fino a quel momento soltanto agli uomini". Federica Pellegrini non ha mai avuto dubbi su come strutturare la propria carriera nel nuoto professionistico, confermandolo nella nuova puntata di Federico Buffa Talks, in onda da oggi su Sky Sport. La Divina si è raccontata a 360°, parlando di trionfi e delusioni a livello sportivo, di rapporti familiari, del legame indissolubile col compianto Alberto Castagnetti e di molto altro ancora. Mai banale, spesso profonda, Pellegrini ha anche rivelato retroscena interessanti sulla sua carriera e sul modo in cui, nel tempo, è stata considerata dall'opinione pubblica e dalla stampa sportiva. Ecco allora le dichiarazioni più interessanti della leggenda azzurra.

Il nuoto come strumento di libertà assoluta

"Rompere gli schemi mi è sempre venuto naturale. Ho sempre avuto questa voglia innata di essere la prima donna nel mio sport a fare cose riservate fino a quel momento soltanto ai maschi. Questo era uno stimolo incredibile e lo è stato per tutta la mia carriera. Non ho mai avuto problemi di parlare di certi argomenti, non ho mai avuto problemi a confrontarmi con le persone su certi argomenti ma il mio nuoto era qualcosa che mi faceva essere più libera in assoluto".

Il legame speciale con Castagnetti

"Alberto Castagnetti è una di quelle persone che nella vita devi avere la fortuna di trovare nel momento giusto. Io uscivo dall’Europeo di Budapest 2006 con una spalla a pezzi, non ero neanche entrata in finale e dopo un argento olimpico era una cosa folle. Sui giornali mi davano dell’atleta finita, Alberto mi ha portato via da Milano e mi ha portato nella sua Verona, che è diventata anche la mia, e mi ha ricostruito pezzetto per pezzetto, modificando il mio modo di essere atleta con una durezza che all’inizio ci ha fatto litigare spesso ma poi piano, piano ci siamo conosciuti, lui ha capito com’ero io e viceversa, pretendeva tanto e io pretendevo sempre più da me stessa e ci siamo allineati. Essere indotta nella Hall of Fame di Fort Lauderdale dove è stato indotto anche il mio allenatore Alberto è la chiusura del cerchio, ci passavamo tutte le nostre primavere. Mi sono allenata lì con Alberto per le mie grandissime imprese e lì tornerò. Dopo la morte di Castagnetti è vero che ho pensato di smettere, perché avevo 21 anni e quel lutto è maturato tre mesi dopo gli straordinari risultati dei Mondiali di Roma, eravamo proprio nel fiore del nostro rapporto. Sono quelle persone che arrivano come un miracolo e se ne sono andate troppo presto per la mia età, per quello che volevamo fare. Ho pensato che senza di lui non potessi andare avanti ma poi l’acqua ha ancora una volta scelto per me".

L'etichetta di "campionessa antipatica"

"L’etichetta di campionessa antipatica? Io sono cambiata quando ho smesso di competere perchè per noi salire sul blocchetto significa odiare con tutti noi stessi tutti gli altri sette competitor e dover detestarli per poter performare al 110% e quindi quando sono questi i pensieri che ti avvolgono non può trasparire all’esterno la simpatia. Non è possibile... Non so se sia stata misoginia o il fatto che non ho avuto la battuta pronta. Io al microfono quando andava male facevo fatica a coprire la delusione...".

Il rimpianto della finale dei 400 stile a Pechino 2008

"L’errore che non mi fa dormire ancora oggi? Pechino 2008, la finale dei 400 sl chiusa quinta per un errore di tattica di gara. Quella, a causa dei diritti tv americani, fu un'Olimpiade sconvolgente perché scombinò il programma con le batterie al pomeriggio e le finali alla mattina. In quella finale dei 400 sono partita troppo lenta e quando lo fai è impossibile recuperare il ritmo per riattivarti nel corso della gara. Resta un rimpianto perché nello stesso giorno, al pomeriggio nelle batterie, feci il record del mondo dei 200 sl. Un exploit che dimostra quanto stessi bene quel giorno".

La vittoria più bella ai Mondiali 2017

"Dopo la delusione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016, ricominciamo gli allenamenti serratissimi e sono arrivata a Budapest 2017 in uno stato di forma che un atleta attraversa due o tre volte in una carriera. Il giorno prima della finale dei 200 sl mi sentivo lo sfriccicolio nelle dita, la netta sensazione di nuotare in acqua e andare piano. È una sensazione che ti capita quando sei super lucido e riesci a vedere le cose quasi al rallentatore. Io dei picchi così li ho avuti ai Mondiali di Roma 2009 e a Budapest 2017, quando sconfissi Ledecky e la considero una delle vittorie più belle. Anche se la cosa che mi rende più fiera è quella di essere riuscita a battere almeno una volta tutte le varie grandi avversarie che ho avuto nell’arco della mia lunga carriera".
picture

Ceccon: "I successi si costruiscono anche da un'ottima virata"

Video credit: Eurosport


Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità