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Europei 2023 - Flop Italia, e nuovo caso Egonu. Il CT Mazzanti è ormai solo, la Federvolley troppo attendista

Marco Arcari

Aggiornato 04/09/2023 alle 18:08 GMT+2

PALLAVOLO, EUROPEI 2023 (F) - Il flop dell'Italia è stato evidente, ma ora la situazione è surreale. Le giocatrici sfiduciano il CT Mazzanti, il quale ha però l'appoggio della Federvolley. Egonu sarà quasi certamente esclusa dal preolimpico e il gruppo Azzurro presenta mille crepe al suo interno. Senza tralasciare l'aspetto tecnico-tattico, su cui c'è tanto da discutere. Ecco la nostra analisi.

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Totale mancanza di responsabilità e innegabile assenza di comunicazione vanno ormai di pari passo da diverso tempo se si parla di Italvolley femminile. Tanti se ne sono accorti forse troppo tardi, ma giornalisticamente è impossibile non assumersi oggi l'onere di far notare a tutti quello che sta incredibilmente succedendo all'interno della Nazionale. Tra una Federvolley abbastanza inerme, un CT Mazzanti ormai lasciato solo rispetto a un gruppo che mal lo tollera e la situazione surreale in cui continua a essere coinvolta, suo malgrado, Paola Egonu, l'Italia del volley si è risvegliata bruscamente soltanto dopo l'incredibile k.o. (0-3) patito nella finale 3°/4° posto contro i Paesi Bassi.
Il flop europeo rappresenta solamente la punta di un iceberg immenso, mentre sotto la superficie dell'acqua si nascondono problemi strutturali, confermati peraltro implicitamente dallo stesso Mazzanti con dichiarazioni francamente incomprensibili. La spaccatura tra il CT e il gruppo Azzurro è oggi del tutto evidente, mentre per molti era chiara fin dalla fine dei Mondiali 2022 e confermata poi dalle convocazioni per questi Europei femminili, con le assenze rumorosissime di Caterina Bosetti e Moki De Gennaro, oltre al nuovo ruolo - mai chiarito dall'allenatore - di Egonu. Una situazione così assurda da essere "impreziosita" perfino dal forfait certo di Egonu nel prossimo torneo preolimpico.

La Federvolley che cosa vuole fare?

Nelle dichiarazioni post finale 3°/4° posto, il presidente Manfredi ha fatto giustamente notare che il tempo è nemico di una scelta ponderata sul futuro della panchina italiana. Innegabile, visto che tra meno di due settimane le Azzurre saranno chiamate al risultato di chiudere al massimo al 2° posto la Pool C per accedere ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. In caso contrario, la qualificazione tramite ranking mondiale sarebbe assai complicata, poiché lo scivolone coi Paesi Bassi è costato carissimo in termini di posizionamento attuale: 12,69 punti persi, che hanno fatto scivolare la Nazionale dal 2° al 6° posto provvisorio, alle spalle di Turchia, Stati Uniti, Serbia, Brasile e Cina. Mai come quest'oggi si deve però volgere lo sguardo oltre il presente, perché Parigi 2024 rappresenterà un vero spartiacque per quella che, a detta di tutti, è una delle Nazionali più forti di sempre nella storia della pallavolo femminile. Per quanto il presidente Manfredi non sia d'accordo con quest'ultima considerazione, il talento a disposizione del CT Mazzanti è lampante, se non lapalissiano, ma non sta venendo sfruttato a dovere. Questo per via delle scelte di un allenatore che ha chiaramente ammesso di non essere stato più seguito dalla squadra durante i Mondiali 2022. Per rimediare, ecco allora qualche epurazione, le panchine infinite di Egonu e una squadra che, come rivelato da alcuni fuori onda e da video che ormai spuntano come funghi sui social network, non sa davvero cosa fare quando incontra le prime difficoltà. Non basta tutto ciò per prendere una posizione netta a livello federale? Serve veramente attendere la manifestazione a Cinque Cerchi per ammettere la necessità di un cambio in panchina, utile sia alla squadra che al CT stesso? Quesiti che meriterebbero risposte chiare, puntuali, da parte di un organismo il cui lavoro resta comunque instancabile e molto proficuo a 360°, visti i grandi successi delle nazionali giovanili che abbiamo sempre avuto l'onore di poter raccontare.
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Comunicazione e chiarezza d'intenti: assenti ingiustificati

Risposte che però non arriveranno, dal momento che la strategia comunicativa della Federvolley resta alquanto discutibile. Proteggere atlete e staff è nell'interesse di quasiasi federazione sportiva, ma lasciare che le dietrologie sulla situazione dell'Italvolley pullulino da ormai diversi mesi significa volersi tirare un bel po' la zappa sui piedi. A suo modo, Mazzanti resta davvero geniale nel dare risposte in cui dice tutto e niente al tempo stesso: dal concetto di "argini" per giustificare convocazioni a immagine e somiglianza della coppia Danesi-Sylla, passando per le parole di facciata quando chiamato a spiegare quale fosse il nuovo ruolo di Egonu, per arrivare infine alle dichiarazioni post partita di commento alla finale 3°/4° posto. Milioni di tifosi italiani meritano chiarezza su quello che sta succedendo, ma ancor più la meritano le giocatrici stesse, finite in un polverone - anche mediatico - che ci lascia tutti perplessi. Con un'altra linea comunicativa, probabilmente non si sarebbe ancora giunti ai sommari processi che vedono il CT quale imputato principale e nemmeno alla rivolta popolare che si è scatenata sui social contro lo stesso Mazzanti già pochi minuti dopo il k.o. coi Paesi Bassi. Con un'altra linea comunicativa, avremmo tutti compreso quanto Egonu fosse destinata a uscire dal progetto Azzurro per volontà stessa dell'allenatore e come le giocatrici di carattere non potessero più trovare spazio nella Nazionale. Sarebbe stato tutto molto chiaro e legittimo, per quanto comunque non condivisibile, e invece così facendo ci siamo ritrovati travolti da una situazione che mai avremmo ritenuto possibile, visti anche i risultati ottenuti negli ultimi anni dall'Italvolley.
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Non si può depauperare il talento cristallino di Egonu

Come tutti i grandi dello sport, indubbiamente pure Paola avrà i suoi limiti e i suoi difetti. La perfezione non è comunque richiesta nello sport e, molto probabilmente, non appartiene a questo mondo. I percorsi di Serbia e Turchia in questi Europei 2023 ci hanno chiaramente dimostrato che le giocatrici forti risolvono le partite. Lo ha fatto Tijana Boskovic in diverse occasioni per la nazionale balcanica, le ha replicato quasi sempre Melissa Teresa Vargas in favore di quella turca e, non a caso, queste due opposte hanno firmato rispettivamente 37 e 41 punti nella finale per l'oro. L'unica nazionale che ha tenuto quasi sempre in panchina la sua stella è stata l'Italia e questo è inaccettabile. Non tatticamente, ma concettualmente. Mazzanti ha mandato letteralmente allo sbaraglio una formidabile Ekaterina Antropova, grande protagonista di questo torneo perché dotata di immense qualità, gettata però dentro al gruppo senza alcuna possibilità di prendere confidenza con la maglia Azzurra in competizioni ufficiali e, contestualmente, declassato ancor più Sylvia Nwakalor, convocata quale terza opposta per non giocare mai. Nel momento in cui Antropova non è riuscita a essere performante come suo solito, per errori del tutto scusabili e pagando perfino il peso di una pressione che non avrebbe affatto meritato di sopportare, il CT italiano ha richiamato in causa Egonu, sconfessando così la sua idea originale e implicitamente mostrando un'attesa quasi messianica di una delle poche pallavoliste capaci di tirare fuori l'Italia da situazioni complicatissime. Così facendo, è venuto a decadere tutto il progetto tattico di un nuovo ruolo (quale?) cucito su misura addosso a Egonu ed è emersa, con totali prepotenza e incredibilità, la spaccatura esistente tra il CT e l'opposta.

Le scelte tecnico-tattiche e un'inversione di rotta necessaria

Loveth Omoruyi ha dichiarato che non c'erano stati allenamenti per la ricezione, Marina Lubian si è detta spaesata su cosa dover fare in certe situazioni di gioco, mentre diverse Azzurre hanno mostrato quasi incredulità durante i timeout, con sguardi e gestualità che lasciavano ben poco spazio all'immaginazione del telespettatore. Quello che avrebbe dovuto essere un torneo in cui riconfermarsi al top d'Europa, si è invece trasformato in un'evidente débâcle, destinata per di più a cancellare quelle poche certezze accumulate negli ultimi tempi. Si può certamente ripartire, ma a Parigi 2024 manca davvero pochissimo e il tempo stringe. Si può ricominciare, ma non con queste idee tattiche, non con una confusione simile e neppure rinunciando a giocatrici fondamentali per l'equilibrio della Nazionale. Se poi si vuole fare una croce sopra a certi nomi, che almeno si giustifichi la scelta e non si lasci tutto all'interpretazione dei tifosi o dei giornalisti, spesso digiuni delle necessarie competenze tecniche e di conoscenza delle dinamiche in cui sono coinvolti i protagonisti dell'Italvolley. Anche perché altrove sono proprio le giocatrici a essere messe al primo posto, con l'allenatore che deve invece adattare la propria idea di pallavolo alle loro qualità, e non viceversa. Se tutto ciò non è possibile, perché non si ha il tempo materiale per trovare un'alternativa a Mazzanti - visto anche il limite abbastanza anacronistico del doppio incarico - ce lo si dica chiaramente, senza inutili fronzoli e dichiarazioni arzigogolate. Altrimenti, per favore, si tuteli una Nazionale che possiede davvero tutto per restare stabilmente tra le migliori squadre del mondo, impreziosita perfino da una giocatrice che non ha eguali nel panorama mondiale di questo sport. Con buona pace di chi, per assurdi preconcetti o incapacità di valutare debitamente le cose, la pensa diversamente.
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