Olimpiadi invernali - Italia, lo sci alpino raggiunge il fondo a 36 medaglie
DaEurosport
Aggiornato 17/02/2022 alle 18:21 GMT+1
Con il bronzo di Federica Brignone nella combinata, lo sci alpino appaia lo sci di fondo nel numero di medaglie olimpiche conquistate, anche se è diversa la distribuzione. Lo sci alpino, infatti, ha più ori ed entra di diritto nella top 10 globale degli sport olimpici, considerando anche le discipline estive.
Con il bronzo di Federica Brignone in combinata, l’Italia dello sci alpino appaia quella del fondo nel medagliere “interno”, con ben 36 medaglie all’attivo nella storia dei Giochi Olimpici invernali.
Giochi finiti per il fondo, una speranza per l'alpino
Il computo potrebbe essere chiuso qui, almeno per il fondo, perché oggettivamente con l’argento di Federico Pellegrino nella sprint gli azzurri degli sci stretti hanno raccolto il massimo ipotizzabile alla vigilia. Per quelli dell’alpino, invece, resta una porticina aperta, perché sabato ci sarà il team event in cui ci sono sicuramente squadre più forti della nostra, ma in cui noi schieriamo la campionessa mondiale in carica di parallelo (Marta Bassino), Federica Brignone a caccia di un’altra medaglia (e ai Mondiali di Cortina era stata eliminata proprio dalla stessa Bassino per questioni di centesimi) e due arrabbiatissimi Luca De Aliprandini e Alex Vinatzer. Qualcosa si può ancora fare, una medaglia non è così impossibile.
I numeri delle due discipline
Detto questo, andiamo ad analizzare nel dettaglio i numeri delle due discipline. Se si dovesse procedere secondo il medagliere classico, in cui chi ha una sola medaglia d’oro è comunque davanti in classifica a chi ne ha 24 tra argenti e bronzi, ma nessuna vittoria, lo sci alpino ora è davanti.
Questo perché i protagonisti delle Valanghe Azzurra e Rosa hanno portato a casa ben 14 ori, contro i 9 del fondo. Gli argenti sono 11 contro 14 e i bronzi 11 contro 13.
Oro | Argento | Bronzo | |
Alpino | 14 | 11 | 11 |
Fondo | 9 | 14 | 13 |
Il medagliere complessivo
Ovviamente, anche grazie alla grande quantità di gare che le due discipline offrono, entrambe sono in testa al medagliere invernale interno, seguite a quota 18 dallo slittino, a 12 dal bob e a 15 dallo short track (che ha meno ori del bob, 3 contro 4). Per quanto riguarda il confronto generale con tutte le discpline olimpiche, lo sci alpino si piazza al quinto posto dietro scherma, ciclismo, atletica leggera e pugilato, contando però che i Giochi Estivi hanno visto lo scorso anno chiudersi la XXXII edizione, mentre Pechino 2022 è solo la XXIV edizione, quindi con otto occasioni in meno per vincere medaglie, nel passato.
Curioso, a questo punto, è vedere a chi vanno i meriti di questi numeri.
Le medaglie individuali
È strepitoso vedere lo short track al quinto posto, soprattutto se si pensa che, di quelle 15 medaglie, 11 sono appese al collo di Arianna Fontana (non sono tutte individuali, ovviamente). Arianna Fontana è infatti l’atleta donna più medagliata ai Giochi (2 ori, 4 argenti e 5 bronzi), avendo superato Stefania Belmondo, ed è seconda solo a Edoardo Mangiarotti (6 ori, 5 argenti e 2 bronzi).
Dicevamo di Belmondo: con 2 ori, 5 argenti e 5 bronzi è quella che, insieme a Manuela Di Centa (2-2-3) ricorre più spesso nel medagliere dello sci di fondo. In campo maschile, in testa per “valore” c’è Giorgio Di Centa con 2 ori e un argento, anche se in realtà persone come Silvio Fauner e Marco Albarello ne hanno 5, ma un solo oro (quello della mitica staffetta di Lillehammer 1994).
Per quanto riguarda lo sci alpino, comanda Alberto Tomba con 3 ori e 2 argenti, seguito da Deborah Compagnoni con 3 ori e 1 argento. Gustav Thöni ha invece 1 oro e 2 argenti e resta quindi davanti a Sofia Goggia, che ha un oro e un argento. Per “valore”, quindi, Brignone che non ha neanche un oro resta alle spalle di gente come Daniela Ceccarelli, Giuliano Razzoli o Josef Polig, però ha ben tre medaglie olimpiche all’attivo, un argento e due bronzi: impresa non da tutti.
Le imprese storiche
Si parlava poi di imprese. Impossibile andare troppo indietro, perché le immagini televisive non c’erano o erano di scarsa qualità. Cerchiamo perciò di fare una stima di quanto accaduto negli ultimi 40 anni e di ripercorrere le imprese che meglio ci ricordiamo. Probabilmente nello sci alpino quella che rimane più impressa è l’oro nello slalom di Alberto Tomba a Calgary 1988, quando la RAI interruppe la messa in onda del Festival di Sanremo per mostrare la seconda manche della gara. Ma di certo non ci dimentichiamo dell’oro di Sofia Goggia a PyeongChang 2018.
Per quanto riguarda il fondo, senza voler togliere nulla alle quote rosa Belmondo e Di Centa, difficilmente si potrà dimenticare la staffetta maschile di Lillehammer 1994, dove Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner bruciarono la Norvegia padrona di casa (con un titanico Bjorn Daehlie fulminato in volata dal Sissio nazionale), facendo ammutolire lo stadio. Così non si può dimenticare quella di Torino 2006: stavolta i padroni di casa erano gli azzurri e la Norvegia avrebbe tanto voluto renderci il “favore”, ma si scontrarono contro il muro formato da Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa, Pietro Piller Cottrer e Cristian Zorzi (la Norvegia fu addirittura quinta).
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